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III Domenica del Tempo di Pasqua - Anno A "Una fede che rompe gli schemi"

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 22 apr 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Se la prima domenica è stata caratterizzata dall'annuncio della Resurrezione, se la seconda domenica è stata caratterizzata dalla Misericordia e dalla fede grande di Tommaso, questa domenica viene caratterizzata dalla formazione e dalla testimonianza di vita.

Non so se vi siete accorti che queste domeniche di Pasqua ci stanno accompagnando attraverso un metodo pedagogico che è valido per qualunque persona di ogni tempo: prima si assiste a un evento, poi ci si pone delle domande e dei dubbi, ci si forma e si testimonia.

Il discorso di Pietro nel libro degli Atti è un discorso catechetico che ha l'intento di annunciare la Resurrezione di Cristo attraverso la memoria storica di ciò che è avvenuto sia nella storia di Israele che nella storia immediata cioè dal momento della morte di Cristo. La lettera di Pietro della seconda lettura è un testo più maturo e spiega come si passa da un'esperienza di fede a quella che noi potremmo definire la vita morale. Voglio perdere qualche istante su questo perché troppo spesso come Chiesa ci siamo persi eccessivamente sulla morale e in modo scorretto dimenticando Cristo. Il modo di vivere nasce dall'incontro con Cristo e non è standard. Non viene prima l'annuncio morale, ma la vita morale è conseguenza di un incontro reale con Gesù. 

Che cos'è la morale? La morale è una serie di comportamenti che sono conseguenza diretta di un'impostazione mentale, teologica e valoriale. Sono comportamenti che nascono da una radice più profonda. Si può standardizzare la morale? La risposta non è sì, ma dipende… dipende perché la morale può mutare in base anche alla storia, al percorso storico recente, al contesto sociale e alle mutate condizioni religiose. Vi faccio un esempio: nella prima era apostolica era assolutamente immorale mangiare carne non dissanguata e offerta agli idoli, era assolutamente immorale vestirsi e agghindarsi in modo troppo femminile, era immorale non essere circonciso. Questa morale decade quasi subito, dopo i primi 30/50 anni. L'inserimento dei pagani cambia le carte in tavola e in base al cambiamento che sta avvenendo ci si fa delle domande rispetto agli insegnamenti di Gesù e rispetto al dato di realtà. Guardate che le cose che ho citato non sono cavolate, erano paragonabili a cose molto gravi di oggi. Il mondo giudaico è estremamente concreto e poco filosofico. 

Quindi Pietro nella seconda lettura ci dice che Dio non fa preferenze e che giudica ciascuno secondo le opere. Secondo le opere cioè quello che facciamo, non la teologia, le morali teoriche e non la preghiera.

E come si vive questa condizione? La si vive come stranieri sulla terra cioè nulla ci appartiene e in questo modo possiamo usare di tutto in libertà.

Per dirla come Agostino "ama e fa ciò che vuoi" dove il parametro non è il nostro istinto, ma l'amore di Cristo.

Poi Pietro ribadisce chi ci ha salvati e a che prezzo; lo dice a fondamento di quella libertà che ci deve rendere disponibili gli uni per gli altri.

Il Vangelo ho già avuto modo di commentarlo la sera del giorno di Pasqua, ma rileggendolo vi ho trovato sfumature ancora differenti. Alla luce delle letture mi sono reso conto che anche qui nel Vangelo dei discepoli di Emmaus c'è la stessa dinamica: ignoranza e scoraggiamento, incontro, spiegazione, esperienza fraterna, esperienza del Risorto, corsa per confrontarsi con i fratelli più esperti e testimonianza.

I passaggi possono essere leggermente diversi, ma la dinamica è sempre la stessa.

Il punto di riferimento resta il Cenacolo che è immagine della Chiesa e Pietro che è la colonna.

Voglio attualizzare anche questo passaggio perché sento che oggi sia fondamentale e su questa cosa bisogna essere anche un po' aggressivi oltre che chiari.

Il Cenacolo è la Chiesa. La Chiesa con denominazione Cattolica? Assolutamente no, la Chiesa di Cristo nella sua interezza senza divisione. La Chiesa è il luogo della comunità, che poi sia Cattolica o protestante poco importa, è il luogo dove Cristo si concretizza nei fratelli e nelle sorelle. È il luogo dove, per dirla come il Vangelo, "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sarò con loro".

Pietro. Questo è un passaggio fondamentale per noi cattolici.

Chi è la colonna non lo decidiamo noi in base alle nostre preferenze e in base alla nostra sensibilità religiosa. Con buona pace dei complottisti il Papa è Francesco! Al momento è lui, dopo sarà qualcun altro.

