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II DOMENICA DEL TEMPO DI NATALE ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 2 gen 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

Certamente la parola di Dio di oggi non è di semplice comprensione eppure apre strade nuove per noi se siamo disposti a metterci in gioco in prima persona.

Il Vangelo di Giovanni si apre proprio con le parole che abbiamo ascoltato dove Gesù, Figlio di Dio, viene definito Verbo incarnato.

Perché Verbo?

Questo termine greco, Logos, è molto diverso dal termine che abbiamo trovato nella prima lettura dove ci viene proposto l'aspetto di Dio della Sapienza cioè della Sofia.

Entrambi i termini si riferiscono al Figlio di Dio e cercano di mostrarci un aspetto particolare dell'agire della Trinità e cioè il momento in cui vuole rivelarsi agli uomini.

Come fa a rivelarsi agli uomini? Come fa a entrare nella storia? Ce lo spiega la lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato oggi... si manifesta nella carità!

La manifestazione suprema di Dio avviene attraverso la Carità, non carità teorica, ma attraverso un nome e un volto di un uomo, Gesù Cristo.

Gesù di Nazareth, proprio lui il Verbo eterno, la Parola di Dio, dimora in mezzo a noi in una carne umana. Prima dimora in una carne umana e oggi dimora nella carne della Chiesa composta da ciascuno di noi.

Attraverso la vita della Chiesa, attraverso i nostri gesti concreti, attraverso le nostre opere di carità, attraverso la fede e la speranza di ciascuno di noi, oggi è possibile incontrare il Verbo di Dio vivente: Dio è amore e si manifesta nell'amore.

In principio il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. In poche parole c'è stato dato il mistero di tutta la Trinità: il Dio Padre, il Dio Figlio, il Dio amore Spirito Santo che si rivela nella carne della storia.

Chi sostiene la teoria che la fede deve rimanere una questione privata, non ha capito un cavolo della fede cristiana che per sua stessa natura è chiamata a manifestarsi nella carità, ad incarnazione in azioni visibile e concrete, a farsi stile di vita.

Torniamo alle tre parole che vi proponevo ieri come espressione di una spiritualità concreta cristiana vissuta direttamente dal Dio-Uomo Cristo Signore, il Gesù della storia.

  1. "Gesù in mezzo" a tutto quello che viviamo vuol dire che ogni nostra azione è permeata da lui. Non esiste uno spazio che non sia Cristiano nella nostra vita se impariamo a vedere Gesù in mezzo. Ecco che il Verbo si fa di nuovo carne.

  2. "Gesù abbandonato" nella nostra storia, nelle nostre fragilità, in quel buio che non accetta la luce. Ogni volta che viviamo la fragilità, l'incomprensione, la fatica, il dolore e lo facciamo nostro... accogliamo Gesù abbandonato e di nuovo si realizza il principio di incarnazione che è la dinamica stessa di Dio.

  3. "Maria", che abbiamo festeggiato ieri, è il prototipo di colei che vivendo "Gesù in mezzo" e vivendo "Gesù abbandonato" permette l'incarnazione di Cristo nella propria vita e non semplicemente nel grembo. Ogni qualvolta noi ci pieghiamo alla volontà di Dio attraverso la storia concreta, nella carità, ogni volta che guardiamo all'altro e amiamo Gesù... lì il verbo si incarna in noi, li siamo come Maria.

Usciamo dalla dinamica delle teorie, dalla convinzione che essere cristiani voglia dire semplicemente vivere devozioni liturgie, per passare a una vita di fede integrale che si esprime Prima di tutto e soprattutto nella carità. Non stiamo parlando di fare l'elemosina, ma la nostra vita devi assumere quello stile di gentilezza di accoglienza tipico di Gesù e questo può avvenire solo se Gesù è vivo per noi.

Essere cristiani vuol dire che non è indifferente quello che facciamo e viviamo… che tutto ruota intorno a Gesù.

Che io sia al mercato, a lavoro, a scuola, a passeggiare, che io sia sposato oppure no, che io sia in salute oppure no, ecc… tutto riguarda Gesù anche le mie scelte di salute personale!

Non posso parlare di carità se poi tratto male le persone, non mi faccino, non mi prendo cura della salute altrui come della mia.

Il verbo si è fatto carne e non si è fatto teoria, si è fatto carne e dolore, si è fatto fatica tipica dell'amore concreto… Speriamo e preghiamo, impegniamoci perché questa fatica bella sia nostra.



 
 
 

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