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Crocifisso a scuola e nei tribunali. No grazie. La croce risplenda nei cuori e nella vita!

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 14 ott 2019
  • Tempo di lettura: 6 min

Prima di iniziare ad esporre alcune riflessioni su questo tema ci tengo a fare alcune precisazioni:

  • Non è mia intenzione contraddire qualunque indicazione proveniente dalla CEI o dal Santo Padre, ma desidero solo esporre qualche riflessione personale;

  • La riflessione che espongo è fatta in quanto credente libero nel Signore Gesù e libero cittadino in uno stato democratico dove la libertà di espressione è garantita a tutti i cittadini;

  • Non è mia intenzione influenzare nessuno verso ciò che sostengo in questo scritto, ma desidero stimolare una riflessione alternativa.

Crocifisso in scuola e nei Tribunali. Inopportunità della sua presenza e occasione di inciampo.

La croce risplenda nei cuori e nella vita!

Togliere il crocifisso dalle aule scolastiche e dai tribunali o non toglierlo? E da altri contesti? So bene di rischiare trattando un argomento così delicato eppure sempre in auge in Italia negli ultimi 15-20 anni. Andavo alla scuola media è già se ne parlava. Ricordo che alle scuole superiori un giorno passò una circolare in cui il preside si era preso la libertà di proibire l'esposizione dei simboli religiosi sulle persone. Il giorno dopo io e una mia amica musulmana ci presentammo con croce al collo e mini Corano al collo. Passammo qualche guaio, ma alla fine il preside fu costretto ad annullare con una circolare ufficiale la precedente che era illegittima e illegale. Spero che questo aneddoto possa aiutare a comprendere la mia non ostilità verso i simboli religiosi. Ciononostante sono una di quelle persone che ritiene inopportuna l'esposizione di tale simbolo all'interno delle aule scolastiche e dei tribunali.

Fece scandalo qualche anno fa, era esattamente il 2016, il post di un prete sardo su Facebook che diceva "Sapete cosa penso in realtà da professore e da prete? Sarebbe meglio toglierlo, almeno dalle scuole medie e superiori, per due motivi: gli risparmiamo di sentire bestemmie e ricevere oltraggi da parte degli alunni, gli risparmiamo di sentire fesserie e propagande bizzarre da parte dei docenti. Tutto il resto è ideologia".

Ammettiamo con serenità che tale argomentazione è insufficiente a giustificare una scelta di questo tipo e oltretutto a un certo sapore paganeggiante.

Che la croce sia presente o meno, il Signore sente e vede tutto pertanto sostenere che "gli risparmiamo di sentire bestemmie e ricevere oltraggi da parte degli alunni, gli risparmiamo di sentire fesserie e propagande bizzarre da parte dei docenti" è evidentemente una fesseria.

Resta vero che esponiamo tale simbolo all'oltraggio…

Ciò avviene perché i ragazzi sono in un'età della vita dove la trasgressione, il linguaggio scurrile e quindi anche la bestemmia sono elemento di rottura rispetto ad una normativa. Bisogna anche sottolineare il cambiamento dei modelli culturali che portano a ritenere totalmente accettabile la bestemmia e che i ragazzi questa cosa la imparano dai loro genitori e dagli adulti che li circondano.

Veniamo al mio pensiero.

Ha senso esporre un simbolo religioso così fortemente identitario in una società che ha scelto la laicità e la pluralità?

Ha senso esporre un simbolo che per molti non significa nulla?

Molti sostengono che la croce sia un simbolo culturale identitario dell'italiano e dell'Italia se non addirittura dell'Europa.

Innegabile fino a un certo punto.

Anche la cultura romana e greca sono ugualmente identitarie eppure non esponiamo nelle aule le immagini di Zeus o di Giulio Cesare. La cosa sorprendente è che si vuole questo simbolo religioso nelle aule scolastiche, ma il messaggio che veicola è totalmente ignorato anche dalle nostre istituzioni. Quante delle persone che frequentano queste aule partecipano effettivamente alla vita delle loro comunità ecclesiali? (cattoliche, ortodosse o protestanti).

Come possiamo esporre il simbolo della Croce che è accoglienza totale di tutti quando poi approviamo leggi che escludono i migranti e i poveri?

Non sono forse radici della nostra cultura anche l'Ebraismo e l'Islam?

Chi nega le radici italiane nell'Ebraismo e nell'Islam oltre che nel cristianesimo, o è ignorante e non conosce la storia oppure è un negazionista ideologico… L'ebraismo era già presente in Italia ben prima della comparsa del Cristianesimo e le dominazioni turche hanno influenzato tanto la storia e la cultura del nostro paese.

E poi c'è il fatto non trascurabile di uno Stato laico e non confessionale.

