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III Domenica del tempo di Avvento - Anno B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 16 dic 2023
  • Tempo di lettura: 3 min

Facendo un riepilogo dei punti salienti di questo avvento: la prima domenica il tema è stato “il coraggio di amare“ e la seconda domenica è stato “esci da te! Ama e riscopriti”.

Ora che ci siamo soffermati e ci siamo applicati sia sulle scelte coraggiose d'amore sia nel vivere la strada per riscoprire il nostro volto, bisogna avere il coraggio di esercitare quotidianamente quello che abbiamo scoperto e di vivere quello che abbiamo intuito nei luoghi che chiamiamo casa, che percepiamo come casa.

Tutte le letture sono permeate da quest'aria frizzante di gioia perché il tempo della venuta di Gesù è vicino. Emergono però alcuni termini particolari che fanno riferimento alla famiglia, alla casa e alla vita quotidiana.

Nella prima lettura Il profeta è chiamato nuovamente ad uscire per scoprire se stesso e annunciare una grande gioia, l'intero testo è frizzante e allegro. L'apice della felicità è rappresentato da due giovani che si preparano per le nozze.

La gioia della venuta di Cristo è una gioia frizzante e generativa, la gioia nasce dal fatto che non siamo più soli, ma si è almeno in due. Non si tratta di una gioia privata, ma va diffusa e vista da tutti.

Nel Vangelo troviamo la presentazione di chi è Giovanni. Nell'uscire da sé, nell'essere inviato a qualcuno, Giovanni scopre per sé la propria identità e la rivela agli altri. Ci sono allora nel Vangelo due gioie: quella di scoprire se stessi e quella di annunciare a tutti chi sta arrivando, chi è la gioia della nostra vita.

La fede non risolve i problemi, non ci risolve i dubbi esistenziali e non ci libera dalle crisi, ma ci dà un orientamento che porta a una dimensione calda di casa.

Un tratto distintivo del cristiano è sempre la gioia, se manca, anche in chiesa, abbiamo un enorme problema. Noi non viviamo con la paresi facciale e ovviamente i problemi della vita ci colpiscono, ma lo stile gioioso dice di chi siamo amici.

La gioia dell'uscita e la gioia di fare casa sono la stessa gioia e si fondano sulla stessa persona di Cristo.

Questa gioia poi è liberante e non si fa appesantire da nessuna regola, da nessuna prassi e da nessuna forma, anche liturgica.

Alla domanda che viene posta a Giovanni ”perché battezzi“ sembra quasi che lui non voglia rispondere, ma il vangelo in realtà ci fa intuire qualcosa di grande.

“Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”.

In questo passaggio Giovanni rivela la propria identità di precursore, la propria gioia di poter annunciare il Signore che viene e la scoperta di una pienezza, che ancora non comprende sino in fondo, ma che già assapora.

Inoltre in questo Vangelo c'è un dettaglio che noi troppo spesso perdiamo infatti il testo letto oggi dice: “Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando”.

Betania è il luogo della casa, è il luogo degli affetti di Gesù. A Betania ci sono Marta, Maria e Lazzaro. È il luogo della famiglia che Gesù si è scelto.

Non abbiamo il tempo di approfondire il concetto di famiglia nella logica di Gesù, ma è ben lontano da quella forma stringente che il Concilio di Trento e, in parte minore, il Vaticano II hanno forzatamente costruito.

Nell'ottica del vangelo la famiglia che Gesù si sceglie è una famiglia poliedrica composta da due nuclei: i dodici apostoli e la famiglia di Betania… ad entrambi i nuclei si affianca Maria, la madre.

Questo vuol dire che noi dobbiamo domandarci dove sia il luogo dei nostri affetti, dobbiamo domandarci dove sia la nostra casa.

Se i dodici rappresentano la comunità ecclesiale certamente l'altro luogo è Betania.

Qual è la tua Betania? 

Dov'è quel luogo dove tu porteresti il grande annuncio che la gioia della tua vita è Cristo?

Dobbiamo concretizzare sempre la Parola di Dio altrimenti resta una filosofia evanescente.

Per essere irreprensibili come chiede Paolo nella seconda lettura dobbiamo rispondere a queste domande.

Chi sono e dove sono le nostre famiglie, cioè dov'è la nostra casa?

Una può essere la famiglia biologica rappresentata da Maria, un'altra la nostra comunità ecclesiale in cui siamo nati o che ci siamo scelti rappresentata dai dodici, una potrebbe essere la nostra famiglia che abbiamo costruito (qua non interpretiamo automaticamente come nucleo fondato sul matrimonio, ma certamente la intendiamo come rapporto affettivo stabile) e infine possiamo anche domandarci dove porteremmo il lieto annuncio del Vangelo nei luoghi della vita quotidiana perché anche lì in fondo è casa.

Abbiamo messo tanta carne al fuoco e non vogliamo che la gioia si spenga, ma è necessario almeno una volta l'anno farci un po' di domande per far sì che la nostra vita sappia di Vangelo.

 
 
 

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