IV DOMENICA DEL TEMPO DI PASQUA - Anno B
- Gabriele Semeraro
- 20 apr 2024
- Tempo di lettura: 4 min

Mi sembra che una delle tematiche su cui riflettiamo troppo poco, quando ascoltiamo il vangelo e quando ascoltiamo le parole di Gesù, sia la tematica dello scarto.
Non si tratta di una tematica semplicemente antropologica e non si tratta neppure semplicemente di una categoria filosofica bensì è l'esperienza di Dio.
Il popolo d'Israele è un popolo piccolo e scartato, ma Dio lo sceglie.
Nel popolo d'Israele spesso Dio si serve di piccoli e degli scartati per compiere la sua volontà.
Gesù sceglie delle persone che in fondo sono degli scarti o degli scartati: pescatori, esattori delle tasse traditori, zeloti terroristi, prostitute, giovani che non contano niente e donne spesso disprezzate.
Gesù stesso viene scartato dal suo popolo e viene rifiutato fino alla morte.
La dinamica dello scarto allora non è una dinamica marginale ed è anche una dinamica a cui noi dobbiamo prestare molta attenzione.
Nella società d'oggi noi generiamo scarto su tutto e a scapito di tutti: sulla vita, sull'ecologia, sul lavoro, nelle dinamiche familiari, ecc… su tutto invece di essere nella logica dell'inclusione siamo nella logica dello scarto, del rifiuto e della spazzatura.
Nelle relazioni, nel lavoro e in comunità siamo chiamati a non generare dinamiche di scarto anche se magari siamo chiamati a fare delle scelte… a volte ai preti e alle comunità capita di dover mettere da parte qualcuno per il bene di tutti oppure ci si trova a fare delle scelte per dover contenere alcune situazioni, ma dobbiamo ricordarci che nasciamo come popolo dello scarto e scartato.
Dio sceglie gli scartati per fare cose grandi. Lo abbiamo dimenticato!
La cosa più demoniaca che sia accaduta nella storia dell'umanità è quella di aver trasformato le nazioni in popoli formalmente cristiani, politicamente cristiani e socialmente cristiani.
Cristiani della forma, ma non più della sostanza. Cristiani che invece di mettersi dalla parte degli scartati hanno cominciato a scartare, a depredare, a violentare tutto ciò che era diverso da un certo modello… pensate alla storia dei conquistadores spagnoli, pensate alla violenza che abbiamo fatto in Africa, ma pensate anche alla violenza che si è fatta in Europa contro i pagani che si rifiutavano di convertirsi.
Lungo tutta la storia della chiesa Dio sceglie persone scartate per convertire la chiesa stessa, persone non sempre Sante canonicamente parlando, ma che hanno obbligato la chiesa a cambiare.
Nel 1200 Dio si serve di San Francesco d'Assisi, che diviene uno scartato, per convertire la chiesa.
Per poter convertire la chiesa nel 1500 Dio si è servito di Martin Lutero, scartato per le sue idee e addirittura manipolato dal mondo della politica per i propri fini.
E tanti altri…
Da allora ancora oggi la chiesa ha tra i più grandi riformatori personalità che magari sono state scartate.
Quando il Papa giustamente definisce la chiesa un ospedale da campo, la definisce così perché vuole riportarla alla sua dimensione reale.
In tutto questo allora come rientra nel Vangelo di oggi?
Dio non è un masochista a cui piacciono le persone che soffrono, ma ama tutti e cerca di dimostrare la sua benevolenza in particolare a chi ne ha più bisogno cioè agli scartati.
Lui cerca i più lontani perché ne hanno più bisogno.
Allora vorrei tornare a quello che dissi a Pasqua sugli scartati di oggi… Dio non è più vicino a noi che siamo in chiesa, ma esce da questa chiesa per andare incontro a coloro che sia noi sia la società hanno reso un rifiuto.
I poveri, i migranti, i tossici, chi soffre qualunque forma di dipendenza, le persone scartate a causa della loro sessualità, coloro che noi riteniamo “non a posto” perché il loro percorso matrimoniale è fallito oppure perché non lo hanno mai avuto, ecc… e ancora quelli che noi mettiamo fuori dalla chiesa perché consideriamo o troppo progressisti o troppo conservatori.
Dio esce e va in ricerca in mille modi…
C'è un comando che Gesù segue ed è quello di dare la vita per riportare tutti a Dio Padre.
Noi come chiesa, come chiesa mondiale e come chiesa particolare, non ci possiamo permettere di generare scartati e di essere inaccoglienti.
Essere chiesa che esce, in mille modi differenti, vuol dire proprio questo: imitare Gesù in questo suo mandato di raggiungere e lontani.
Anche qui però c'è da fare un chiarimento: noi non siamo chiamati ad uscire per trascinare la gente in chiesa e incasellarle nelle nostre norme da codice di diritto canonico e della morale cattolica.
Noi siamo chiamati ad uscire per farci vicini a coloro che sono lontani e basta.
Per dirla come il nostro Sinodo diocesano 《La Chiesa che sognamo perciò ha le porte spalancata a Cristo e con Lui è capace di abbracciare con gioia chiunque, prendendo l'iniziativa per farsi prossima a ciascuno, ogni persona è degna della nostra dedizione. [...]
Cresce nel “noi” ecclesiale la consapevolezza, quanto il desiderio, di essere accolti e accogliere l'altro, in qualsiasi situazione viva, a partire dagli abbandoni spirituali e materiali》.
(Libro Sinodale, cap. 4 n° 25)
Chiamati ad accogliere senza costringere nessuno ad entrare nelle nostre logiche, senza piegare forzatamente le loro vite.
Ecco cosa chiede oggi a noi la Scrittura e il Vangelo.
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