È un passaggio delicato, ma importante!

Una conquista fondamentale per chi crede e per chi non crede ottenuta, a volte, con grandi errori e forzature. Ciononostante una conquista di valore e di civiltà per tutti, molto più evangelica di tante altre conquiste.

La presenza di questo simbolo nei luoghi pubblici è frutto di una storia che prevedeva un alleanza tra trono e altare. In Italia è frutto di una serie di provvedimenti, già del Regno d'Italia, ma ancor più da parte del governo Mussolini che ai suoi albori strumentalizzó la chiesa ai propri fini. Dato che la chiesa e le comunità ecclesiali hanno una presenza nella scuola attraverso l'insegnamento, trovo più sensato portare i ragazzi alla conoscenza di Gesù e delle radici cristiane attraverso l'insegnamento e la testimonianza del proprio docente più che attraverso simboli (per i giovani e per molti adulti) ormai vuoti.

Trovo anche più inopportuna la presenza della Croce nelle aule dei tribunali. Molte delle ragioni sono simili a quelle della scuola, ma qui si aggiunge l'aggravante che in queste aule dei tribunali si esercita una giustizia che è assolutamente lontana da quella Divina.

Nei nostri Tribunali che cosa prevale? Una giustizia giustizialista oppure una giustizia educativa e misericordiosa?

Che senso ha la presenza di un simbolo religioso nell'aula di un tribunale che rappresenta uno stato non confessionale?

Tutti questi difensori del Crocifisso nei luoghi istituzionali dove sono la domenica durante le liturgie?

Dove sono quando i poveri, gli immigrati e le minoranze vengono maltrattate?

Se i simboli veicolano messaggi e veicolano contenuti allora questi devono essere prima di tutto vissuti.

Non stiamo correndo il rischio di fare come facevano i Farisei e Dottori della legge ai tempi di Gesù? Attaccati alla legge, legati a pratiche esteriori come le leggi di purità e alla circoncisione, ma poi lontani da Dio. L'insegnamento di San Paolo resta vero anche per noi: "Giudeo infatti non è colui che è tale all’esterno; e la circoncisione non è quella esterna, nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente; e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; di un tale Giudeo la lode proviene non dagli uomini, ma da Dio" (Rm 2, 28-29).

La croce è uno stile di vita!

Don Lorenzo Milani toglieva i crocifissi dalle aule scolastiche e giustificava la cosa dicendo che “Questo simbolo non vi servirà. Non qui – disse – La croce non deve essere sulle pareti di una scuola, ma nel vostro cuore e nella vostra vita. Da questo vi riconosceranno.”

La mamma della Beata Chiara Luce Badano chiedendo alla figlia come mai non parlasse ai compagni di Gesù si sentì rispondere: "Io non devo dire di Gesù, ma devo dare Gesù con il mio comportamento".

In un tempo in cui i simboli non dicono più nulla, forse, è meglio evitarli per impedire la caduta di altri, ma testimoniare con la vita la propria fede.

Chi segue Gesù ha un profumo, un sapore e uno stile inconfondibile: si fa uno con tutti avendo come caratteristica principale la disponibilità e l'apertura a tutti.

Ovviamente massima libertà all'esposizione di qualunque simbolo religioso, croce compresa, nei cimiteri e nei luoghi non istituzionali oltre che ovviamente massima libertà nell'indossarli.

Mi domando se questa insistenza, da parte di molti nell'opinione pubblica italiana, sull'esposizione dei crocifissi non vada letta come un ennesima strumentalizzazione di simboli religiosi per difendere un'identità ormai meno chiara e definita. Si sta reagendo all'incertezza della globalizzazione… è evidente dai cambiamenti degli umori politici nel nostro mondo.

Gesù non ci ha chiesto di esporre Croci o simboli, ma nel Vangelo di Giovanni dice: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri" (Gv13,34-35).

Se uno vuole portare la croche al collo... che la porti, se vuole l'appenda in casa, la metta in chiesa o nei cimiteri, ecc… così come madonne, stella di David, mani di Fatima, ecc… La dove il simbolo veicola ancora un contenuto esso sia prima di tutto vissuto e poi esposto (se necessario).

Ma in uno stato laico, o sarebbe meglio dire aconfessionale, sarebbe meglio evitare l'esposizione di tali simboli nei luoghi istituzionali.

C'è già il calendario che dice tanto sulle radici cristiane (Natale, Pasqua, ecc…). Forse è giunto il momento di ripartire da un'esperienza di vita e di fede vissuta, più che da una strumentalizzazione dei simboli finalizzata a mantenere identità ormai poco chiare oppure poteri (anche religiosi) che non hanno più ragione di esistere.

 
 
 

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