IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C
- Gabriele Semeraro
- 29 gen 2022
- Tempo di lettura: 5 min
Quante volte, noi gente di chiesa, presumiamo di sapere chi è Gesù e chi è Dio semplicemente perché abbiamo deciso noi come deve essere?
È la tentazione degli uomini e delle donne di religione di ogni tempo e di ogni luogo... dire al Signore come deve essere, come deve comportarsi e cosa deve manifestarsi.
Geremia è un profeta controverso che pagherà caro il proprio essere a servizio del Dio vero e vivo piuttosto che dell'immagine di Dio che ci siamo costruiti, dell'idolo.
Molti hanno inteso questo testo come il racconto di una vocazione, quasi che Dio avesse predestinato Geremia a essere profeta al di là delle sue scelte personali. Ciò che dice invece il testo è qualcosa di diverso e si tratta non della predestinazione di un uomo, ma della fatica di essere testimoni anche fino alle estreme conseguenze.
Perché? Perché Dio è compagno nella lotta che non è contro gli altri, ma contro il male. L'intento non è abbattere chi è diverso da noi e chi è nell'errore, ma la sua conversione.
Il cuore di Dio è la Carità.
Le altre due letture vogliono proprio manifestarci questo volto di Dio ricordandoci che noi discepoli e discepole dobbiamo conformarci con la nostra vita a quel volto.
Prima di andare avanti allora vorrei chiarire una banalità, una cosa ovvia, ma che forse noi continuiamo a confondere. Quando parliamo di carità, nella chiesa, non stiamo parlando di elemosina ma stiamo parlando di un atteggiamento della vita, un orientamento del cuore e un modo d'essere.
La carità non si fa, ma si vive e si è.
Nel Vangelo troviamo Gesù che torna a casa e ci torna non da falegname, ma da grande profeta e predicatore.
Ciò che avviene manifesta anche una nostra tentazione cioè la pretesa di sapere chi è Gesù. Quante volte forti della nostra morale, forti della nostra retorica ecclesiale, forti delle nostre tradizioni e di una certa prassi ecclesiale pretendiamo di sapere chi è Dio.
Quante volte per colpa nostra e del nostro modo di imporre Dio agli altri, la gente scappa?
E quante volte, passatemi la battuta, facciamo scappare Dio dalle nostre vite e comunità?
Gesù a questa dinamica non ci sta né allora e neppure oggi!
Dice il Signore: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
Gesù citando vari episodi della Scrittura sta sottolineando come la salvezza di Dio, rifiutata dagli eletti, sia passata ai pagani cioè più lontani. È lo stesso discorso di quando Gesù dice che nel Regno di Dio passeranno avanti pubblicani e prostitute.
Queste parole di Gesù sono vere oggi più che mai e lo vediamo in tanti gruppi di rottura nella chiesa che portano grandi frutti di conversione, mentre le nostre comunità muoiono.
Mi viene in mente, ad esempio, la realtà del "progetto Gionata" in cui molti giovani e adulti, grazie alla loro evangelizzazione concreta e il loro radicarsi nel Vangelo, stanno riportando tanti nella chiesa. Sono persone che per la morale Cattolica sono fuori dalla Chiesa a causa del proprio orientamento sessuale e alla loro identità di genere, ma che portano frutti benedetti per la Chiesa e per la Chiesa Cattolica.
Come possiamo acquisire quello stile della Carità che è espressione del volto di Dio? Ce lo dice San Paolo nella seconda lettura.
L'Inno alla Carità è un testo che andrebbe letto e riletto ogni giorno per tentare di viverne anche solo un punto ogni giorno.
Se uno legge con attenzione il testo si accorgerà che non esiste proibizione di alcun genere. È come se l'Apostolo dicesse che qualunque cosa ha valore, qualunque cosa è lecita, ma a patto che sia guidata dalla Carità cioè dell'amore.
Qualunque gesto, qualunque azione, qualunque parola, qualunque cosa fatta con e per amore è lecita e addirittura necessaria.
