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Domenica di Pasqua 2023

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 8 apr 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Trovo interessante che in tutti i vangeli dove c'è un incontro tra il Risorto e qualcuno dei suoi amici o conoscenti, nessuno riesca a riconoscerlo.

Maria Maddalena lo scambia per un giardiniere, i discepoli di Emmaus lo scambiano per un viandante sprovveduto e inconsapevole dei fatti di cronaca.

La gioia della Risurrezione è una gioia carica di incomprensioni. Gesù durante un'apparizione agli 11 gli sgriderà addirittura per la loro incredulità nell'accogliere la testimonianza di chi lo aveva visto prima di loro.

La risurrezione di Gesù in fondo dice molto di quello che ci aspetta nella Risurrezione dei morti alla fine dei tempi infatti il Risorto appare con le sue piaghe, ma è irriconoscibile.

Il Signore spesso agisce così anche oggi come ha fatto con i discepoli di Emmaus cioè si mette accanto a noi. Il Maestro sovverte tutte le regole, tutte le nostre certezze e tutte le nostre fissazioni. Potrebbe essere un viandante, potrebbe essere un nostro collega, potrebbe essere il nostro sacerdote, potrebbe essere il musulmano fuori dalla chiesa, ecc… si mette accanto a noi e ci spiega le cose.

A volte per poter capire che c'è stato un incontro tra noi è il Risorto bisogna sapersi guardare indietro e lasciarsi guidare da qualcuno in questo lavoro retrospettivo.

Non facciamoci prendere dallo zelo di voler correggere gli altri partendo dalle nostre presunte certezze morali, economiche, sociali, religiose e esistenziali.

Gesù definisce i discepoli di Emmaus "stolti e lenti di cuore".

Vediamo queste parole…

Stolti… cioè ignoranti. Lo stolto non è semplicemente ignorante perché non conosce, ma perché rifiuta di mettersi in discussione e rifiuta di faticare in un cammino di cambiamento. Inoltre lo stolto è una persona dal poco senso pratico che, o per ingenuità o per mancanza di volontà, non è in grado di prendere decisioni concrete e non è in grado di mettere le mani in azione.

Lenti di cuore… è colui che ha poca elasticità, che riesce ad empatizzare poco e che si blocca solo su se stesso dimenticando gli altri.

I discepoli hanno vissuto anni con Gesù e dovrebbero essere maestri di umanità, elasticità e di amore, invece si ritrovano ad essere stolti e lenti di cuore.

Se guardiamo all'esperienza successiva all'evento resurrezione vediamo che effettivamente è una tentazione tipica della chiesa. San Paolo stesso ci cade in modo diverso da come ci cade San Giacomo nel Concilio di Gerusalemme. Uno è rigido nelle regole giudaizzanti e l'altro pur ammettendo contaminazioni dal mondo classico giunge ad essere estremamente legislativo anche, a volte, al di là della Carità fraterna.

Il problema ovviamente non è la norma, non è la regola o il comandamento, ma quando ci si irrigidisce dimenticando il Carisma iniziale, dimenticando la carità fraterna e dimenticando la libertà di ogni singolo individuo.

Gesù si trova costretto a spiegare, partendo dagli inizi della Scrittura, tutta la vicenda umana che i suoi discepoli hanno vissuto con lui.

Sarebbe importante anche per noi fare questo lavoro soprattutto quando si è rigidamente ancorati alle nostre certezze religiose, sulle nostre morali e sulle nostre esperienze più o meno mistiche.

Trovo affascinante che nei Vangeli dove compare il Risorto non ci sia mai un'esperienza spiritualeggiante, mistica, miracolistica, ecc… ma ci sia sempre un'esperienza molto concreta e terrena.

Quando incontra la Maddalena si lascia sfiorare i piedi, quando incontra i discepoli mangia il pesce con loro almeno in due circostanze, con i discepoli di Emmaus si mette a tavola con loro.

Un altro dato bello è che in diverse esperienze con il Risorto, spesso tale esperienza, venga capita in un tempo successivo. Riconoscono Gesù nello spezzare il pane e poi lui sparisce dai loro occhi.

