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III Domenica del Tempo di Quaresima - Anno A

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 11 mar 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

In questo viaggio che ci sta conducendo verso la Pasqua veniamo accompagnati attraverso un itinerario ben preciso.

La prima domenica c'è stato prospettato un tempo di preparazione, di allenamento e la necessità di una certa fatica umana e spirituale.

La seconda domenica siamo stati fatti partecipi dell'esperienza della luce cioè della chiarezza che ci viene concessa e della chiarezza che possiamo avere per noi stessi e con gli altri.

Questa domenica veniamo condotti nell'esperienza della sete e il luogo è il pozzo. Nella prima lettura Israele sta camminando nel deserto e si trova ad avere molta sete, ma è privo di acqua. La situazione è drammatica perché ci sono uomini, donne, bambini e anziani che stanno morendo di sete. Il popolo questa volta non si limita a protestare con Mosè, ma quasi si rivolta e possiamo ben comprenderne il motivo. 

Il profeta vive l'esperienza della paura, della fragilità e dello smarrimento.

Questa situazione da occasione a Dio dimostrare al popolo la sua fedeltà. Mosè viene mandato a colpire la roccia perché da essa ne sgorghi acqua. Quello che noi sappiamo da un altro testo è che a causa di questa situazione Mosè verrà severamente punito infatti Dio gli aveva ordinato di battere la roccia e attendere l'uscita dell'acqua. Lui invece batte la roccia due volte. 

A noi sembra un'inezia, ma Mosè commette il peccato di sfiducia e fa vedere tale sfiducia all'intero popolo… È proprio per questo motivo Dio lo punisce facendogli vedere la terra promessa da lontano senza permettergli però di entrarci.

Questa situazione ha insegnato a Israele che Dio è fedele al suo popolo e che chiedendo otteniamo ciò di cui abbiamo bisogno, ma ha anche mostrato quanto possa essere esigente il cammino di chi decide di essere discepolo di Dio.

Riguardo al Vangelo dobbiamo capire cosa rappresenta il pozzo per il mondo antico e dobbiamo capire cosa rappresenta proprio quel pozzo di cui ci parla il Vangelo.

Sicar si trova ai limiti di Israele ed è il primo pezzo di terra promessa in cui Abramo metterà piede. È il luogo dove verrà costruito uno dei primi pozzi da utilizzare per la famiglia di Abramo. In questo luogo Abramo costruì il suo primo altare al Signore.

Questo dato biblico è importante perché il Vangelo ci sta dicendo implicitamente che si sta parlando di un inizio, è come se i luoghi degli inizi della storia della salvezza ricevessero un nuovo inizio con l'arrivo di Gesù.

Per gli antichi i pozzi non sono luoghi marginali, ma luoghi di incontro e socializzazione con gli stranieri. Al pozzo si abbevera il bestiame, si lavano i panni, si prende l'acqua per la vita domestica e sì incontrano gli stranieri che passano.

Al pozzo Mosè incontra sua moglie ad esempio.

Il pozzo ha anche dei tempi e dei momenti perché non si va a qualunque ora del giorno e della notte, ma si va nelle ore più fresche. Si va alla mattina presto e si va nel pomeriggio, ma certamente non si va a mezzogiorno che è l'ora più calda.

Infine il pozzo rappresenta un bisogno intimamente correlato alla vita ed è un posto inevitabile in quanto senza acqua non si può vivere.

La prima domanda che dobbiamo farci è come mai la donna va al pozzo proprio a mezzogiorno? È il testo stesso che ce lo dice nel dialogo con Gesù infatti probabilmente questa donna è considerata dalla gente una persona dai facili costumi avendo avuto molti mariti. Molto probabilmente non ha voglia di incontrare nessuno anche perché non solo ha avuto molti mariti, ma addirittura convive con uno che non è suo marito.

Però anche la Samaritana ha bisogno di andare al pozzo e decide di sfidare il caldo piuttosto che vivere il disagio dell'accusa dei suoi connazionali.

Questa donna sceglie di trasformare il pozzo, luogo di incontro e di relazione, nel suo deserto personale dove soddisfare esclusivamente i propri bisogni fisiologici. 

Alla luce di questo, l'incontro tra Gesù e la donna risulta ancora più improbabile…

Lei samaritana non ritiene certamente che un giudeo gli rivolgerà la parola a causa del giudizio che i Giudei avevano rispetto ai Samaritani considerati peggio dei pagani. 

I Samaritani infatti erano discendenti di Abramo e adoravano lo stesso Dio di Israele, ma avevano contaminato il culto con altri riti e avevano costruito un tempio parallelo a quello di Gerusalemme.

Quindi possiamo dire che alla sorpresa di incontrare qualcuno al pozzo in quell'ora, si aggiunge la sorpresa di un giudeo che chiede un favore ad una samaritana. L'ultima sorpresa è che questo giudeo si manifesta come un profeta, anzi il messia.

Gesù con questa donna si trova a parlare di questioni personali, ma anche di questioni politico-religiose molto importanti.

Sulla teologia Gesù è implacabile ribadendo che la salvezza viene dai Giudei e che su questo non c'è discussione, ma apre all'universalismo della salvezza sottolineando che essa è data per tutti. In fondo Gesù sta ribadendo un concetto teologico banalissimo che è quello di "popolo sacerdotale".

Israele è un popolo sacerdotale per il mondo, ma troppo spesso ha letto questa elezione in modo esclusivo e non inclusivo. Non è l'errore che spesso facciamo noi cattolici? 

Quando parliamo di non credenti, dei diversamente credenti, di quelli di altre confessioni religiose e cristiane, ecc… Certo che Cristo è per tutti, ma il nostro ruolo non è quello che tutti si convertano bensì è quello di essere popolo sacerdotale che annuncia e porta a tutti la salvezza senza escludere nessuno.

Dall'incontro più improbabile e più strano nasce una nuova discepola, nasce una testimonianza di una conversione che daràla possibilitàa tanti di convertirsi.

Il pozzo in fondo è il fonte battesimale, da quell'acqua, da quella sete, nasce qualcosa di nuovo e imprevedibile.

Quanti pozzi nella nostra vita diventano luoghi solitari e smettono di essere spazi relazionali? Quante volte il pozzo invece di essere il luogo dell'incontro con Dio diventa luogo di angoscia e di odio? Quante volte non siamo disposti a mettere in discussione le nostre certezze umane e religiose pur di non essere scomodati da Dio?

Vi faccio un esempio provocatorio relativo proprio al vangelo di oggi… "Le dice Gesù: «Hai detto bene: Io non ho marito. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero»"

Gesù usa il termine  "mariti" e dice che quello con cui vive non è "marito".

Questo la dice lunga sulla questione di avere avuto più storie legalmente riconosciute e che in fondo a Gesù non crea problemi questa cosa altrimenti avrebbe usato altri termini… oggi nel vangelo ha detto "non è tuo marito", poteva parlare di concubinaggio o di adulterio, ecc… invece usa il termine "mariti".

Gesù non giudica la vita delle persone che incontra e non gli chiede nulla se non di fidarsi di lui. Dio ci prende così come siamo, ma ci chiede di fare un lavoro e di superare le nostre incongruenze. Gesù ci chiede di diventare testimoni di quello che sperimentiamo, del suo amore incondizionato. Di fatto è la nascita di una forma di vita nuova, un nuovo inizio, un battesimo.

 
 
 

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