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FESTA DI NOSTRA SIGNORA DEL CARMELO 16 LUGLIO 2023 FINALBORGO

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 15 lug 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Con particolare gioia oggi presiedo questa messa dedicata a Nostra Signora del Monte Carmelo. La mia famiglia è molto legata a questa devozione per molte ragioni.

Ogni anno nella mia parrocchia d'origine, una chiesa di frati carmelitani, si celebra la novena e la solennità di Maria Regina e Madre del Carmelo. La sera della festa tuttora, come avviene anche qui, si celebra la processione per un quartiere del centro di Savona. Negli anni ho avuto modo di approfondire la storia di questa devozione che, rispetto ad altre, non si fonda su apparizioni, ma in qualche modo nasce dalla fede spontanea di alcuni crociati che nel XII secolo si ritirarono sul Monte Carmelo.

Questi crociati hanno visto gli orrori della guerra e hanno ucciso tante persone, hanno toccato con mano le bassezze umane e hanno deciso di fare ammenda.

Molti di loro si ritirarono nei luoghi di cui avevano sentito parlare durante la messa cioè i luoghi della Terra Santa tra cui anche il Monte Carmelo.

Il Monte Carmelo è un posto sacro e particolarmente denso di storia. I due più grandi Profeti del mondo giudaico avevano agito in quel posto: il profeta Elia e il profeta Eliseo (suo discepolo).

Sul Monte Carmelo Elia sterminò i profeti di Baal.

Sul Carmelo dopo che ci fu la siccità Elia preannunciò al re Acab il ritorno della pioggia.

Il Carmelo fu, secondo la tradizione, una delle sedi delle cosiddette "scuole dei Profeti" di cui si parla nella Sacra Scrittura.

Questi crociati videro in Elia un modello da seguire e una forma di vita da emulare: lavoro, digiuno, silenzio e vita di carità.

Qualcuno di loro decise di costruire una cappella dedicata alla Vergine intorno a cui cominciarono a radunarsi tutti gli eremiti.

Fu il loro vescovo Sant'Alberto di Gerusalemme a scrivere per questi eremiti la prima regola che fu una delle regole più corte della cristianità e dove si metteva in risalto la loro devozione a Maria.

Furono i primi, passando qualche guaio con la chiesa, a definirsi "Fratelli di Maria". Nel Profeta Elia e nella Vergine loro videro i loro patroni e fondatori.

Fu San Simone Stock, di cui potete ammirare una bella immagine sulla volta all'ingresso, a riorganizzare in modo strutturato la vita dell'ordine che si era formato e a lui la Vergine concesse in visione il dono del santo scapolare. Lo scapolare del Carmine è l'immagine concreta di un impegno di vita. Esso rappresenta tutta la densità di una vita fatta di lavoro, silenzio, preghiera e carità fraterna. Con esso la promessa che, chiunque avesse condotto una buona vita cristiana e avesse portato con devozione lo scapolare, il primo sabato dopo la morte sarebbe entrato nel regno del Padre.

Questa devozione si è diffusa in tutta Europa anche grazie alla Riforma dell'Ordine dei Carmelitani voluta da Santa Teresa di Gesù e da San Giovanni della Croce, santi del 1600, e di cui potete ammirare un'immagine nelle due lunette di ingresso.

Il culto della Vergine del Carmelo si è diffuso unitamente a quello di San Giuseppe che spesso si trova nelle nostre chiese, ma che sempre si trova la dove c'è un'immagine del Carmine.

Tutte queste cose che ho detto servono per farci comprendere come dietro a una semplice devozione ci sia un mondo di spiritualità da scoprire.

