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III DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO - DOMENICA GAUDETE

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 15 dic 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Siamo giunti alla terza domenica del tempo di Avvento, detta domenica gaudete, cioè domenica della Gioia.

Le letture ci accompagnano all'avvicinarsi del Natale e ci chiedono di iniziare a gioire. La gioia del Vangelo però non è una gioia come le altre, non è la gioia di chi vince la partita, non è la gioia legata alle nostre banalità… è una gioia che nasce dalla fatica e dall'attesa, da un'attesa che si fa azione.

Potremmo dire che le letture ci danno due prospettive diverse: la prima lettura ci dice la gioia che nasce dal fatto che Dio ci libera gratuitamente da tutto, le altre letture invece ci dicono che la gioia nasce da azioni semplici e impegnative.

Vorrei che tenessimo bene a mente queste due parole “azioni semplici e impegnative”.

C'è la promessa della Gioia che ci da Dio e che nasce proprio da quella liberazione che solo lui può darci. Ascoltiamo cosa dice il profeta “Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!

Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te

è un salvatore potente.

Gioirà per te,

ti rinnoverà con il suo amore,

esulterà per te con grida di gioia”.

Il nostro Dio non è quel idolo a cui purtroppo spesso ci siamo abituati: passivo, debole, lontano e incatenato dai ritmi della chiesa.

Dio esulta per la liberazione del suo popolo, esulta facendo rumore!

La lettera di Paolo e il Vangelo ci dicono però che la liberazione che Dio compie avviene solo ed esclusivamente se noi l’a assecondiamo.

Giovanni ci dice che per essere dei discepoli degni della liberazione bisogna lavorare su se stessi cominciando noi per primi a liberare gli altri.

Mi sono domandato cosa avrebbe detto a me Giovanni, cosa avrebbe detto a voi.

Credo che ci avrebbe detto di convertirci dalla nostra superficialità, dal guardare insistentemente solo il nostro orticello. Successivamente ci avrebbe chiesto di liberarci dai nostri giudizi e pregiudizi su: stranieri, omosessuali, persone diverse da noi e da tutti coloro che noi discriminiamo per qualsivoglia ragione.

Ci chiederebbe di essere concreti nell'amore verso il prossimo non solo a parole e non solo con le preghiere, ma nella concretezza della quotidianità.

Paolo ci ha anche spiegati di fare le cose a modo, anche con educazione, ma con grande radicalità!

La domenica della Gioia pone l'accento sulla gioia che nasce dalla condivisione…

Ci sono persone in questa comunità che condividono il loro tempo, le loro capacità e le loro risorse per far sì che il Natale sia più bello per tutti, per far sì che la parrocchia sia sempre uno spazio realmente aperto a tutti.

Penso ai volontari e alle volontarie delle varie realtà parrocchiali come penso a coloro che lo fanno senza bisogno di essere etichettati in alcun modo, penso ai capi scout come penso agli educatori che a vario titolo agiscono in questa comunità.

La gioia non nasce dal possesso delle cose e della realtà, ma dalla relazione e dalla capacità di sapersi dare.

Nella società attuale questo sembra un ossimoro eppure più ci doniamo più siamo felici.

Non esiste una misura del dono, ma ciascuno deve scoprire la propria misura che però deve essere radicale.

Per potersi donare bisogna essere però purificati e quindi questo richiede un lavoro profondo su noi stessi altrimenti si rischia di dare agli altri schifezze e di non donarsi autenticamente.

Il tempo si è fatto breve, ora bisogna lavorare su noi stessi.

 
 
 

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