II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
- Gabriele Semeraro
- 15 gen 2022
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 16 gen 2022
Riprendiamo il cammino del tempo ordinario, ma non ci distanziano ancora troppo dal tempo di Natale appena concluso. Nelle ultime settimane abbiamo avuto modo di meditare sul Natale, sull'Epifania e sul battesimo di Gesù. Oggi ci soffermiamo su un'altra narrazione che la tradizione ci consegna come Epifania.
La differenza tra questa manifestazione e le altre è fondamentalmente il fatto che in questa sembra quasi ci sia una forzatura della volontà di Dio da parte di Maria.
Gesù ha chiaro che è quasi giunto il tempo di manifestarsi, ma Maria affretta i tempi. Non lo sta forzando a fare qualcosa al di fuori del progetto del Padre, ma gli fa comprendere che lei è disponibile ad assecondare tale progetto affrettando i tempi della manifestazione per il bene delle sorelle e dei fratelli.
Le nozze sono il luogo della gioia, della promessa di bene e della speranza. Alle nozze si fa festa e alla festa non può mancare l’alcol, il vino. Non avere più vino significa interrompere la festa, non godere sino in fondo della gioia del momento presente che si apre e promette un futuro migliore.
“Non hanno più vino” dice Maria a Gesù. Non sono più nella gioia, hanno finito la speranza, non possono far festa!
Gesù è forse cieco?
“Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”
ha i suoi tempi e momenti, non sta certamente a noi imporgli qualcosa. Ma Maria conosce un volto di Dio che noi non conosciamo e aiuta Gesù a mostrarlo. Il Dio che spesso Israele, e anche noi, dipingiamo così alto, così Santo, così immutabile, così immobile, insomma così totalmente altro da noi non è reale… il Dio Gesù si lascia contaminare, convincere e mutare!
Non muta quello che già aveva deciso di fare, ma si adatta agli esseri umani e ci viene incontro per vie nuove.
“Qualsiasi cosa vi dica, fatela” dice Maria ai servitori.
La fiducia apre alla possibilità che Dio anticipi i tempi, che cambia i modi e che attraversi luoghi inaspettati. Il volto di Dio che si rivela in Gesù è aperto alla molteplicità, alla complessità umana e alla novità. Il nostro Dio Gesù acconsente ai nostri comportamenti imperfetti, addirittura peccaminosi, per il suo progetto di salvezza (pensiamo all’emoreissa oppure alla peccatrice).
E’ la fiducia che apre i tempi di Dio e li piega ai nostri.
Gesù prende l’acqua (immagine della nostra umanità) e la trasforma in vino (immagine della divinità). E’ il processo di cristificazione che avviene nel battesimo, o come dicono gli orientali, di divinizzazione dell’umanità.
Dice il Vangelo che colui che dirige il banchetto esclama “Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora”.
Il vino che Gesù crea non è scadente, non è Tavernello, uno scarto economico, ma di grande qualità!
Il vino della gioia che nasce dall’incontro con Lui è vino buono e dà grande gioia. I suoi discepoli sono vino di gioia per il mondo.
L'inizio dei segni di Gesù avviene all’insegna della festa e della gioia.
Ma queste belle immagini… sono reali per noi? Rispecchiano la realtà?
problema non è squisitamente spirituale, ma soprattutto antropologico di noi cristiani di oggi.
Essere cristiani, essere chiesa, rispecchia un vino nuovo? Un vino di qualità offerto al mondo?
La nostra assemblea di oggi è immagine del luogo della gioia? “La chiesa luogo del perdono e della festa?”
Dicevo che il problema è antropologico e riguarda noi donne e uomini di oggi, proprio noi qui presenti. Non basta aver incontrato Cristo una volta per essere nella Gioia.
Ritorno alla definizione di un giovane non credente che entrando in chiesa per cercarmi mi chiese “ma perchè voi credenti state in questi luoghi tristi, polverosi e che puzzano di muffa da sagrestia?”
E sì. Non abbiamo freschezza!
Quante volte tra noi siamo tristi, appesantiti dalla vita e assecondiamo logiche di chiesa triste, incapace di cambiare e di accogliere il vino nuovo?
La pesantezza dei nostri rosari e devozioni lo mostrano. Gioia? Ma quando mai!!! Nelle nostre pocessioni non si gioisce, ma si litiga.
C’è chi invece di far emergere Cristo dal mondo, il vero Gesù vivo, cerca di imporre qualla macchietta triste e idolatrica: tutto male, tutto peccato, tutto triste, nemici ovunque… non riconoscete lo stile dei vari Family Day, di alcune associazione violente che si definiscono “pro vita” e dei vari novax o negazionisti di stampo cattolico? Quelli che dicono “Francesco no, ma Benedetto sì”... non avendo mai letto nè il Vangelo nè Benedetto nè Francesco?
C’è un vino fresco e nuovo che può nascere anche da noi se ci fidiamo di Dio e non ci arrocchiamo sulle nostre posizioni, teologie e morali.
La grande secchezza della nostra comunità, e di tutte le altre, è dovuto al fatto che abbiamo fatto tante teologie, tante teorie, tante morali usando il nome di Gesù, ma non ci stiamo più fidando di lui!
La gioia non ce la diamo da soli, ma solo da un incontro reale con Gesù può nascere. Se usciti oggi da qui non abbiamo incontrato nessuno e saremo tristi non è colpa degli altri, del prete “troppo progressista o conservatore”, ma del fatto che non abbiamo incontrato Gesù vivo.
Riattiviamo la vita spirituale e proviamo a cambiare tutto in noi… a partire dall’agire quotidiano.
“Ma don come faccio”? Smetti di parlare male dei fratelli, delle sorelle, dei tuoi sacerdoti e comincia a usare la lingua per benedire, confortare e pregare.
“Ma ho un brutto carattere e non so come fare”. Gesù sà che hai un carattere schifoso, ma ti dice “puoi essere il mio vino nuovo”. Lavora su te stesso, se serve vai dallo psicologo, trovati un padre o una madre spirituale… Basta scuse! Fidati e vivi!
E se cadi? Pace! Ti rialzi, chiedi perdono, fai ammenda e riparti.
Sii tu il vino nuovo della Chiesa, il sale della terra e la luce del mondo. Smetti di usare la Scrittura e la cosiddetta “morale cattolica” come un arma contro i fratelli e le sorelle, per sentirti superiore, e vivi la persona di Gesù.
Questo è Cana… Fidarsi di Dio così tanto da restare sorpresi dal vino nuovo che nasce attraverso e nonostante noi.
Fidati, fidati, vivi e cambia.
Riattiva la gioia in te e in questa chiesa.
Vignetta di Giovanni Berti.
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