IV DOMENICA DEL TEMPO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 28 gen 2023
- Tempo di lettura: 4 min

Povertà e felicità sono intimamente legati nell'esperienza dell'Evangelo.
Povertà
Esistono 2 tipi di Povertà:
La Povertà bella, la sobrietà, la semplicità, la continenza, la trasparenza, ecc…;
La povertà brutta, l'indigenza, l'ignoranza, la solitudine, ecc…
La scrittura di oggi dice
"«Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero».
Confiderà nel nome del Signore il resto d'Israele.
Non commetteranno più iniquità e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare senza che alcuno li molesti".
La "povertà evangelica" riguarda poco il denaro e più la sobrietà di vita.
Essere ricchi di denaro, se onestamente conseguito, non è peccato in sé… semmai lo diventa il suo utilizzo.
La grande bugia, frutto anche d'invidia, è considerare la ricchezza economica peccato in sé.
La chiesa e i credenti non devono essere indigenti, ma poveri nell'accezione della sobrietà e del non attaccare il cuore alle cose.
Se l'antico Israele ha dovuto capire questa cosa attraverso le Scritture, i profeti e i dieci comandamenti; noi non abbiamo bisogno di queste cose, ma delle Beatitudini.
Le Beatitudini sono i nuovi comandamenti cristiani che non ti dicono di non fare qualcosa, ma ti dicono di vivere per essere un povero di Dio.
Il testo delle Beatitudini non possiamo banalizzarlo perché è un testo complesso e, se letto con attenzione, dovrebbe scandalizzarci.
Una persona non abituata al linguaggio ecclesiastico sentendo le Beatitudini ci prende per imbecilli: noi e Gesù.
Proviamo a riascoltare le Beatitudini schiette:
"Beati i poveri in spirito…
Beati quelli che sono nel pianto…
Beati i miti…
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia…
Beati i misericordiosi...
Beati i puri di cuore...
Beati gli operatori di pace…
Beati i perseguitati per la giustizia…
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia…"
Quando mai uno è beato perché è povero in spirito cioè un semplice, chi è beato nel pianto, quando mai i miti sono beati dato che spesso vengono maltrattati, quando mai uno è beato perché ha sete e fame di giustizia il che vuol dire che vive una situazione di profonda ingiustizia, i misericordiosi spesso non sono ripagati con la stessa moneta, i puri di cuore vengono presi per scemi, gli operatori di pace vivono nella guerra, chi è felice perché perseguitato per la giustizia e chi è Beato di subire di tutto a causa di Gesù?
Dobbiamo essere realisti!
Se non entriamo nella logica di Gesù noi siamo: masochisti, pazzi e creduloni.
È l'esito della beatitudine che dà senso e gioia alla stessa!
Capite? Provo a tradurvi le Beatitudini attraverso un'esperienza che vivo io…
Io non sono mica beato di dover venire a Feglino ogni settimana, svegliarmi presto, rompere le scatole a qualcuno per avere un passaggio o aspettare il bus, dover mettere la mascherina sperando di non stare troppo male qui e nei giorni successivi, avere dietro il cortisone che non sempre funziona, prendermi del freddo o del caldo in chiesa, non poter gestire più liberamente il mio pomeriggio a causa dell'orario della liturgia, ecc… la beatitudine sta nella promessa che Gesù mi fa rispetto a tutto questo!
Che cosa mi promette il Signore?
Gesù mi dice che sarò beato perché esercitando pazienza nell'aspettare il bus o il passaggio, esercitando mitezza nelle cose che non vanno, umiltà accettando di state in dinamiche faticose, gestendo l'incertezza fisica, ecc… io sperimenterò Gesù tra di noi, farò un servizio per voi in nome suo, avrò conquistato delle virtù che avrò già dovuto esercitare e sarò anche felice di aver imparato cose nuove.
Questa è la logica dietro le Beatitudini: la promessa e l'esito finale danno ragione di tutta la fatica, il dolore, la malattia, la rabbia e il malessere di cui mi faccio carico, in nome di Gesù, ogni settimana.
La ricompensa è nettamente più grande! Anche se non sempre riesco a riconoscerla…
Noi però siamo fragili e preferiamo nettamente i 10 comandamenti alle Beatitudini perché i comandamenti sono più netti… poi non rispettiamo manco quelli, ma questa è una storia diversa.
Le Beatitudini dicono la grandezza di Dio e la sua immensa fiducia verso di noi.
Gesù crede veramente che possiamo farcela.
Fateci caso… ci sono figure, anche non cristiane in senso stretto, che vivendo il discorso di Gesù hanno raggiunto la beatitudine già qui.
Il Mahatma Gandhi ne è un fulgido esempio.
Nel cattolicesimo: Madre Teresa, Padre Pio, Chiara Lubich, ecc… e tanti santi e sante.
Il discorso della montagna che abbiamo ascoltato è la Magna Carta del cristianesimo.
Va vissuta unitamente alla vita spirituale personale e alla vita liturgica comunitaria.
Ora Gesù chiede a ciascuno di noi di vivere le Beatitudini e di trovarne di nuove.
Beati voi quando… completate voi la beatitudine sapendo che ogni beatitudine è tale soli se l'esito è Gesù stesso.
L'omelia l'avevo conclusa qui, ma poco prima di stamparla ho rivisto un film e in questo film ho sentito una frase che esprime molto bene quella che è, a mio parere, la beatitudine di Dio da sempre e per sempre. Una beatitudine che Gesù ha vissuto molto bene e che chiede a noi di riproporre nel mondo.
"Guarda i girasoli: s'inchinano al sole, ma se vedi uno che è inchinato un po' troppo significa che è morto. Tu stai servendo, però non sei un servo. Servire è l'arte suprema. Dio è il primo servitore; Lui serve gli uomini, ma non è servo degli uomini" (La vita è bella).
La felicità più grande di Dio è quella di aver scelto di uscire da sé per venirci incontro, mettersi a servizio nostro e rendersi quasi uno schiavo della nostra umanità pur di salvarci tutti. Ecco La beatitudine più bella di Dio e la nostra beatitudine più alta… servirci gli uni gli altri.
Comments