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IV DOMENICA DI AVVENTO ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 21 dic 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Questa domenica veniamo introdotti alla tematica dell'offerta.

Secondo la legge antica, ma in fondo secondo tutte le grandi tradizioni religiose, bisogna offrire al divino qualcosa: un olocausto o sacrificio animale, un'offerta vegetale o monetaria.

Attraverso le offerte si cerca di colmare quel vuoto e quella distanza abissale tra il divino e l'umano.

La logica della parola di Dio di oggi invece ribalta completamente la situazione. Dio dà l'esempio per primo muovendosi lui verso l'umanità.

Nella visione del profeta Michea questo è chiaro: colui che è antico nascerà dalla vergine e si muoverà per radunare i suoi, per salvarli e per instaurare un tempo nuovo.

La Lettera agli Ebrei ci dice invece che tutte quelle offerte previste dei tempi antichi verso la divinità, sono ormai inutili! Dio stesso si è fatto uomo e si è offerto per colmare quel vuoto abissale che per noi resta incolmabile.

Se tu non credi che Dio è Gesù e che Gesù è Dio, hai un problema serio! Solo attraverso l'umanità di Gesù noi possiamo giungere a Dio perché per noi, da soli, Dio resta irraggiungibile.

La Lettera agli Ebrei dice:

Allora ho detto: “Ecco, io vengo

– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –

per fare, o Dio, la tua volontà”».

Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». 

L'offerta, il sacrificio e l'olocausto vengono offerti da Cristo stesso attraverso la sua croce.

Noi non abbiamo nulla che possiamo offrire, ma l'offerta che possiamo fare è la sequela di Cristo attraverso la nostra quotidianità.

Egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

Nel Vangelo invece ci viene spiegato, attraverso le azioni di Maria, come vivere l'offerta della nostra vita.

Maria ha appena acconsentito a rimanere incinta, dovrebbe essere preoccupata per se stessa e per il rischio a cui si sta socialmente mettendo… lei invece parte per mettersi a servizio della parente Elisabetta.

Il servizio è lo stile e la vera risposta di ogni cristiano che vuole camminare sulle vie percorse da Gesù.

Non esiste altra strada per la salvezza se non il servizio: libero, gratuito e generoso.

Dall'incontro di due persone che hanno scelto di essere discepole e che hanno scelto di mettersi a servizio, compare la volontà di Dio.

Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

Lo Spirito Santo emerge sempre quando due o più persone si mettono a disposizione di Dio.

Dall'incontro nasce poi sempre la gioia: Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

In fondo L'esperienza di queste due donne è esperienza di chiesa, è esperienza di sinodalità ed è esperienza di Dio. Quando c'è l'incontro tra la giovane e l'anziana, quando le due si comunicano e si ascoltano reciprocamente, ecco che lo Spirito di Dio emerge.

È l'esperienza della chiesa che si mette in ascolto dei più giovani e, se l'ascolto è autentico, nascono cose incredibili.

Tanto la/il giovane quanto l'anziana/o devono però essere persone a servizio: al servizio della chiesa, della comunità e della fragilità.

Quanto noi abbiamo acquisito lo stile del servizio nella nostra quotidianità, sul lavoro, nella vita personale ed ecclesiale?

Voglio ricordare ciò che diceva Papa Francesco, ma con parole un po' diverse: chi nella chiesa non serve non serve a nulla.

Lo stile del cristiano è il servizio, Cristo che doveva essere servito è invece sceso in una mangiatoia e si è messo a servire.

Il tempo si è fatto breve… non sprechiamo l'opportunità che il Signore ci concede per essere suoi discepoli.

 
 
 

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