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IV DOMENICA DEL TEMPO DI AVVENTO ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 18 dic 2021
  • Tempo di lettura: 4 min

Il Vangelo di oggi ci mostra la profonda umanità di Maria che, sullo stile di Dio, batte la via della piccolezza.

La piccolezza è un concetto importante della vita cristiana: lo stile di Maria ci insegna che i cristiani non sono grandi per il mondo, ma sono grandi nel mondo.

Qual è la nostra grandezza come cristiani? Qualunque sia la nostra condizione sociale, qualunque sia la nostra origine etnica e culturale, Dio la esalta e la fa diventare grande.

Più si è autenticamente umani più si è autenticamente cristiani!

Lo ridico con chiarezza e con forza: più siamo autenticamente umani più siamo autenticamente cristiani!

È la via della santità ordinaria, è la via battuta dalla maggior parte dei Santi ed è quella che Maria ha scelto per sé.

Nella storia, nelle piccole cose nei piccoli gesti quotidiani, pensiamo ai gesti comuni di una mamma e di un papà, di un uomo e una donna, di una persona semplice che va al lavoro…: ognuno di loro può far diventare grande il piccolo segno dell'incontro con Dio e della presenza di Dio nella sua storia.

Maria ha appena saputo di essere incinta e cosa fa?

Parte in fretta da Nazareth che si trova in Galilea per raggiungere i monti della Giudea dove si trova la parente Elisabetta. Avrebbe potuto preoccuparsi della propria gravidanza e preparare tutto e invece sceglie di partire per dare una mano alla parente incinta.

La via della piccolezza di cui abbiamo parlato è proprio quella sottolineata dalla dimensione di fede e carità concreta di Maria.

Maria, a differenza di Zaccaria che resta muto, è beata perché ha creduto.

La dimensione della fede, il fidarsi di Dio, presuppone il silenzio dell'ascolto e l'attenzione degli occhi verso la realtà perché altrimenti si rischia di rimanere incapaci di pronunciare parole di consolazione e di speranza per i fratelli e le sorelle che ne hanno bisogno.

Guardiamo all'esperienza di tutti i giorni: chi non ha fede oppure ha una fede piccola, quando deve avvicinarsi alla sofferenza altrui, dice parole vuote e di circostanza, ma non riesce ad arrivare al cuore dell'altro perché non ne ha la forza.

E come si può crescere nella fede? Solo attraverso la Carità concretamente vissuta ogni giorno!

Dice il Vangelo di oggi che "Maria si alzò e andò in fretta" da Elisabetta: in fretta, ma non con ansia. In fretta e nella pace.

Maria "si alzò": si tratta di un gesto che indica la premura. Avrebbe potuto rimanere a casa per preparare le proprie cose e invece in fretta si alza per aiutare la parente. L'evento della nascita di Gesù inizia con un atto di generosità, un atto di carità.

È il segno evidente che Maria non sta generando Gesù solo nel corpo, ma nel proprio cuore l'ha già generato.

Allora la via della piccolezza che è tipica del cristiano ha i tratti della fede e della Carità concreta e quotidiana.

A volte noi abbiamo tanta premura nel curare le nostre forme di pietà, di adornare le statue dei santi e tirarle giù dai loro piedistalli, di fare i presepi nelle chiese e nelle case, ma poi ci dimentichiamo dei gesti di carità verso i fratelli e le sorelle.

È attraverso l'ascolto dell'altro, lo spezzare il pane con il povero, la gentilezza, il lavoro svolto eticamente senza sotterfugi, il fare un piccolo servizio come aprire la porta delle sale parrocchiali a un gruppo che chiede ospitalità, è attraverso le opere di misericordia corporale e spirituale che si cresce veramente nella via della piccolezza e quindi della autentica fede.

Ricordiamoci quello che ci dice San Giacomo Apostolo nella sua lettera "Che giova, fratelli miei, se uno dice di avere la fede ma non ha le opere? Forse che quella fede può salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: «Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi», ma non date loro il necessario per il corpo, che giova? Così anche la fede: se non ha le opere, è morta in se stessa. Al contrario uno potrebbe dire: Tu hai la fede ed io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, ed io con le mie opere ti mostrerò la mia fede" (Giacomo 2, 14-18).

Non possiamo essere cristiani teorici, non possiamo essere cristiani che pensano solo a pregare con la bocca, ma poi se ne lavano le mani dei bisogni degli altri. Non possiamo essere attaccati con il cuore a delle statue, che permettetemi sono poco più che comodini di legno o marmo, e poi dimenticare i fratelli e le sorelle che hanno un bisogno reale e concreto.

Il Vangelo di oggi ci invita alla gioia che nasce da azioni concrete, da un ascolto nella fede che si fa prontamente azione anche aldilà delle nostre personali situazioni e necessità.

La Vergine Maria ci ottenga la grazia di vivere un Natale estroverso, ma non disperso: estroverso: al centro non ci sia solo il mio "io", ma il tu di Gesù e il tu dei fratelli e delle sorelle, specialmente quelli che hanno più bisogno nella concretezza di una mano. Solo allora saremo realmente discepoli dell'Amore che si fa carne cioè concretezza, che oggi si vuole fare carne in ciascuno di noi e attraverso le nostre azioni quotidiane e il nostro vivere.





Maria Madre dell'Amore,

prendici per mano nel cammino verso tuo Figlio,

portaci con te da Elisabetta nella sua casa,

Elisabetta che si fa presente in tutti coloro che hanno bisogno del nostro aiuto,

rendici partecipi della vostra commozione,

dell'incontro affettuoso, dei gesti di tenerezza di due madri "piccole" e piene di grazia e di Spirito Santo.

Lasciaci ascoltare le vostre parole di speranza,

contemplare il vostro sorriso,

la vostra gioia vera, profonda e inaspettata.

Donaci il profumo della vera gratitudine,

rendici capaci di pregare con voi inni di lode, di ringraziamento e di meraviglia per il Signore.

Donaci la fede nella potenza di Dio,

donaci di poter credere come te che l'impossibile è possibile,

che se ci mettiamo a disposizione con le nostre mani,

l'impossibile può diventare realtà. Amen.

 
 
 

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