III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
- Gabriele Semeraro
- 22 gen 2022
- Tempo di lettura: 5 min
La parola di Dio di oggi, in modo molto creativo, ci porta a riflettere su due tematiche importanti: i carismi e la chiesa.
Esdra è appena rientrato dall'esilio col popolo e ha ricostruito il tempio del Signore, ma c'è bisogno di ricostruire anche la comunità. Da dove ripartire? Qual'è quella cosa che tutti condividono in Israele? Si riparte dalla legge del Signore, dalla Parola di Dio. Avviene una sorta di nuovo patto tra Dio rappresentato da Esdra e il popolo di Israele.
Nella seconda lettura veniamo guidati dall'Apostolo Paolo attraverso la presentazione sia della Chiesa intesa come Corpo di Cristo sia come Carismi della chiesa cioè come doni. Questa lettura è fondamentale nella vita di Santa Teresa di Gesù Bambino la quale scopre la sua vocazione proprio attraverso la lettura di questo passo. Proveremo anche noi a rileggerci in questa lettura.
La chiesa, sia quella gerarchica cioè istituzionale sia quella carismatica cioè dei doni, vive un'armonia di competenze differenti. Non è questione di potere!
È proprio questione di competenze diverse in quanto l'unico che detiene realmente un dominio è Dio.
Nella Chiesa gerarchica abbiamo i vescovi con a capo il vescovo di Roma, poi i sacerdoti e infine i diaconi. Questa struttura non serve a dominare i laici, ma insieme come popolo di Dio, camminare sulle vie della giustizia e della santità.
All'interno di questa struttura abbiamo diverse competenze e diversi carismi. Nella chiesa antica i Carismi erano rappresentati dagli eremiti, dei monaci, dagli ordini mendicanti e dalle congregazioni religiose oppure anche da doni speciali come il dono delle lingue, il dono della guarigione e dei miracoli.
Oggi a queste realtà che ormai sono diventate profondamente strutturali e strutturate, nel caso degli ordini religiosi, si affiancano le realtà laicali: i movimenti, i gruppi, le varie comunità i laici,ecc...
Ma c'è di più… Ognuno di noi deve scoprire il proprio carisma da mettere a servizio della Chiesa, ma soprattutto del mondo e questo a prescindere dal proprio posizionamento all'interno della Chiesa stessa.
Facciamo un esempio concreto…
Io in quanto sacerdote sono inserito nella struttura gerarchica dove il mio capo non è il parroco, ma il vescovo e il papa.
Fra me e il parroco esistono competenze differenti e proprie, ma non una superiorità di uno sull'altro… ci sono compiti diversi. All'interno dell'ordine sacerdotale di cui facciamo parte, siamo entrambi tenuti a una serie di cose, ma poi esiste anche un carisma personale.
Quale sia il mio non l'ho ancora capito, ma facciamo finta che sia quello della predicazione e della predicazione fatta con un determinato stile.
Oppure potrebbe essere quello di un approccio particolare alla povertà oppure ai giovani.
Ancora potrebbe essere che il Signore concede a me il dono di un Carisma nuovo a servizio della chiesa, la creazione un movimento, una struttura, un ordine religioso nuovo, ecc…
Qualunque Carisma però deve essere per il bene della Chiesa e della comunità ed è la Chiesa in nome di Cristo che ne certifica la legittimità attraverso il Vescovo, la Conferenza Episcopale oppure la Santa Sede.
Vedete allora come il corpo di Cristo che è Chiesa sia una realtà viva e non semplicemente una struttura pesante e morta.
Qual'è il tuo posto e qual'è il tuo Carisma personale oggi in questa chiesa?
Sei una cellula morente oppure una cellula servizio del capo che è Cristo?
La Chiesa gerarchica senza la Chiesa carismatica è morta, la Chiesa carismatica senza la Chiesa strutturale non funziona e diventa eretica.
