II DOMENICA DI AVVENTO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 3 dic 2022
- Tempo di lettura: 5 min

Siamo alla seconda domenica del tempo di Avvento e ci vengono proposte delle letture che hanno una visione profetica forte.
Il profeta Isaia ci ha raccontato una sua visione riguardante il Messia… è una visione quasi paradisiaca, le immagini sono di armonia e di serenità.
Come tutte le visioni profetiche sono visioni radicali ed estreme perché il profeta ha bisogno di trasmetterci un contenuto forte.
Noi però dobbiamo ricordare che la Bibbia non va mai letta alla lettera, ma va contestualizzata perché scritta in un altro tempo ed è indirizzata ad altre persone.
La Parola di Dio va sempre contestualizzata anche verso l'uditore, a noi, aggiornata come ha fatto il Battista e come fanno gli evangelisti.
Vediamo nel Vangelo come iniziare ad attualizzare questa profezie di Isaia.
Giovanni è il nuovo Isaia, il nuovo profeta Elia, che annuncia l'arrivo del Messia.
Dice il Vangelo: "In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati".
Giovanni è mandato a presentare il Messia e deve testimoniarlo addirittura con un certo stile di vita estremo.
La stessa vita del Battista si fa profezia al servizio del Signore.
Noi abbiamo bisogno di vite che si fanno profezia e stimolo: San Francesco d'Assisi, Teresa d'Avila, San Giovanni Paolo II, Chiara Lubich, Don Oreste Benzi, ecc… vite che stimolano, pungono e orientano la nostra vita.
Ciascuno di noi deve iniziare il proprio percorso di conversione cioè deve cambiare direzione.
Come si cambia direzione? Lavorando sul proprio modo di guardare al mondo, rendendosi disponibile con le proprie mani per gli altri e facendo scelte che siano il più possibile attinenti alla realtà, ma con lo stile del Vangelo.
Lo stile della conversione non è uno stile facile, anzi soprattutto per chi frequenta è qualcosa che rischia di diventare d'inciampo.
"Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: 《Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all'ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione》"
I Farisei e i sadducei sono gruppi di credenti molto praticanti, molto attenti alla legge, molto attenti a un certo modo di leggere e vivere la Sacra Scrittura. Loro credono che essere figli di Abramo, essere giusti ed essere osservanti della legge religiosa basti per essere salvati.
Quanti tra noi sono convinti, forse non lo dico esplicitamente, di essere salvati semplicemente perché vengono a messa la domenica. I Farisei, i sadducei e diversi di noi cristiani praticanti ci sentiamo "a posto" perché pratichiamo, perché non facciamo nulla di male e perché abbiamo avuto la grazia di non avere situazioni compromettenti a livello religioso e sociale.
Non è il rispetto delle regole che ci salva, non sono le devozioni e paradossalmente neppure la messa.
Non sto dicendo che non siano cose da fare e allora va bene tutto, ma sto dicendo che il centro non è questa roba qui. Queste cose sono essenziali se hanno a che fare con la quotidianità, con lo sguardo che ho sul mondo, con ciò che faccio con le mie mani.
Su questo concetto Giovanni è molto chiaro ed è perfettamente in linea con l'insegnamento successivo di Gesù. Quello su cui tra virgolette si sbaglia, è l'immagine che ha del Messia.
Il Battista concepisce il Messia ancora come un giudice che farà giustizia usando la violenza. Quando giungerà Gesù, pur riconoscendolo all'inizio, manderà completamente in crisi il profeta il quale avrà addirittura dei dubbi. Il Battista ha ancora una visione di Dio molto lontana dal Padre che ci rivela Gesù.
Senza Gesù noi rischiamo di guardare a Dio in modo scorretto e questo ci rende di conseguenza dei fedeli duri, rigidi e intransigenti.
Se noi leggiamo L'Antico Testamento, se noi guardiamo a Dio senza l'esperienza umana di Dio che ha preso il nome Gesù Cristo, noi non vedremo il vero Dio!
Diventeremo come quei pseudo cristiani che sono pronti, il nome di Dio e della Sacra scrittura, detta scorrettamente, mandare all'inferno tutti quelli che non sono in linea con quei parametri. Allora manderemo all'inferno: divorziati, chi ha una sessualità diversa dalla nostra, chi non frequenta, chi non vive certe tradizioni religiose e non, chi non è in linea con tutti i nostri canoni, ma giustificheremo tutto con la Parola di Dio.
Paradossalmente ad essere condannati però saremo noi e non queste persone.
Gesù in primo luogo è venuto ad evangelizzare il volto del Padre, a darci una lente, a mostrarci chi è veramente Dio.
Con buona pace di certi predicatori, di certi cristiani di oggi che continuano a parlare di "giustizia di Dio" in modo giustizialista, che continuano a leggere "Apocalisse" e i testi profetici come se fossero una cronistoria terrorizzando fratelli e le sorelle, con buona pace di tutti coloro che leggono nel Vangelo un testo che "va contro qualcuno".
Il Natale è la festa per eccellenza dell'inclusione, del meticciato, del non puro, è la festa dell'abbassamento supremo verso ciò che è infinitamente piccolo e sporco.
Dio totalmente altro da noi si fa Messia cioè si fa carne di salvezza.
Il totalmente immortale si fa mortale e si fa ammazzare sulla croce, il totalmente perfetto si fa creatura perfettibile, il totalmente puro si fa peccato per l'uomo… “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio” (2 Cori 5:21).
L'evangelizzazione del volto del Padre non toglie però l'esigenza di un nostro cambiamento di vita che comincia dal cuore, dallo sguardo, dalle azioni e dalle intenzioni.
Con che sguardo osservo il mondo? È tutto cattivo, tutto peccato, è tutto male? Siamo lontani da Cristo …
Davanti ai bisogni delle persone che mi circondano, poco importa siano parenti oppure estranei, cosa faccio? Mi volto indietro, cambio strada, divago e cerco scorciatoie? Siamo lontani da Cristo …
Sono una di quelle persone "casa e chiesa", ma che poi vive come gli altri? Se non peggio…
Per dirla come San Giacomo Apostolo, e concludo, "A che giova, fratelli miei, se uno dice di avere fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella sono nudi e mancanti del cibo quotidiano, e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, scaldatevi e saziatevi”, ma non date loro le cose necessarie al corpo, a che giova? Così è della fede; se non ha opere, è per sé stessa morta. Anzi uno piuttosto dirà: “Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le tue opere e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”" (Gc 2, 14 - 18).
È tempo di vivere la fede partendo dalle opere e non partendo da "vuote" liturgie che senza le opere sono morte in sé stesse.
È tempo di conversione!
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