Nella storia della chiesa e nella storia delle nostre comunità abbiamo visto comparire e scomparire tante cose, strutture, carismi, devozioni, predicatori eccelsi, Santi, abbiamo rinunciato a prassi millenarie, ecc… tutto un giorno verrà meno, ma se saremo nella carità come atteggiamento di vita e del cuore allora nulla è perduto e nulla è inutile perché avremo ancora la cosa più grande la Carità che è uno dei nomi propri dello Spirito Santo di Dio.
Forse il sinodo ci porterà a chiudere alcune chiese della nostra diocesi riducendole da parrocchie a Cappelle… e quindi?
Già immagino le ire, le recriminazioni e le proteste, ma quello sarà uno dei punti decisivi che manifesterà se noi siamo di Cristo oppure no. Vedremo gente lasciare la chiesa e non andarci più perché hanno toccato la loro parrocchia, vedremo proteste per cambiamenti epocali che nei prossimi anni necessariamente toccheranno il ruolo della donna nella chiesa, assisteremo a scismi e divisioni a causa del tentativo da parte di molti di radicarsi nuovamente nel Vangelo di Cristo attualizzando oggi nella carità.
Tanti dicono che oggi la chiesa, sia Cattolica che protestante, si trovi al capolinea… io esclamo: finalmente!
Forse siamo giunti finalmente al capolinea di una chiesa strutturale e devozionale che ha perso spesso la Carità di Cristo e siamo in una nuova fase dello Spirito Santo.
Il "progetto Gionata" né un'espressione luminosa, ma tante altre sono presenti nella chiesa oggi, anche nella nostra diocesi: il Cursillos de Cristiandad, il Movimento dei Focolari, la Comunità di Sant'Egidio, Taizé, Comunione e Liberazione,ecc...
Per guardare alla nostra diocesi mi viene in mente il progetto che si chiama "Pozzo di Sicar" finalizzato ad aiutare e riavvicinare alla vita di fede separati, divorziati, divorziati risposati, coppia di fatto e persone di qualunque orientamento sessuale. Uno strumento necessario per noi pastori alla luce del magistero di Papa Francesco.
Uno dei grandi segni che la chiesa sta tornando al vangelo lo abbiamo proprio nel magistero del papa con "amoris Letitiae" che con tanta fatica cerca di concretozzarsi nella chiesa di oggi con grande resistenza da parte di un certo clero e dalla maggior parte del popolo di Dio anche qui presente oggi. Lo dico non come accusa, ma come constatazione del fatto che molti si ostinano a non avvicinarsi all'Eucarestia perché pressati ancora da un certo tipo di insegnamento tradizionale che ha suscitato le loro ansie e sensi di colpa.
Torniamo al vangelo e torniamo a quello stile di carità che permette alla chiesa di essere sempre e perennemente in riforma per aprirsi al mondo e salvarlo, ma c'è bisogno di noi cioè della nostra carità perché noi, tutti noi qui presenti, siamo noi la chiesa che manifesta il volto di Cristo al mondo.

Signore Gesù,
mostraci nuovamente il volto del Padre,
aiutaci a comprendere che solo la Carità è il volto di Dio.
Spirito Santo,
scendi nelle nostre vite e trasformale,
rendici capaci della Carità di Dio,
quella Carità che il Figlio di Dio Gesù ci ha manifestato.
Fa che noi non ci sentiamo a posto semplicemente perché abbiamo fatto l'elemosina,
semplicemente perché abbiamo donato del denaro,
semplicemente perché abbiamo fatto un'opera buona.
Aiutaci a essere persone che vivono uno stile di vita che è la Carità,
che ogni nostra azione sia impregnata di amore e gentilezza
e che anche i momenti di tensione possono essere permeati dall'amore e non dall'ira.
Maria,
modello della Chiesa e Madre del bell'Amore,
guidaci tu insieme al tuo sposo Giuseppe
sulla via della mitezza e della Carità quotidianamente vissuta
in ogni gesto di ordinaria gentilezza.
Amen

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