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III DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO - ANNO A DOMENICA GAUDETE

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 10 dic 2022
  • Tempo di lettura: 3 min

 

Siamo giunti alla terza domenica di avvento, detta "gaudete", una domenica tinta di rosa segno di gioia e segno di un'attesa che giunge quasi al termine. 

La gioia che ci viene proposta da tutte e tre le letture è una gioia che non nasce da qualcosa di già conquistato, non nasce dall'essere statici e fermi, ma nasce dal movimento.

Potremmo dire che il tema sottostante a tutto il Vangelo è proprio quello del movimento, movimento fisico e del cuore.

Giovanni è stato arrestato e vive un tempo di crisi, la crisi del vedere un Messia diverso da quello che lui ha annunciato ad un passo dalla fine della propria vita.

Domenica scorsa il Battista annunciava un Messia che avrebbe pulito la sua aia con la pala, che avrebbe tagliato alla radice ciò che era storto e che sarebbe stato pronto a fare giustizia. Invece che messia vede ora?

Un messia che perdona, guarisce e incontra.

Il dubbio di essersi sbagliato è dilagnante tanto più che ora sente avvicinarsi la sua condanna a morte. Ha bisogno di sapere se si è sbagliato così manda qualcuno a chiedere direttamente a Gesù.


  • Qui abbiamo un primo movimento che nasce dal dubbio. 

Giovanni manda i suoi discepoli da Gesù per chiedere se lui è il messia, se è quel messia che lui aspetta e che ha annunciato. Gesù non conferma tutte le aspettative di Giovanni, ma chiede ai suoi discepoli di riferire a Giovanni ciò che vedono. L'immagine del Messia di cui parlano le azioni di Gesù stesso è un Messia più simile a quello annunciato dal profeta Isaia cioè un salvatore, uomo di pace, portatore di guarigione e di misericordia.

  • Il secondo movimento è quello da Gesù al Battista il quale viene messo ulteriormente in discussione da questa nuova immagine. 

È come se Gesù dicesse "non ti sei sbagliato, sono proprio io il messia! Non sono il messia che tu vuoi, ma quello annunciato dalla scrittura".

Il Battista deve rievangelizzare la propria immagine del messia. 

  • Il terzo movimento avviene nel cuore del Battista: 

davanti alle proprie certezze che crollano si può scegliere se arrendersi e mollare tutto oppure se convertire la propria vita alla realtà manifestata da Dio… una realtà diversa rispetto a quella che si è percepito fino a quel momento o che è piaciuta di più fino a quel momento.

  • Il quarto movimento è di coloro che seguivano il Battista e che ora sono davanti a Gesù. 

Anche costoro sono chiamati ad una conversione e ad un cammino rispetto al modo di percepire Giovanni e questo movimento è necessario per ricomprendere la propria identità. Giovanni è il più grande dei Profeti: lo è in quanto ultimo profeta e lo è come più grande tra gli uomini della terra. Gesù fa notare che però la grandezza davanti a Dio è un'altra roba tant'è che arriva ad affermare che chiunque è discepolo suo è più grande di Giovanni il Battista. Non può non tornare alla mente l'altra frase di Gesù quando dirà, nel vangelo di Giovanni, che chi crede in lui farà opere più grandi di lui.

  • Il quinto movimento è il nostro. 

Anche a noi è chiesto un movimento dal nostro modo di intendere il Cristo a quello che lui è realmente… questa ricomprensione cambierà anche il nostro modo di vivere.

Il Cristo si presenta come uomo del perdono, della possibilità, dell'accoglienza e della guarigione. 

Un messia e un Dio ben diverso dall'Antico Testamento,  ma anche ben lontano da una certa immagine che noi cristiani, spesso, abbiamo proposto e continuiamo a proporre.

La gioia per noi nasce dal fatto che a Gesù non frega nulla delle nostre morali moraleggianti, non frega nulla delle nostre partitiche che strumentalizzano la religione (a favore o contro, solitamente, a concetti morali, economici e politici), la nostra gioia nasce dal fatto che Dio in Gesù è inclusione, accoglienza, cambiamento di vita positivo, perdono e pace.

La nostra gioia e il nostro scandalo nascono dal fatto che Dio si mostra dalla parte dei peccatori, anche molto gravi, per salvarli. 

La grande gioia e il grande scandalo per noi è che Gesù accoglie tutti, ma soprattutto quelli che noi scartiamo.

La grande gioia e il grande scandalo è che in fondo questo Dio sceglie sfigati come noi e lui stesso diventa uno sfigato morendo in croce pur di salvarci.

La grande gioia nostra e il grande scandalo, dentro e fuori dalla chiesa, è che noi possiamo imitare questo Dio allontanandoci con assoluta determinazione da certe forme moraleggianti di religione. Il grande scandalo è che noi possiamo vivere da credenti aiutando questo mondo a diventare sempre più laico e inclusivo senza per questo voltare le spalle alla chiesa istituzionale.

Fare come Gesù: vivere le dinamiche del proprio mondo prendendo le distanze da forme eccessivamente religiose, moraleggianti e giudicanti per vivere la libertà dell'accoglienza e della gioia.

 
 
 

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