Spesso noi viviamo delle esperienze molto umane che poi, riguardate con attenzione in un tempo successivo, ci fanno rendere conto di essere stati alla presenza del Cristo.

Anche momenti spiacevoli o che a noi hanno posto dei problemi a livello di reazione.

Racconto spesso di quel ragazzo con cui ebbe una discussione molto aspra a scuola e su cui io mi feci mille scrupoli, che poi grazie a quella discussione ha avuto un risveglio spirituale, religioso.

Io pensavo di essere stato eccessivo e invece il Risorto era tra noi.

Ci sono incontri inaspettati in cui l'interazione ci porta a percepire la presenza del Cristo anche in cose estremamente terra terra, a volte anche degradanti.

La cosa fondamentale è che l'esperienza del Risorto non può rimanere un'esperienza intimistica, ma va condivisa.

Prima va condivisa con persone che hanno già avuto un'esperienza di fede, poi ci si forma e in terzo luogo si condivide.

Se siete pratici di internet andate a cercare su TV 2000 l'intervista fatta a Vladimir Luxuria sulla sua esperienza di fede. È una meraviglia!

Non bisogna essere però imprudenti perché l'esperienza di fede va condivisa subito con persone che hanno avuto esperienza di Cristo. I discepoli di Emmaus corrono a Gerusalemme dagli 11 che sono nel Cenacolo. Lì trovano la conferma di Simon Pietro che ha avuto anche lui il suo incontro con il Maestro Risorto.

Giovedì santo vi dicevo come sia fondamentale l'esperienza dello spezzarsi gli uni per gli altri e come questo preceda qualunque tipo di esperienza religiosa. Fui molto duro il Giovedì Santo rispetto a certe nostre forme ecclesiastiche e religiose. Attenzione io quando faccio degli esempi… sono immagini e semplificazioni! Quando dico che la chiesa del clergyman, delle talari, dell'apparenza è una chiesa che ha smarrito il Cristo… Bisogna capire che sto usando delle immagini. Io stesso uso tutte quelle cose lì senza problemi, le ho usate come immagini di una certa forma rigida, questo sì.

Ci sono anche però immagini positive e quella dello spezzare il pane, che rappresenta il Cristo che si spezza per noi, il Cristo che si lascia divorare da noi, è immagine positiva. Questa immagine del pane è immagine e profezia del nostro stile di vita che dobbiamo lasciarci spezzare e divorare dai fratelli e sorelle. E immagine del servizio gratuito.

Quello che abbiamo allora compreso oggi è che il Risorto si manifesta ancora oggi e si manifesta in tanti modi. Uno è certamente la sua presenza reale nei sacramenti, ma non può essere l'unico modo. Si manifesta nella quotidianità della nostra vita e a volte ce ne accorgiamo dopo. È un manifestarsi che supera ogni regola: supera la regola della morte, supera le nostre morali moraleggianti, supera la liturgia, supera i contesti più disparati e supera anche la chiesa.

Quest'ottica di Fede non riduce l'esperienza Cristiana all'esperienza intimistica, all'esperienza liturgica, all'esperienza della Carità o all'esperienza pseudo religiosa, ma apre tale esperienza alla realtà della nostra quotidianità.

La ripeto quello che ho detto il giovedì santo: la chiesa del grembiule per usare l'immagine di Don Tonino Bello o la chiesa ospedale da campo per usare un'immagine di Papa Francesco prevede l'unificazione della vita. La vita deve essere espressione dell'incontro con il risorto e la liturgia deve essere celebrazione di questo incontro altrimenti rischiamo di perderci dietro a mille morali che con la scusa dello zelo rischiano differire e distruggere l'umanità che Gesù è venuto a salvare.

Auguro a ciascuno di noi di poter risorgere in questo modo già ora, auguro alla nostra chiesa di essere sempre la chiesa che include tutti senza alcun tipo di distinzione basata su morali, generi e ideologie pseudoreligiose. Persone risorse che vivono insieme da risorti e che fanno risorgere gli altri. Buona Pasqua a tutti.

 
 
 

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