Domenica delle Palme 2024
- Gabriele Semeraro
- 23 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Questa domenica abbiamo udito il Vangelo della passione di Gesù e come sapete con questa messa comincia la settimana santa che si conclude con la veglia Pasquale.
Cosa dire sulle letture che abbiamo udito?
Il racconto dei due Vangeli, quello delle Palme è quello del passio, ci dicono come la vita umana possa oscillare e possa attraversare momenti di euforia che possono trasformarsi in tempi di tragedia.
Gesù non sceglie di salvarci attraverso grandi miracoli e prodigi, ma attraversando l'esperienza umana fino a sperimentare la peggiore morte del suo tempo… la morte straziante in croce.
In questa settimana santa dovremmo riprendere il testo della passione e meditare personaggio per personaggio, situazione per situazione, sino ad arrivare all'urlo tragico della Croce e al mistero del male che arriva a uccidere Dio.
Questo non perché ci piace essere ripiegati su noi stessi, perché ci piace la tortura e il male, ma perché l'esito finale di questa storia è la resurrezione: risurrezione di Cristo e nostra.
C'è una concretezza che è disarmante, c'è una tragedia che è orribile, ma noi spesso l'abbiamo trasformata in qualcosa di pietosamente finto.
La tragedia del male Cristo non la evita e non la eviterà a noi, ma attraversandola per se stesso la attraversa per noi. La tragedia del male della nostra vita personale Gesù l’attraversa con noi e ci dona il senso, l'orientamento e la destinazione della nostra vita.
Sottostanti a tutte le parole che abbiamo ascoltato oggi nella sacra scrittura troviamo, in maniera veramente sottile, il concetto dell'amore totale e totalizzante.
Nel Vangelo di Giovanni al capitolo 15, 12-13 Gesù dice: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”.
Gesù ci chiede di imitarlo e ci chiede di farlo sia individualmente che comunitariamente. Gesù ci mostra qualcosa di grande per ricordarci la reciprocità dell'amore.
Non basta che singolarmente ciascuno di noi provi ad amare Dio e il prossimo con tutto il proprio essere, ma è necessario che lo facciamo comunitariamente. Uno scambio di amore che va e che viene fino alle estreme conseguenze.
Dovremmo domandarci ogni giorno, sia singolarmente che come comunità, sono pronto a dare la mia vita per gli altri?
È una domanda seria e vi chiedo di farvela seriamente!
Dobbiamo poi stare attenti a non pensare che il fatto di amare gli altri sia una dimostrazione del nostro amore per Dio.
Per secoli, il comandamento nuovo non fu del tutto compreso. Certamente parlavamo di amare Dio e il prossimo, ma l'amore per il prossimo era diventato una sorta di “prova”, di dimostrazione, del nostro amore per Dio. Ma questo non era quanto aveva detto Gesù. Infatti, per lui non basta che noi amiamo gli altri, ma dobbiamo amarci a vicenda. E quella piccola parola “come” è molto importante. Gesù non lascia a noi decidere la misura dell'amore, è lui stesso che ci ha dato la misura dell'amore. Prima di essere inchiodato sulla croce, ci ha detto: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”. Vuol dire che il nostro amore reciproco è un amore senza limiti. Noi non si può più dire: “Basta! Sono arrivato al limite dell'amore. Non posso più amare nessuno”, perché Gesù ha amato fino alla morte. È questo quello che Gesù chiede a noi, perché, vivendo così, possiamo capire Dio e vivere come l'uomo-Dio.
Il senso di tutte le letture che abbiamo ascoltato oggi e che ascolteremo nella settimana santa hanno il loro cuore in questo modo di leggere e di vivere il Vangelo.
Vi lascio allora con questa domanda seria: sono pronto a dare la mia vita per chiunque? Sono disposto ad amare sino a dare la mia vita?
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