C'è il primato dello Spirito Santo che vale su ciascuno di noi e che ha a che fare con le nostre vite quotidiane, che ne siamo consapevoli oppure no.
Gesù oggi ci mostra un modo autorevole di approcciare la Parola.
Essa non si può cristallizzare e non avere a che fare con la nostra realtà, ma soprattutto non si può leggere la Parola senza avere Gesù come lente interpretativa.
Sò che non dipende sempre da noi che siamo qui oggi, ma certi modi di interpretare la Parola sono aberranti.
Ci sono intere letture dell'Antico Testamento che sono letteralmente decadute come insegnamento esplicito, ma che noi consideriamo comunque Parola di Dio pur non applicandole alla lettera.
Come mai? Perché prendiamo le parole dell'Antico Testamento e le sottoponiamo a Gesù.
Ricordiamoci sempre che o Dio ha la forma di Gesù oppure non è Dio.
Allora capiamo bene come certe forzature sulla morale non abbiano senso, quando diventiamo rigidi contro gli altri, quando pretendiamo di giustificare il male che facciamo agli altri con il Vangelo.
Dice il Vangelo che "Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»".
Noi Leggendo la Scrittura, ascoltandola ogni domenica, dobbiamo fare lo sforzo di attualizzarla prima di tutto nella nostra vita. Questo non vuol dire che noi ci comporteremo esattamente come Gesù ha fatto in un contesto profondamente diverso, ma vuol dire che quella Parola si incarnerà attraverso la nostra vita e acquisirà una forma nuova.
Ecco l'aiuto dell'omelia, ecco il senso di chi tra voi pratica la meditazione della Parola di Dio ogni giorno.
La Parola diventa la guida della nostra vita e ci aiuta a sviluppare i Carismi che Dio ha posto il noi per il bene della Chiesa e del mondo.
Che Carisma hai? Quello dell'ascolto, quello della preghiera, quello dell'intercessione, quello del Consiglio, quelle della fortezza, ecc… che dono hai da mettere a servizio di tutti, anche della Chiesa?
Il dono non è tuo, tu lo amministri per conto di Gesù.
Oggi la Parola cosa ti ha lasciato nel cuore? Qual'è il tuo posto nella chiesa? Quale carisma?

Concludo con ciò che scrisse Santa Teresa di Gesù Bambino riguardo la seconda lettura di oggi:
"Siccome le mie immense aspirazioni erano per me un martirio, mi rivolsi alle lettere di san Paolo, per trovarvi finalmente una risposta. Gli occhi mi caddero per caso sui capitoli 12 e 13 della prima lettera ai Corinzi, e lessi nel primo che tutti non possono essere al tempo stesso apostoli, profeti e dottori e che la Chiesa si compone di varie membra e che l’occhio non può essere contemporaneamente la mano. Una risposta certo chiara, ma non tale da appagare i miei desideri e di darmi la pace.
Continuai nella lettura e non mi perdetti d’animo. Trovai così una frase che mi diede sollievo: «Aspirate ai carismi più grandi. E io vi mostrerò una via migliore di tutte» (1 Cor 12, 31). L’Apostolo infatti dichiara che anche i carismi migliori sono un nulla senza la carità, e che questa medesima carità è la via più perfetta che conduce con sicurezza a Dio. Avevo trovato finalmente la pace.
Considerando il corpo mistico della Chiesa, non mi ritrovavo in nessuna delle membra che san Paolo aveva descritto, o meglio, volevo vedermi in tutte. La carità mi offrì il cardine della mia vocazione. Compresi che la Chiesa ha un corpo composto di varie membra, ma che in questo corpo non può mancare il membro necessario e più nobile. Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore è tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l’amore è eterno.
Allora con somma gioia ed estasi dell’animo gridai: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione è l’amore. Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa, e questo posto me lo hai dato tu, o mio Dio.
Nel cuore della Chiesa, mia madre, io sarò l’amore ed in tal modo sarò tutto e il mio desiderio si tradurrà in realtà".
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