III DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA ANNO C
- Gabriele Semeraro
- 23 mar
- Tempo di lettura: 3 min

Ancorati al tuo amore… per sperare!
Che cos'è la speranza per noi cristiani?
Ho l'impressione che troppo spesso la parola “speranza” venga fraintesa e se ne dia un significato carico di fatalismo.
“Speriamo che le cose vadano bene, speriamo di superare il compito in classe, speriamo non aumentino le tasse, speriamo di non finire in guerra e speriamo di stare bene…”
Questa visione della speranza è una visione fatalista e non è fondata né sulle nostre azioni né su qualche intima certezza… è puro fatalismo pagano! Lo stesso fatalismo che poi ci fa andare da cartomanti e veggenti.
Per noi cristiani l'immagine invece è quella del Vignaiolo.
La speranza è fondata su due aspetti: la fatica di chi lavora e Il fidarsi di Dio.
Potremmo dire che dopo che abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare umanamente, la speranza consiste nell'intima certezza che Dio è fedele alle sue promesse: Dio è fedele alle sue premesse, Dio è dalla nostra parte e Dio non ci tradisce.
Mi domando se veramente noi ci fidiamo di Dio, sempre, oppure se lo vediamo in fondo come un Dio cattivo che è pronto a fregarci.
Il padrone della parabola è stanco perché non vede frutti e vuole fare spazio. Il Vignaiolo invece vuole fare tutto quello che è il suo potere per salvare l'albero, ma poi sta all'albero dare frutto.
Tu sei l'albero, Gesù il Vignaiolo che ha già lavorato su di te. Stai portando frutto?
Arriverà il tempo della fine per tutti, chi prima e chi dopo, e tu come ti presenterai? Pieno di frutti o sterile?
In fondo Gesù crea questa parabola per insegnare a chi gli sta davanti che Dio i problemi non te li risolve e che le disgrazie capitano a chiunque.
Dio non ti libera dalle disgrazie e non ti manda le sfighe, bensì sta a te affrontare la vita!
Le malattie e le disgrazie non capitano ai più cattivi e non ai più buoni, ma semplicemente capitano.
Non so se avete visto l'intervista che fece Nadia Toffa delle Iene prima di morire. Parlando della sua malattia disse: «All’inizio mi chiedevo: “Perché proprio a me?” Poi, dopo mesi, ho trasformato questa domanda in “Perché non a me?”»
Perché le sfighe e le malattie devono colpire i bambini, gli anziani e chiunque altro, ma non te?
Essere cristiani non ci rende superiori o diversi dal resto dell'umanità, non ci dà il superpotere dell'invulnerabilità bensì ci apre alla fiducia e alla speranza.
La speranza di non essere soli, la speranza di poter vincere quella battaglia magari perdendo anche la vita.
San Giuseppe, di cui ricordiamo la festa oggi e domani, è stato travolto dal male del mondo… Dio non gliel'ha evitato bensì gli ha dato la forza di attraversare quel male e di uscirne vincitore nell'eternità.
Se sei convinta, convinto, che essere cristiani voglia dire che non ti capiterà nulla di male nella vita Allora ti informo che hai sbagliato direzione. Se essere cristiani invece vuol dire affrontare tutto come gli altri, ma con l'ultima speranza che Dio è fedele ed è dalla tu a parte… allora sì, questa è la strada giusta.
La vera speranza Cristiana, cioè l'intima certezza di cui abbiamo finora ha parlato, si testa nei momenti di fatica.
È tempo di camminare, è tempo di provare la tua fede.
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