IV DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO - Anno B
- Gabriele Semeraro
- 23 dic 2023
- Tempo di lettura: 3 min

In questo avvento abbiamo scoperto la necessità di amare, poi siamo usciti per riscoprire il nostro volto e il volto di Gesù, infine abbiamo scoperto l'importanza della casa, della Famiglia.
Ora? Ora è il tempo della fiducia, è il tempo del salto della fede.
Questa domenica Maria, e noi con lei, siamo chiamati alla prova della fede… non basta più la nostra devozione, non bastano le nostre credenze e le nostre idee. È tempo di dimostrare la nostra fede e fedeltà.
Nella prima lettura abbiamo scoperto che Dio si dimostra non solo attendibile, ma fedele.
Il re Davide ha raggiunto la stabilità del suo regno e del suo potere.
Nel pieno dell'euforia diviene arrogante. Anche noi siamo così… vogliamo decidere tutto nella nostra vita soprattutto quando le cose vanno bene.
Davide, come noi, è abile nel travestire la propria meschinità e arroganza con un linguaggio religioso e l’apparato religioso spesso si svende in fretta al potere “«Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai in cuor tuo, perché il Signore è con te»”.
Quando il profeta ha consultato la volontà di Dio facendo un serio discernimento?
Il re Davide non è interessato né a Dio né al popolo, ma vuole costruire il tempio accanto alla reggia solo per motivi politici.
Natan del resto non consulta Dio perché capisce che il tempio a palazzo avvantaggierebbe anche lui.
Il Signore invece vuole cogliere la bontà al di là di ogni evidenza e quindi cogliere quell'intenzione di costruire un tempio e la utilizza come immagine per annunciare qualcosa di più grande.
È Dio che si manifesta a Nathan per correggerlo, è Dio che rimprovera Davide e lo rimette al suo posto, è Dio che fa qualcosa per noi… ci costruisce una casa e lui è la casa stessa.
La profezia di Nathan è una profezia poliedrica infatti essa si realizza su Davide in due modi: egli avrà un discendente e sarà questo discendente a costruire il tempio. La profezia si realizza pienamente in Cristo quando dalla discendenza della casa di Davide il Verbo eterno sceglierà di incarnarsi e le parole di Nathan troveranno pieno compimento. La profezia però non si concluda qui perché essa, come spesso ha ricordato papa Benedetto XVI in relazione alle profezie, si realizza altre volte lungo la storia. Ad esempio quando San Francesco di Assisi sente la voce di Dio che gli chiede di riparare la sua casa, egli fraintende pensando fosse San Damiano, ma in realtà era la casa della Chiesa.
Essa si realizza anche oggi con Papa Francesco il quale viene chiamato a prendersi cura e edificare, come Francesco d'Assisi e come il re Davide, la casa della chiesa e la casa comune del pianeta.
Ad essere fedele è sempre Dio e raramente siamo noi.
A noi è chiesto di fidarci, di dire sì e di lavorare di conseguenza.
Maria non sa tutto, è in una situazione difficile e pericolosa. Avrebbe potuto obiettare, avrebbe potuto protestare e avrebbe potuto dire di no, ma sceglie di dire sì e di lavorare in quel sì.
Non ci sono scuse, non ci sono parole religiose, non ci sono manipolazioni e non c'è asservimento al potere.
C'è semplicemente un sì che si fa carico delle possibili conseguenze, cercate o no non è importante, ma le fa sue.
Noi Spesso siamo distanti da un “Sì” preso responsabilmente e consapevolmente, esattamente come il re Davide ammantiamo di religiosità le nostre schifezze.
Maria sta nella realtà, fa la sua scelta e paga le conseguenze della sua scelta.
Fare la volontà di Dio non è facile, non è il dolore e richiede un certo sforzo, ma ci porta tanta gioia e tanta bellezza.
Con questa domenica l'attesa è finita, è tempo di assunzione di responsabilità.
Dio viene comunque ogni giorno sia che lo stiamo aspettando sia che viviamo come atei… l'esito finale di questo dono dipende da noi.
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