IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA
- Gabriele Semeraro
- 7 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min

Quest'anno la seconda domenica d'avvento cede il passo alla solennità dell'Immacolata Concezione.
Per parlare di questa festa dobbiamo comprendere fino in fondo il dogma perché esso non riguarda il concepimento di Gesù bensì la natura stessa della persona di Maria.
Non a caso la liturgia mette in parallelo Eva e Maria. Partendo dal presupposto che Eva non è una persona reale storica, ma la rappresentazione dell'umanità femminile collettiva, troviamo in queste due figure femminili diversi punti in comune.
In fondo l'umanità, nel momento in cui viene creata, vive nella stessa condizione di purezza in cui viene preservata Maria. Potremmo dire che sia Eva che Maria sono nella medesima situazione di essere donne preservate da qualunque forma di contaminazione, ma la differenza sta nelle loro scelte.
Diciamo che Maria viene preservata per grazia dal peccato originale perché di fatto lei, essendo nata dalla nostra umanità, sarebbe dovuta nascere con quell’inclinazione al male tipica di ogni essere vivente. Invece Dio decide di intervenire nel momento in cui Maria viene concepita facendo sì che lei non risenta di questa inclinazione al male e possa essere autenticamente libera di scegliere.
Quando facevo teologia c'erano alcune domande d'obbligo che venivano fatte durante gli esami… alcune di queste domande erano:
Maria è incline al peccato? La risposta è no.
Maria avrebbe potuto peccare? La risposta è sì.
Maria ha peccato? La risposta è no, lei non ha mai voluto peccare.
Le domande pongono l'accento sulla libertà di Maria più che sulla grazia perché se Maria non avesse potuto peccare allora non sarebbe stata veramente libera… se Maria non è libera allora non è un esempio che noi possiamoseguire. Se Maria invece è preservata per grazia, ma la libertà resta intatta allora le sue azioni nascono da una scelta personale che noi possiamo imitare.
Trovo sempre molto interessante come Genesi definisce Eva, dice esplicitamente: “l'uomo chiamò sua moglie Eva perché ella fu la madre di tutti i viventi”.
In italiano facciamo fatica a comprendere questa frase che ai nostri orecchi ha poco senso. In ebraico il termine neutro e maschile per definire l'umanità è “ish” mentre il termine femminile è “ishà”. Si sarebbe dovuto tradurre la parola "ish" con uomo e la parola “Ishà” con uoma che però in italiano non ha troppo senso.
Il termine Eva da due connotazioni al femminile: la prima è quella di essere madre di ciò che vive, colei che suscita la vita. La seconda è quella di essere in relazione e in unità paritetica alla controparte maschile.
Maria a pieno titolo è la madre dell'umanità nuova perché Eva la genera attraverso la carne, il DNA, mentre Maria genera l'umanità nuova che è Cristo ed è una generazione che implica la scelta libera e consapevole.
L'importanza della festa dell'Immacolata sta proprio nel cambio di visione antropologica che esce da una visione mitica, Adamo ed Eva, per entrare in una salvezza che invece è storica rappresentata da Maria e Gesù.
All'interno di questi due racconti troviamo anche due differenti modelli pedagogici molto distanti tra loro. In Genesi Adamo ed Eva sono protagonisti della propria storia e avrebbero piena capacità di determinare la realtà e di determinarsi. Sono due figure però che scelgono la via della deresponsabilizzazione e dello scaricabarile. Adamo dà la responsabilità delle proprie azioni alla compagna, Eva dà la responsabilità delle proprie azioni al serpente, ma nessuno si assume la propria responsabilità.
Maria invece si trova davanti ad una situazione in cui avrebbe potuto dire no o avrebbe potuto campare mille scuse, ma sceglie di assumersi la responsabilità di una cosa più grande di lei e di una cosa che potrebbe metterla a rischio dalla vita.
Se oggi una donna, in Italia, facesse quello che ha fatto Maria verrebbe arrestata per “reato universale di gestazione per altri” e dovrebbe pagare una multa… all'epoca invece si rischiava la vita.
Grazie a queste due figure, una fittizia e una storica, possiamo capire meglio quanto il tema della affiliazione nel cristianesimo diventi centrale. Noi diventiamo figli di Dio nel Figlio di Dio e Maria diviene realmente madre di quell'umanità nuova che si assume le proprie responsabilità.
Su questo dobbiamo lavorarci e tanto perché oggi spesso noi facciamo ancora il giochetto dello scaricabarile e insegniamo alle nuove generazioni a fare la stessa cosa.
È sempre colpa di qualcun altro! Guardate che è una tentazione molto profonda e trasversale a tutto il popolo di Dio…
Il cristiano è colui che si assume la responsabilità del male del mondo anche quando direttamente non è colpa sua, ma sente che la sua missione è quella di imitare Maria e cioè farsi carico di quella parte d'umanità che è fragile e debole.
In questa seconda tappa del tempo di Avvento dobbiamo domandarci a che punto siamo sui temi della nostra libertà personale, sui temi della capacità di farci carico gli uni degli altri e dobbiamo iniziare a domandarci che azioni possiamo mettere in atto per mantenerci all'interno di una logica di vita che sia come quella di Maria.
Noi immacolati non lo siamo, ma possiamo tornare ad esserlo attraverso scelte difficili e attraverso azioni d'amore.
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