III DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA - Anno B
- Gabriele Semeraro
- 2 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min

In questa terza domenica del tempo di Quaresima veniamo accompagnati dalla Parola di Dio all'interno di due temi che sono:
La fede cristiana,
Lo zelo
Il mondo giudaico aveva, e ha tutt'ora, una concezione di fede molto particolare e paradossalmente molto lontana da un certo sentire nostro comune.
Noi siamo convinti, almeno la maggioranza di noi, che avere fede abbia a che fare con alcune peculiarità… tra queste troviamo: credere che Dio esista, rispettare un minimo di comandamenti, avere una certa morale e avere una vita liturgica minimale (in realtà la fede cristiana è ben altro, ma pazienza).
Un buon ebreo invece non parte da questo presupposto. Un buon ebreo è tale se vive la legge, rispetta i precetti e vive delle prassi. Non deve credere nulla, un buon ebreo potrebbe essere anche ateo e restare un buon ebreo per quello che è e vive.
Ancora oggi nel mondo ebraico è mediamente così.
I dottori della legge, gli scribi e i farisei non erano cattive persone, anzi erano zelanti nel rispettare le norme giudaiche.
Ciò che ci viene raccontato nel Vangelo di oggi rispetto al tempio non è qualcosa di illecito, di malvagio oppure di inusuale.
Nel tempio non potevano entrare monete pagane pertanto il cambiavalute erano necessari, non tutti possedevano animali da sacrificare secondo la legge pertanto ci voleva anche chi vendesse gli animali.
La contestazione di Gesù non riguarda una prassi legata al tempio, ma l'atteggiamento del cuore.
Gli scribi e i Farisei pensano di amare Dio rimanendo attaccati a norme, morali e comportamenti. Gesù invece dice qualcosa di diverso… il suo zelo non è per la legge, non è per la morale e non è per le prassi, ma per Dio e per gli esseri umani.
Paolo ci ha ricordato che il mondo religioso si divide fondamentalmente in due ramificazioni: chi chiede segni esteriori e chi va dietro a sistemi intellettuali filosofici. Il cristianesimo non è né l’uno né l'altro.
Se facciamo un quadro complessivo del nostro sistema spirituale e religioso, sia come chiesa che come singoli, ci rendiamo subito conto che noi siamo ancora perfettamente nell'ottica pagana oppure nell'ottica giudaica, ma raramente nell'ottica di Cristo.
Quali sono le grandi questioni della chiesa di oggi? Intendo le grandi questioni interne che ci dividono… la morale sessuale, la forma esteriore della sacramentaria, regole assurde da codice di diritto canonico, un certo devozionismo miracolistico, sensazionalismoo, ecc…
Riuscite a vedere le due polarizzazioni tra il giuridico-filosofico e il miracolistico?
Oggi ci viene detto invece che Gesù è zelante nell'amare Dio e nell'amare le persone sospendendo ogni giudizio su chi è fragile e giudicando severamente chi crede di conoscere la volontà di Dio.
Vedete allora che la questione non è il fatto che il sistema religioso si allei un sistema economico oppure che, banalmente, il sistema religioso per sopravvivere nel mondo debba avere un sistema economico… viviamo sulla terra e dobbiamo anche ragionare nella logica del mondo, ma quale priorità spirituale abita la nostra vita?
Paradossalmente una definizione della priorità di noi cristiani e della Chiesa di Cristo l'ho trovata proprio nel codice di diritto canonico. Nel codice ci sono due “parole magiche”, due leggi supreme, che dicono la ricchezza del popolo credente e dicono la priorità assoluta di Dio.
Quando ci sono difficoltà oggettive e grandi limiti per i fedeli… si dice “supplet ecclesia" cioè ci penserà la chiesa a renderti giusto davanti a Dio e a mettere ciò che a te manca.
E qual'é la legge suprema che Dio ha dato alla sua chiesa? La “salvezza animarum” cioè la salvezza delle anime.
Pensate che in caso di necessità anche io posso assolvere e rimettere nella comunione ecclesiale una persona scomunicata dal Santo Padre in persona. Perché? Perché a Dio non frega nulla delle sue regole o nostre, ma è interessato a noi e alla nostra salvezza.
Ecco perché Gesù manda tutto all'aria… le forme possono cambiare, ma non l'unica vera legge che è l'amore per noi esseri umani.
Dobbiamo stare attenti a non fraintendere questa rabbia controllata di Gesù nel tempio e a non strumentalizzarla automaticamente contro il sistema economico che permette alle strutture religiose di sopravvivere. Il segno di Gesù è potente perché va alla radice del pensiero, va alla radice del pensiero credente, va alla radice di come guardiamo con amore gli altri.
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