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Epifania 2025

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 6 gen
  • Tempo di lettura: 3 min

Comincio questa omelia dicendo Buon Natale.

A scuola quando comincio a spiegare il ciclo delle feste cristiane devo sempre perdere molto tempo per spiegare che noi cattolici abbiamo sdoppiato la festa di Natale. In origine i primi cristiani non festeggiavano il Natale, ma quando intorno al secondo-terzo secolo si è cominciato a festeggiare sono nate varie tradizioni.

Non starò a fare qui tutta la lezione che faccio in classe… arriviamo direttamente alla conclusione: a Natale ricordiamo Dio che si manifesta al mondo e lo fa attraverso la semplicità, nell'epifania ricordiamo Dio che si rivela al mondo e il mondo che risponde attraverso l'immagine dei magi.

In realtà però queste cose avvengono nella stessa giornata, se leggete bene il Vangelo.

Ora sfatiamo un po' qualche mito su questa figura dei magi. I magi non sono re bensì dei saggi, degli studiosi, degli astrologi, uomini di scienza.

Sono persone che probabilmente lavoravano nelle grandi corti e che avevano gli strumenti scientifici più avanzati e conoscevano molte lingue.

Qui si ribalta molto l'immagine che si ha del mondo.

I pastori arrivano a Gesù attraverso la rivelazione mentre i saggi ci arrivano attraverso lo studio.

Troviamo qui la classica dicotomia tra la chiesa istituzione rappresentata nei Vangeli da Pietro e la chiesa carismatica rappresentata da Giovanni.

Oppure possiamo vedere la chiesa semplice di Pietro e quella teologica di Giovanni.

La grande divisione che vede da un lato le persone di fede e dall'altra le persone di scienza… fa acqua da tutte le parti.

Gli stessi testi della scrittura vanno affrontati attraverso il metodo storico-critico e attraverso l'interpretazione delle scienze umanistiche altrimenti si trasforma in fideismo disincarnato e fanatico.

Allo stesso tempo abbiamo bisogno del salto della fede.

Tutto questo per dire cosa? Che la festa di oggi ha veramente carattere universale e che non può essere ridotta alla festa conclusiva del Natale.

In realtà dovrebbe pungere la nostra fede e dovrebbe pungere il nostro desiderio intellettuale di capire, di studiare un pochino e di crescere intellettualmente anche su queste cose.

I testi dell'epifania poi ci ricordano che non si conclude la manifestazione di Dio con i Magi, ma la rivelazione continua attraverso la quotidianità di Cristo e quindi attraverso la nostra quotidianità.

Troppo spesso abbiamo incatenato l'annuncio del Vangelo e lo abbiamo incatenato incatenando anche i ministri del Vangelo.

Abbiamo degli stereotipi sul Buon Pastore, sul buon prete, sul buon cristiano e chi non rientra in questi stereotipi lo abbiamo dichiarato eretico.

Io mi fido poco dei cristiani perfetti e mi fido poco dei pastori impeccabili perché non esistono.

Più uno è autenticamente se stesso e si pone alla luce del Vangelo più emergono i suoi difetti e i suoi limiti.

Più uno è se stesso alla luce di Cristo più emerge la grandezza della sua testimonianza.

Io non sono prima di tutto un prete bensì sono prima di tutto Gabriele. Gabriele ha un carattere difficile, è un po' orso, perde le staffe facilmente, ha una bassa autostima, sa parlare bene, usa un linguaggio scurrile, ecc… e tante altre cose. Però questo Gabriele è sotto la croce di Cristo e ama Cristo con tutto se stesso, il suo modo per manifestare il suo amore è stato mettersi a servizio attraverso il Ministero sacerdotale.

Questa cosa cambia la persona e piano piano cambiano i difetti, si scoprono nuove virtù e si è costretti ad emergere in modo diverso.

Ogni volta che qualcosa di buono emerge è evidente che viene da Cristo.

L'epifania di Dio passa attraverso di noi al di là dei nostri limiti, difetti e peccati.

 
 
 

1 Comment


Elena Faravelli
Elena Faravelli
Jan 06

Grazie don per le tue omelie che ci permettono di riflettere, di metterci in discussione e di crescere anche intellettualmente nella fede!

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