I DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 26 nov 2022
- Tempo di lettura: 3 min

Siamo giunti alla prima domenica di Avvento, prima domenica del nuovo anno liturgico e in fondo un nuovo inizio.
Le letture ci parlano esattamente di questo, è tempo di iniziare a camminare!
Forse abbiamo vivacchiato, forse ci siamo addormentati, forse ci siamo smarriti a causa dei lockdown, forse abbiamo dimenticato come vivere nel mondo reale da cristiani quindi ora è tempo di svegliarsi.
Ci siamo lasciati anestetizzare dalle propagande politiche che invitano alla chiusura tanto dei porti quanto dei cuori, ci siamo lasciati prendere dalla paura della guerra che ci ha paralizzati e siamo in preda alla crisi economica che ci obbliga a guardare bene le nostre tasche senza alzare lo sguardo.
Smarriti e scoraggiati…
Il Vangelo urla con forza "sveglia"!
"Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo".
Gesù descrive la situazione precedente al diluvio. I verbi usati (mangiare, bere, prendere moglie o marito) non sono negativi in sé, ma lo diventano se distraggono dall’accorgersi di quello che sta succedendo. È questa la similitudine a cui allude Gesù: anche la sua generazione, come anche la nostra, non si accorge di quello che sta accadendo, cioè dell’avvento del Figlio dell’uomo.
Gesù non è semplicemente venuto nel passato, viene oggi nella tua vita quotidiana attraverso le situazioni e le persone.
Gesù ci dice, in relazione al fine e alla fine della nostra vita terrena, che "due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata".
Gesù indica che le persone che lo incontrano oggi riceveranno un giudizio diverso. Se saranno, come Noè, ritenuti giusti davanti a Dio, saranno “presi”, cioè salvati. Altrimenti saranno “lasciati” cioè non salvati.
L'esito della nostra vita comincia con questo Avvento, è nell'oggi che si gioca l'esito finale della nostra vita e non sulle buone intenzioni di domani.
"Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà".
L’unica soluzione è “vegliare”, cioè non addormentarsi a causa delle pesantezze della vita, restando svegli e pronti, aspettando il giorno in cui il Signore si fa presente nel nostro tempo.
Dobbiamo vegliare e non dobbiamo lasciarci anestetizzare dalla quotidianità, dal comodo, dal "si è sempre fatto così" e neppure possiamo permetterci, per dirla come il Papa, "di balconare la vita".
Questo Vangelo ci invita a metterci in gioco realmente e a non essere cristiani mediocri e inborghesiti.
La vita di tutti, e quindi anche la mia, si basa su come rispondo a necessità come la nutrizione, l’affettività, la socialità, la sessualità, il lavoro, il prendersi cura dell’altro… Come vivo io queste cose? La salvezza o la perdizione dipendono da come io le vivo. Anche perché, alla fine, arriverà anche me (anche per te) “il diluvio”, la fine: se avremo vissuto la nostra vita attenti alla Parola come Noè, allora saremo pronti, e ci salveremo. L’importante non è “cosa” facciamo, perché in fondo la nostra vita non è diversa da quella di tutti gli altri, ma “come” facciamo le cose.
Non è la quantità, non sono le idee e le intenzioni, ma la qualità delle nostre azioni! Chi le guida!
Devo quindi “vegliare”. Devo tenere gli occhi aperti per vedere il Signore che passa nella mia, nella nostra, vita. Chi dorme resta inconsapevole di quello che gli accade intorno, disconnesso dalla realtà, tutto preso dai suoi sogni e dai suoi desideri. Se dormo, se anestetizzo me stesso per sopravvivere alle brutture della vita, alla fine rimango senza nulla. Perderò ogni cosa. Invece voglio essere vigile e attento, perché solo così potrò riconoscere Dio che si rende presente nella mia vita.
Dio si rende presente nella mia vita! Come?
Nelle relazioni, nel lavoro, nei poveri, nei profughi, nei poveracci che muoiono in mare, nel vicino di casa antipatico, nel parente che mi tormenta, nell'estraneo in fila al supermercato con me, negli scontri, negli incontri,ecc…
Se non sono vigile allora tutto sarà "fatalità, caso, fortuna e sfiga".
Se sono vigile riconoscerò il Signore in tutte le cose che avvengono, belle e brutte, potrò incontrarlo e non essere solo… vedrò in tutto la sua Provvidenza.
L'avvento è il primo cammino impegnativo ed esigente dell'intero anno liturgico; partire bene ci garantisce di vivere senza sensi di colpa, ma solo con gioia della gratitudine e pentimento del peccato.
Gesù oggi urla con tutto l'amore e con tutta la forza "sveglia! Non vivecchiare! Sveglia!"
Tu cosa vuoi fare?
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