Ogni Papa, anche il più indegno e il più corrotto, ha dato qualcosa alla chiesa. Non sempre i papi sono stati scelti da Dio.

I papi, i vescovi e in fondo anche i sacerdoti vengono scelti a volte per mille ragioni che hanno poco a che fare col Vangelo, con la chiesa e con Dio. A volte si tratta di politica, a volte si tratta di sesso, a volte si tratta di denaro, a volte si tratta di punizione, ecc… a volte si tratta di cose nobili, si tratta di carità, si tratta di accoglienza, si tratta di Santità di vita e si tratta della volontà di Dio.

Insomma i motivi possono essere tanti…

I Pastori non vanno idealizzati e non vanno neanche sovraccaricati di pregiudizi. Ci sono persone che si trovano al ruolo di guida.

La cosa interessante è che spesso, questo si vede molto nel papato, nonostante persone indegne e nonostante errori, la chiesa e il Vangelo sono andati avanti.

Che che ne dicono alcuni di noi viviamo un'era felice perché abbiamo avuto, negli ultimo 100 anni, un sacco di papi uno migliore dell'altro. Gli ultimi 3 hanno manifestato sensibilità molto diverse tra loro, esattamente come avviene nelle relazioni della chiesa apostolica. Ciò nonostante quando la chiesa apostolica ha un dubbio guarda a due Apostoli che sono Pietro e Giacomo. Chi comanda la chiesa Apostolica non è Pietro, ma Giacomo.

Pietro però è la colonna a cui si guarda in modo autorevole. Il Papa rappresenta tutto questo, lui è la nostra colonna di oggi a cui fa riferimento certamente la Chiesa Cattolica, ma a cui guardano molti fratelli e sorelle di altre confessioni.

I discepoli di Emmaus ci insegnano una modalità importante sul cammino spirituale. Da un lato vediamo che davanti allo scoraggiamento bisogna alzare lo sguardo perché Gesù come un viandante ci accompagna, ci viene mostrata la priorità della formazione personale anche religiosa. Attenzione a non affidarci a ciarlatani e veggenti. La formazione non si fa guardando a visioni di qualche veggente, ma si parte dalla Scrittura con persone che conoscono la Scrittura. La formazione non si fa con la morale, ma con la Scrittura, anzi con il Vangelo, con persone che conoscono il Vangelo. Dopodiché si torna alla vita della chiesa, la comunità, le opere soprattutto le opere di carità. Nell'esperienza comunitaria e nell’esperienza di carità noi abbiamo la possibilità di incontrare Cristo. Il riferimento ai pastori e in particolare al Santo Padre deve essere costante.

Non vuol dire che dobbiamo pensarla come il Santo Padre su tutto, come i nostri sacerdoti su tutto, ma loro sono il riferimento del momento e su questo non può esserci contestazione. Ricordiamoci che c'è sempre la libertà di scelta anche di andar via, non si obbligati a restare nella chiesa per forza.

La vita sacramentale deve essere un pezzo importante nell'intera vita, non è l'unico, ma è essenziale che ci sia. Il Cenacolo in fondo rappresenta non solo la comunità, ma anche e soprattutto la vita sacramentale.

Ricordandoci che se i sacramenti sono sette, mediamente noi ne possiamo ricevere 6, esclusi diaconi permanenti che li ricevono tutti, ma ricordiamoci che ci sono sacramenti non scritti. 

Quali? Il sacramento del fratello e della sorella, cioè quella presenza reale di Cristo nei nostri fratelli e nelle nostre sorelle che necessita di una cura particolare. C'è il sacramento della Carità, del povero: che non ha colore politico e non ha colore di pelle, non ha confini nazionali e non lascia morire nessuno, che non ha né genere né orientamento sessuale.

La storia della salvezza non può essere affrontata e vista come conclusa, come un pezzo da museo o cristallizzata semplicemente in un Dogma. Noi siamo parte di questa storia che non sappiamo se e quando finirà, pertanto siamo chiamati a portarla avanti in buona fede e con comportamenti di vita che testimoniano esplicitamente a chi apparteniamo.

Per testimoniare non dobbiamo diventare uomini e donne sullo stile del Family Day e neppure persone da Giornata Mondiale della Gioventù, ma la testimonianza passa attraverso il modo ordinario di affrontare e di guardare alla vita… senza per forza colli storti, ginocchia piegate, linguaggio pietistico, atteggiamento negativo verso tutto ciò che viene dal mondo, visioni mistiche, ecc…

Ogni nostra azione diventerà testimonianza di Gesù senza quasi la necessità di dover pronunciare il suo nome. Gesù emerge sempre quando e dove vuole, lasciamogli lo spazio di emergere nella nostra vita quotidiana, concreta e reale.

 
 
 

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