Domenica dell’Ascensione del Signre - Anno C
- Gabriele Semeraro
- 28 mag 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Questa domenica tutte le letture si soffermano sull’evento dell’Ascensione di Gesù al cielo. Si tratta del momento del distacco definitivo, il momento in cui nuovamente i discepoli sono lasciati soli. Gesù è Risorto, è rimasto del tempo con loro per insegnare nuove cose e ora deve ripartire.
Potremmo dire che i discepoli sperimentano un nuovo lutto, ma è brevissimo!
Lo Spirito Santo presto scenderà su di loro e comincerà una nuova era… terminerà l’era del Figlio e inizierà quella dello Spirito Santo.
A noi verrebbe da concentrarci tutto sul cielo, sull’evento di Salita di Gesù, ma le scritture indicano molto chiaramente che il nostro sguardo deve abbassarsi sulla nostra realtà.
“Uomini di Galilea, perché state guardando il cielo?” dice Atti degli Apostoli.
Il Vangelo invece dice “Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.
L’Ascensione di Gesù, la dimensione della fede e della mistica, non impedisce ai discepoli dal tornare a Gerusalemme a vivere!
L’era dello Spirito, la nostra era, ci chiede di vivere la fede nel mondo evitando tutte le tentazioni spiritualeggianti… di quello scimmiottamento della fede che ci riduce ad essere “animali da sagrestia” o "esseri da panca".
Si esce da Gerusalemme, luogo della vita, per un momento, ma poi si rientra per vivere l’esperienza che si è appena assaporata e condividerla con chi non c’era.
Con l'Ascensione la nostra umanità entra definitivamente in Dio attraverso il corpo glorificato di Cristo.
Allo stesso tempo il corpo di Cristo, che è la Chiesa, deve entrare nel mondo per rinnovarlo dall'interno.
Parole teoriche e vuote se questo rinnovamento non parte dalla nostra quotidianità.
Non è questione di perfezione, ma di provarci concretamente.
L'Ascensione non è il trionfo del super uomo, ma di qull'umanità ferita e fragile che assunta da Dio mostra la sua più grande bellezza.
Essere discepoli di Gesù significa ammirare l'ascensione del Signore al cielo, della nostra umanità al cielo, e provare a vivere da risorti sulla terra.
Noi siamo già nel regno di Dio con Cristo, ma siamo chiamati a portare questo regno qui sulla Terra ora.
L'ascensione del Signore è strettamente correlata alla Pentecoste cioè il momento in cui noi siamo inviati nel mondo come Messaggeri di Cristo, come nuovi Cristi nel mondo.
Il sapore della nostra fede non sarà testato nelle panche, nella sontuosità del nostro festeggiare oggi, ma il nostro festeggiare oggi deve diventare il modello e lo stile di vita che vogliamo vivere nel mondo. Ciò che festeggiamo oggi non è il distacco di Cristo dalla nostra realtà, ma le entrarci profondamente e definitivamente dentro
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