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I Santi e Halloween. Feste dalle mille risorse e triduo sorprendente

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 29 ott 2019
  • Tempo di lettura: 3 min

Vi propongo la parte finale della mia omelia dello scorso anno per la festa dei Santi.

In origine la festa dei santi e la commemorazione dei defunti erano un'unica realtà. L'incontro con alcune culture ne ha condizionato lo sviluppo. In questi giorni mi colpiva leggere alcuni post e articoli pseudo-cattolici in contestazione della festa di Halloween. Perché mi colpiva? Perché denotano una profonda ignoranza da parte di noi cattolici rispetto alle nostre festività. Quando il cristianesimo raggiunse i territori celtici ci si rese conto che questi popoli avevano un profondo senso religioso della morte. Loro non erano nutriti dalla speranza della resurrezione, ma erano convinti che il 31 ottobre (che era il loro capodanno) i morti potessero tornare nel regno dei vivi per proteggerli dalle forze oscure. Era una festa legata ai normali cicli della natura e quindi al ciclo di morte e vita. I cristiani decisero di cambiare il nome di quella festa e di assimilarla, o meglio misero in moto quel processo detto inculturazione della fede, trasformando la festa pagana nella festa di Halloween parola che tradotta è festa della messa di Ognissanti. La forma macabra e gotica che ha preso oggi è dovuta ad un reflusso ottocentesco carico di simbologia massonica ed esoterica, ma completamente privato del contenuto sia celtico che cristiano. Questo è avvenuto perché, sia negli Stati Uniti sia nel Regno Unito, la situazione religiosa è mutata talmente tanto e la festa ha preso connotazioni talmente commerciali che si è fatto una scelta economica rendendo Halloween più accessibile a tutte le culture. I cristiani, ben prima di questa fase commerciale, decisero di creare una sorta di spazio rispetto ad alcune forme che non si riuscivano ad evangelizzare. Così sì decise di spostare la commemorazione dei defunti il 2 novembre è la festa di Tutti i Santi 1 novembre. Mi vien da dire che si è creato una sorta di triduo. Il nostro impegno non è quello di combattere Halloween e le carnevalate, ma è quello di scoprire un modo di evangelizzare ed inculturare la fede in questo doppione della festa di Ognissanti. Ricordiamoci che in Italia esistevano tradizioni del tutto simili almeno fino a pochi decenni fa. Una testimonianza di questo fenomeno è l'enorme produzione dolciaria regionale legata a questo periodo dell'anno come ad esempio il nostro tradizionale pan dei morti (liguria).

Alcuni anziani con cui ho avuto modo di parlare mi hanno raccontato che, ad esempio In alcune zone della Sardegna, le bambine andavano a chiedere dolci in giro per le case con un cappello in testa. In Puglia i bambini andavano a chiedere noci per le case del loro paese.

Son tutti rimasugli di forme arcaiche e culti antichi rispetto al culto dei morti. Halloween allora non è così lontana dalla nostra cultura! Noi siamo chiamati a essere i santi, noi siamo chiamati a essere i santi che fanno scoprire ai nostri giovani santi la bellezza della resurrezione e della vita eterna…

Siamo chiamati ad educare i nostri giovani a non temere la morte….

Siamo chiamati a liberare la morte da quell'alone di magia, di mistero e di fatalismo in cui troppo spesso e avvolta. Perché se oggi festeggiamo i santi “canonizzati”, domani ricordiamo i nostri fratelli defunti che ancora non hanno raggiunto il paradiso… in questo modo saremo tutti insieme al cospetto di Dio: i Santi vivi e i Santi del Paradiso. Buona festa! Cerchiamo di vivere e di essere in pienezza quello a cui siamo stati chiamati cioè essere persone autenticamente umane in dialogo con altri esseri umani e non coloro che fanno perennemente muro dietro a discorsi moraleggianti e pseudo religiosi che di cristiano non hanno nulla. Perché, ricordiamoci bene, che si è autenticamente cristiani e autenticamente santi quando più si è autenticamente umani come Gesù Cristo è solo allora saremo degni di Dio.

Non occupiamoci delle carnevalata, ma testimoniamo il nostro amore per tutto ciò che è autenticamente umano e quindi autenticamente divino.

 
 
 

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