Domenica delle palme - Anno c
- Gabriele Semeraro
- 9 apr 2022
- Tempo di lettura: 4 min

La domenica delle Palme è un po' la parabola della vita umana e cristiana. Ci viene mostrato nel Vangelo delle Palme, quello che abbiamo letto fuori dalla chiesa oggi, la grande tentazione, l'ultima grande tentazione, tentazione che Gesù vive con i suoi discepoli. Ricordate il Vangelo in cui si diceva che il diavolo sarebbe tornato a suo tempo? Ecco la grande tentazione inizia qui, è quella di far credere che la via cristiana passi attraverso il trionfalismo, la religione di popolo e una società apparentemente allineata alla Chiesa.
Conoscete bene ormai cosa rispondo a chi mugugna e si lamenta perché non c'è più la chiesa di una volta, perché la società non è cristiana e perché tutto cambia… rispondo sempre "grazie a Dio! Grazie a Dio che non c'è più una società formalmente cristiana, grazie al cielo gli ultimi strascichi di quella chiesa di massa stanno svanendo".
Una chiesa potente, trionfalistica e di massa è una chiesa pericolosa perché ha smesso di guardare alla croce di Gesù. Non siamo chiamati a diventare un grande gregge che controlla il mondo, ma rimanere il piccolo gregge che lo trasforma dall'interno. Una piccola profezia di bene per il mondo.
Cosa ha portato alla storia di Gesù questo trionfalismo dell' ingresso a Gerusalemme? Si credeva che lui era il Messia politico chiamato a governare e sovvertire l'ordine costituito… certo Gesù sovverte l'ordine costituito, ma lo fa con la croce cioè in un modo fallimentare.
La storia del Vangelo è una storia violenta, sempre violenta.
Un giorno Gesù disse "non sono venuto a portare la pace, ma la spada". Il Vangelo senza l'esperienza della croce è falsità, la vita cristiana senza l'esperienza della Croce è spazzatura.
Inoltre vorrei spendere due parole per il vangelo di oggi, quello della passione, in cui c'è stata detto tanto degli ultimi momenti di Gesù. In questo Vangelo noi dobbiamo guardare con attenzione non solo a Gesù, ma forse e soprattutto, all'esperienza dei 12 con particolare attenzione a Pietro e Giuda.
Noi oggi siamo quei discepoli che in modo trionfale portano Gesù a Gerusalemme, ma siamo gli stessi che domani urleranno "crocifiggilo" e lo faremo non con le parole, ma coi nostri peccati e con le nostre mancanze di carità reciproca.
Noi non siamo migliori di Pietro e non siamo migliori del nostro povero fratello Giuda Iscariota. Abbiamo venduto Gesù nella nostra vita per molto meno di 30 denari… l'abbiamo venduto per la nostra comodità, per le lusinghe del mondo, l'abbiamo venduto con le nostre pratiche superstiziose, lo abbiamo venduto pur di non essere gentili e caritatevoli con gli altri. Abbiamo svenduto Gesù e la chiesa per arroccarci sulle nostre dottrine, l'abbiamo venduto per separarci dal mondo, per sentirci migliori e superiori, ma non abbiamo calcolato la portata e le conseguenze delle nostre azioni esattamente come Simon Pietro esattamente come Giuda Iscariota.
La possibilità della redenzione è per tutti sempre.
Vorrei citarvi un passo dell'omelia di Don Primo Mazzolari del giovedì santo del 1958 in cui diceva:
"Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell'anima io non lo so. È uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella passione del Signore. Non cercherò neanche di spiegarvelo, mi accontento di domandarvi un po' di pietà per il nostro fratello Giuda. Non Vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui. E chiamandolo fratello, noi siamo nel linguaggio del Signore. Quando ha ricevuto il bacio del tradimento, nel Getsemani, il Signore gli ha risposto con quelle parole che non dobbiamo dimenticare: 《amico, con un bacio tradisci il figlio dell'uomo!》
Amico! Questa parola che vi dice l'infinita tenerezza della Carità del Signore, vi fa anche capire perché io l'ho chiamato in questo momento fratello"
In un altro punto dell'omelia dice:
"vi ho domandato: Come mai un Apostolo del Signore è finito come traditore? Conoscete voi, o miei cari fratelli, il mistero del male? Sapete dirmi come noi siamo diventati cattivi? Ricordatevi che nessuno di noi in un certo momento non ha scoperto dentro di sé il male. L'abbiamo visto crescere il male, non sappiamo neanche perché ci Siamo abbandonati al male, perché siamo diventati bestemmiatori, dei negatori. Non sappiamo neanche perché abbiamo voltato le spalle a Cristo e alla chiesa. Ad un certo momento ecco, è venuto fuori il male, di dove è venuto fuori? Chi ce l'ha insegnato? Chi ci ha corrotto? Chi ci ha tolto l'innocenza? Chi ci ha tolto la fede? Ci ci ha tolto la capacità di credere nel bene, di amare il bene, di accettare il dovere, di affrontare la vita come una missione. Vedete, Giuda, fratello nostro! Fratello in questa comune miseria e in questa sorpresa!"
L'omelia è più lunga e fai la risparmio, anche se vi invito a recuperarle a leggerla perché è commovente.
Giuda e Pietro sono accomunati dalla caduta e ciò che li distingue è l'esito di questa caduta.
Giuda non ha avuto la forza di fidarsi e ha scelto la morte, si è arreso al male come spesso, in modo assai peggiore, ci arrendiamo noi.
La gioia della domenica delle Palme comincia a fare spazio alla logica del male che sembra trionfare alla fine del vangelo di oggi.
Esattamente come nella vita, questa domenica ci mostra come la grande luce può essere apparentemente offuscata dal male, ma l'ultima parola non è quella… l'ultima parola non è la morte e non è il male.
La palma che avete ricevuto oggi benedetta sia un segno di speranza nei luoghi oscuri della vita, nei luoghi di dolore, di desolazione umana e della fede, di depressione psicologica e spirituale.
Ricordiamoci dei nostri fratelli Giuda e Pietro che hanno fatto la stessa esperienza di Peccato di male, di interruzione nella relazione con un fratello che è Gesù.
Oggi Gesù si volta verso di noi nuovi Giuda e nuovi Pietro, ci guarda con tenerezza mentre le nostre opere lo crocifiggono.
Signore Gesù,
Guidaci in questo cammino
verso Gerusalemme
e verso la Pasqua.
Ciascuno di noi intuisce che tu,
andando in questo modo a Gerusalemme,
porti in te un grande mistero
che svela il senso della nostra vita,
delle nostre fatiche,
della nostra morte,
ma insieme il senso della nostra gioia
e il significato del cammino umano.
Che questo ulivo benedetto,
che ci ricorda la salvezza e la pace
che tu hai conquistato a caro prezzo,
il prezzo è la tua vita,
diventi segno di speranza
nella Resurrezione nostra già oggi
in questa vita.
Solo chi da la vita
per i propri fratelli e sorelle
è veramente libero.
Signore Gesù rendici persone libere come te. Amen.
Comments