IV DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 17 dic 2022
- Tempo di lettura: 4 min

La Parola oggi ci annuncia, in tre modi diversi, la nascita del Messia.
La prima lettura è una profezie scritta non in riferimento a Gesù, ma è una profezia per il re Acaz.
Il re vive un tempo incerto anche perché non riesce ad avere un figlio e la successione è in pericolo.
Dice la Scrittura
"Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele»"
La vergine non è Maria, ma Abiia moglie del re che non riesce a rimanere incinta.
Il figlio che nella profezia è chiamato Emmanuele sarà il figlio Ezechia.
Giustamente la profezia è riferita al re e a sua moglie, ma correttamente la applichiamo anche a Maria in modo letterale questo perché la parola di Dio non si esaurisce nella adempimento della profezia immediata e si apre ad altre realtà di ogni tempo.
Nella seconda lettura vediamo un annuncio di Paolo alla comunità cristiana di Roma alla quale si sta presentando e alla quale vuole presentare la solidità della sua dottrina.
È un annuncio diverso che però tiene conto della dimensione storica, biologica e spirituale di Gesù Cristo.
Nel Vangelo abbiamo udito la cosiddetta "annunciazione di Giuseppe".
Si tratta di di un evento diverso da quello di Zaccaria e di Maria i quali vedono un angelo, cioè un messaggero, da svegli.
Qui abbiamo un sogno.
Giuseppe basandosi sulla sua cultura e sul principio di realtà non vuole più sposare Maria ritenendola infedele. Giuseppe si fa delle domande su di sé e decide di non potersi impegnare in quel rapporto però è un uomo buono e non vuole esporre Maria alla pubblica accusa.
Cosa avviene? Un sogno, un messaggio e una nuova domanda a sé stesso. Avviene qualcosa di nuovo, un movimento interiore che lo porta a scegliere di credere a Maria e che lo porta ad essere realmente padre di quel bambino.
La Parola di Dio parla proprio di questo: del lasciarsi sorprendere e ribaltare la vita da Dio.
Un re senza prospettiva di posterità, una comunità che vuole capire e un uomo sconvolto da un dubbio sono ribaltati da Dio che si intromette nella loro vita.
La questione è proprio questa: Dio ci ha ribaltato la vita? Ci ha sorpreso? Nella nostra storia, nella nostra vita come Dio si intromette, come ci sconvolge e come ci ribalta?
Se questo non avviene o non è avvenuto vuol dire che non lo abbiamo mai incontrato.
Giuseppe si fida di un sogno e sceglie quella donna, quel bambino e accetta un progetto totalmente avulso rispetto ai suoi programmi. Non è facile né semplice agire come Giuseppe.
Maria e Giuseppe scelgono di adattarsi alla realtà che si pone loro davanti, una realtà assurda e surreale.
Noi facciamo fatica nei cambiamenti e nelle novità, molto raramente ci lasciamo sorprendere da Dio nei luoghi della nostra vita.
Personalmente mi oppongo con forza a diversi cambiamenti perché mi scomodano, mi urtano e mi danno la sensazione di perdere dei pezzi.
Spesso ho ragione, ma altrettanto spesso mi accorgo che se mi lascio sorprendere da Dio la mia vita cambia e la vita di coloro che sono intorno a me cambia.
A volte basta poco, basta provare a vivere quella realtà lasciandosi contaminare un pochino da essa, a volte serve un grande sforzo per accettare il cambiamento che la nuova realtà porta alla mia vita e che io porto alla realtà con cui entro in contatto… perché a volte è difficile anche accettare di essere io il promotore di un cambiamento.
L'esempio di Giuseppe è palese: lui certamente accetta il progetto di Dio, ma il progetto di Dio viene contaminato e cambiato dall'azione di Giuseppe. Giuseppe ci mette del suo e non è spettatore passivo!
È l'esperienza che fanno da sempre le comunità cristiane quando cambia un parroco, che si fa al lavoro quando cambia il capo, che si sa in diocesi quando cambia il vescovo e che si fa ogni volta che c'è un cambiamento forte nella vita proprio vita personale e nella comunità sociale che sia di stampo religioso oppure no.
Il re Acaz manca di coraggio perché non sa chiedere quella discendenza che lui cerca: pensa che Dio non c'entra nulla con la sua vita affettiva, con il sesso e con la nascita di un figlio. Dio gli dà esattamente quello di cui lui ha bisogno per svegliarlo.
La comunità di Roma non ha bisogno di San Paolo, è una comunità forte e autonoma che è già stata evangelizzata da qualcun altro. Dio dà a questa comunità qualcuno di cui la comunità stessa non sente apparentemente il bisogno: il grande Apostolo delle genti e il grande teologo della cristianità apostolica.
Giuseppe che sta progettando una sua idea di famiglia, si ritrova davanti una moglie che è già incinta: è una famiglia diversa, assolutamente non convenzionale e lui è chiamato a fare una scelta difficile che però lo realizzerà pienamente nei suoi desideri.
Dio è così: ribalta gli schemi ed emerge dove gli pare!
Se lo lasciamo agire lui emergerà nelle realtà più improbabili e nelle difficoltà più insormontabili: in quella famiglia in crisi, in quella Famiglia allargata, in quella coppia che convive, in quella coppia omosessuale, in quel lavoro che non mi piace, in quella persona che mi sta sull'anima, addirittura in alcune situazioni pericolose per la tua salute fisica e mentale, ecc…
Con questo non sto dicendo che si debba accettare tutto e si debba dire sì attivamente a tutto, ma bisogna avere l'intelligenza di San Giuseppe il quale è pronto a tornare sulle sue decisioni e che valuta bene le sue energie.
Lasciamoci ribaltare dal Signore.
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