Giovedì Santo 2025
- Gabriele Semeraro
- 17 apr
- Tempo di lettura: 4 min

Questa è una delle messe più solenni e più importanti dell'intero anno liturgico perché riviviamo tante cose che sono a fondamento, non solo della fede cattolica, ma della stessa struttura ecclesiale.
Prima di tutto riviviamo in modo integrale la sera in cui Gesù fece l'ultima cena con i suoi amici e riproponiamo il gesto di lavarsi i piedi che è, per l'evangelista Giovanni, il segno per eccellenza dell'istituzione dell'eucaristia.
In secondo luogo festeggiamo l'istituzione del sacerdozio ministeriale in cui si ritrovano i tre gradi sacerdotali: diaconato, presbiterato ed episcopato.
Infine ci inoltriamo nel mistero della passione di Gesù che ci condurrà alla gioia della Pasqua.
Dovrebbe destare in noi un certo interesse il fatto che l'evangelista Giovanni pone a fondamento del nostro sacramento più grande proprio il gesto di lavarsi i piedi a vicenda. Fateci caso… è esattamente lo stesso gesto dell'eucaristia! Ripropone lo stesso contenuto.
Cosa fa Gesù nell'eucaristia? Cosa rappresente?
Gesù, prima della passione, vuole far vedere in modo plastico cosa sta per fare. Prende il pane, lo spezza e lo dona. Nella croce Gesù si spezza e si dona.
Nella lavanda dei piedi mostra, plasticamente, come deve essere l'atteggiamento del cuore di chi si dona.
Liturgicamente (visivamente) lo farò io, ma è un incarico che è dato a tutti ed è esperienza eucaristica!
Fino a che punto siamo disposti a offrirci in eucaristia gli uni per gli altri.
Torniamo alla domanda che vi ho fatto la domenica delle palme: siamo disposti a dare la nostra vita gli uni per gli altri?
Fino a che punto siamo disposti a metterci a servizio gli uni gli altri?
Qual'è “il quid” del nostro vivere cristiano? Venire a messa e dire due preghiere? è tutto qui? Si riduce a questo?
Come laviamo i piedi gli uni agli altri? Come?
Gesù non è un teorico, un teologo o un filosofo… chiede ai suoi concretezza! Gesù lava i piedi a tutti i discepoli che stanno per abbandonarlo, lava i piedi a Pietro e a Giuda.
Non gli importa quanto ci crediamo buoni o cattivi: lava i piedi a tutti!
Dice esplicitamente Gesù: “capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi”.
Gesù non ci sta consigliando di farlo, lo ordina i suoi!
La frase di Gesù “nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” oggi è declinata nell'atteggiamento del servizio.
Guardate che Gesù non parla mai di merito… non dice mai che ci meritiamo o non ci meritiamo una cosa bensì parla sempre dell'amore.
Noi abbiamo trasformato tutto in una questione di merito, di morale e di regole, ma questa non è la logica di Gesù né la logica del Vangelo.
Provo tanta pena per Pietro e per Giuda perché li sento fragili come me, indegni come me, come ciascuno di noi.
Troppo spesso abbiamo detto “no” a chi noi ritenevamo indegni di ricevere l'Eucarestia o qualsivoglia Sacramento: ai divorziati, agli omosessuali, a chi pratica l'aborto, a chi non viene in chiesa, a chi non la pensava come noi, ecc…
Invece Gesù lascia fare la comunione a Giuda e a Pietro che lo tradiranno, ha misericordia di tutti i discepoli che scapperanno.
Voi vi credete forse più grandi di Gesù? Il comando di Gesù è superiore alle nostre regole e dice chiaramente “dovete lavare i piedi gli uni gli altri”.
Mi piacerebbe una volta farvi provare a lavare i piedi, ai vostri vicini di panca, perché non potete capire la potenza di questo gesto se non lo sperimentate.
Sapete perché in molte chiese si fa lavare i piedi solo ai bambini? Non solo perché è più bello a livello emotivo, ma soprattutto per depotenziare questo gesto.
Lavare i piedi a un adulto è umiliante, sgradevole e emotivamente difficile. Ha lo stesso sapore del perdono, quello autentico e faticoso, che Gesù ci chiede di dare. Ha lo stesso sapore del provare ad amare chi, ai nostri occhi, è sgradevole, antipatico e magari anche cattivo.
Gesù in fondo non ordina ai preti di fare questo gesto, ma lo chiede a tutti i discepoli e le discepole.
Pensate all'umiliazione di Gesù che deve lavare i piedi a colui che lo tradirà con un bacio. Il maestro vuole bene a Giuda e Giuda vuole bene a Gesù, ma non si rende conto di come andrà a finire la sua scelta di comodo.
La messa della cena del Signore ci invita a qualcosa di grande e di impegnativo: dare la vita agli uni per gli altri perché questo mondo possa cambiare.
Non esiste la scusa dell'età, non esiste la scusa della cultura e non esiste la scusa delle possibilità economiche perché tutti, in modo differente, possiamo dare la vita gli uni per gli altri e cambiare questo mondo.
È giunto il tempo di fare la propria scelta.
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