Noi abbiamo mille devozioni alla Madonna e spesso dimentichiamo alcune cose fondamentali… proverò allora a dirle qui insieme con voi… sono cose ovvie, ma che forse ci pungeranno un po':

  1. Ci siamo abituati troppo a immagini che raffigurano Maria come Regina, come donna angelicata e come al di fuori delle realtà umane. Mi è capitato addirittura di leggere in diversi testi, molto lontani da una retta teologia, come Maria non debba essere considerata una donna come noi, ma ovviamente questa è una bestemmia. Maria è realmente una donna come noi! Se volete immaginarvi Maria come era e come viveva realmente, come vestiva e come si relazionava, allora dovete guardare alle donne palestinesi. Maria certamente gode di un privilegio, cioè essere preservata dal peccato originale, ma come tutti gli esseri non dal peccato attuale. All'esame di teologia alla domanda "Maria avrebbe potuto peccare?" La risposta corretta era "Certo che sì!" Lei ha, per così dire, scelto di non farlo, ha preso decisioni e ha messo in moto comportamenti che l'hanno resa quella che è per noi: il più alto modello di Vita di fede.

  2. Le immagini sono immagini e nulla di più. Noi siamo tanto attaccati a dei pezzi di legno che sono poco più che dei comodini, belli e pregiati, ma poco più che soprammobili. L'immagine di Maria, anche la nostra meravigliosa del Carmine, servono a noi per alzare lo sguardo e per stimolarci. Maria non è questa statua perché lei è nel Regno dei Cieli. I vari titoli mariani e le varie statue ci servono per contemplare ed entrare in uno specifico mistero di Dio da cui dobbiamo apprendere qualcosa di concreto per la nostra vita.

  3. Quando una devozione ci rinchiude in essa e non ci apre alla carità, alla vita liturgica e soprattutto a Gesù allora è una cattiva devozione. Troppo facile e troppo comodo, sopratutto troppo pagano, essere qui oggi solo per la festa… facciamo prendere aria alla statua, ci autocopiaciamo delle nostre devozioni, suoniamo le campane, cantiamo e ci gloriamo delle nostre tradizioni umane, ma in tutto questo c'è Gesù? Tutto questo ha continuità nella nostra vita quotidiana? Tutta questa devozione ci porta a vivere una vita di fede che sia vera e che sia radicata nell'atteggiamento inclusivo che ha Gesù nel Vangelo?

  4. Partendo proprio dal Vangelo di oggi mi verrebbe da dire che dovremmo fare un esame di coscienza… Gesù dice "chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre". Noi viviamo facendo la volontà del Padre? Facciamo lo sforzo di essere discepoli di Gesù? Non qui in ginocchio davanti all'immagine del Carmine, ma nella vita reale e nella struttura ecclesiale di oggi?

Ho già detto troppe cose, ma veramente i primi eremiti carmelitani che hanno intuito di essere "fratelli di Maria" e lo erano in virtù della loro vita concreta, quotidiana.

La vera gioia non nasce da seguire tradizioni spesso vuote e ormai defunte, non viene dal suono delle campane a festa, non viene neppure dall'organo e dai bei canti… tutto è passeggero e tutte le tradizioni possono cambiare, a volte devono cambiare, possono morire, a volte devono morire, per lasciare spazio alla riscoperta di una fede autentica che parte dalla nostra quotidianità personale, dalla carità concreta, dall'accoglienza che viviamo e che dice al mondo a chi apparteniamo.

Che questa festa non sia per noi un unicum intoccabile dove o si vive in questo modo o si presta i piedi per terra come i bimbi capricciosi urlando allo scandalo.

Se la devozione del Carmine è reale allora viviamola tutti i giorni attraverso una vita di reale carità, un approfondimento spirituale assiduo e una concreta vita liturgica.

Altrimenti rischiamo di trasformare questa festa in una macchietta anacronistica che viene svenduta e gettata come le perle ai porci… qualcosa più da folclore e da turismo che spiritualità viva, bella e luminosa capace di portarci alla nostra vera gioia: Cristo Signore.

Nostra Signora del Monte Carmelo rendici capaci di testimoniare con la nostra vita il nostro essere discepoli di Gesù. 

Il motto dei Carmelitani diventi il motto della nostra vita… il motto di tutti i Carmelitani e le Carmelitane, religiosi e laici, è la frase del profeta Elia "zelo zelatus sum pro domino deo exercituum" cioè "sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti". 

Anche noi vogliamo crescere nello "zelo per il Signore" dove per "zelo" intendiamo l'amore concretamente vissuto sul modello di vita di Maria e di Gesù. 

 
 
 

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