IV DOMENICA DI QUARESIMA - Anno A
- Gabriele Semeraro
- 18 mar 2023
- Tempo di lettura: 5 min

Avete fatto caso che la Parola di Dio ci sta facendo fare un itinerario pedagogico e impegnativo?
La prima settimana di Quaresima siamo stati introdotti nel deserto e nella lotta con noi stessi, la seconda settimana siamo stati condotti nell'esperienza della luce, la terza settimana si è parlato di rinascita e oggi siamo condotti di nuovo nell'esperienza luminosa della vista.
La prima lettura ci mostra la differenza tra il guardare e il vedere. Il profeta guarda, ma non vede: si ferma a ciò che esterno, alle caratteristiche fisiche e ai dati sensoriali. Dio vede l'essenza di ogni persona.
Tutto il racconto del Vangelo di oggi è costruito sul gioco tra vedere e guardare, ma confondendo anche i termini in campo. C'è chi ha l'uso della vista, ma è incapace di vedere, c'è chi guarda con gli occhi ma non riesce a guardare nessuno e c'è Gesù che esce dagli schemi, dagli stereotipi e dai pregiudizi.
Gesù nel Vangelo viene mostrato come colui che scardina gli schemi e crea realtà nuove, ma questo scardinare gli schemi non è indolore per gli uditori.
Gesù scardina il pregiudizio religioso portato dai discepoli:
i discepoli ricordano a Gesù un pregiudizio religioso "chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?". Questo pregiudizio che ai miei occhi sembra sciocco, antiscientifico è veramente anacronistico… è un pregiudizio duro a morire! Fateci caso, quante volte siccome ci capita qualcosa di brutto diciamo "perché Dio permette questa cosa?" oppure urliamo "perché proprio a me?" o ancora "perché Dio mi punisce?"
Veramente pensiamo che Dio perda il suo tempo mandandoci malattie e punizioni perché non siamo abbastanza buoni? Ma in che Dio crediamo? Certamente non quello di Gesù Cristo!
Il Signore invece dice "né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio" Questo vuol dire che quel male Dio non l'ha causato, ma coglie l'occasione di quel male per volgerlo in bene, anche il male può essere occasione di bene. Certo che quando si attraversa la malattia è difficile avere questo sguardo, ma dobbiamo averlo chiaro.
Gesù scardina la logica miracolistica.
Per ottenere la guarigione Gesù fa dei gesti e chiede l'impegno dell'interlocutore. Facendo ciò il Signore vuole uscire dalla logica miracolistica, magica e scaramantica a cui troppo spesso abbiamo ridotto la fede. Gesù invia l'uomo malato alla piscina e questo torna guarito.
Il Signore scardina la logica legalistica.
Non è vero che se una cosa è vietata dalla legge civile o dalla legge ecclesiastica allora in automatico è sbagliata, non è vero che automaticamente è peccato. Come già avvenuto in altri Vangeli ci viene ricordato che la legge non è superiore all'uomo, ma l'uomo è servito dalla legge.
"Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Quante volte noi siamo come gli scribi e i farisei più attaccati alla legge che alla persona di Gesù, più fedeli alle norme che al bene dei nostri fratelli e sorelle? Io ricordo tempi in cui da dai nostri altari si urlava contro chi lavorava di domenica non tenendo conto delle necessità delle persone, ricordo tempi in cui si urlava dall'altare contro i divorziati e gli omosessuali, ricordo tempi in cui si diceva alla gente che tutto era peccato e tutto nel mondo era male. Ciechi guida di ciechi siamo stati per decenni e spesso tuttora siamo ciechi.
Gesù scardina le certezze dottrinali e teologiche.
I teologi, i preti, i laici particolarmente zelanti e quelli che credono di sapere si trovano sempre in difficoltà davanti all'evidenza di un Dio che esce dai loro schemi.
"Da' Gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Siamo bravi nelle nostre certezze religiose e arriviamo a definire male anche ciò che Dio manda per il bene solo perché esce dai nostri schemi preconfezionati. Ecco il mondamismo religioso peggiore e becero.
Gesù scardina le evidenze.
Neppure colui che è stato guarito conosce il volto di Gesù perché Gesù è uno tra tanti, si confonde nella folla e si nasconde tra di noi. Il Signore scardina le nostre consapevolezze, le nostre certezze e si manifesta a chi vuole lui e come vuole lui anche al di là della chiesa.
Io ho evidenziato cinque meccanismi che Gesù scardina, ma se leggiamo con attenzione il Vangelo ne troveremo molti di più.
Nel battesimo c'è stata data potenzialmente la capacità di vedere e noi scegliamo invece di rimanere a guardare e di manipolare ciò che abbiamo guardato. Ricordiamoci quello che dice Gesù "è per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi".
C'è un'accusa pesante in questo Vangelo da parte di Gesù verso coloro che credono di vedere "se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite 'noi vediamo', il vostro peccato rimane".
La presunzione di sapere cosa Dio vuole e di spingerci oltre ciò che è evidenza, ci porta a essere insalvabili.
Guardate che il peccato originale ha molto a che fare con sta roba qui, la presunzione della salvezza e il credere di sapere cosa vuole Dio non tenendo conto delle persone che abbiamo davanti… questo è il peccato. Il negare la nostra cecità ci porta ad un livello di arroganza tale che ci impedisce la conversione, è quel peccato contro lo Spirito Santo di cui Gesù dice che è imperdonabile… è l'impenitenza.
Vi racconto una storia vera, non per sparlare, ma perché manifesta chiaramente questo atteggiamento.
Di scribi e di farisei ipocriti tra di noi ce ne sono molti, persone zelanti che mettono la legge ecclesiastica davanti all'umanità dei fratelli e delle sorelle. In questi anni mi è capitato di conoscere tante persone, mi ricordo di alcune, una in particolare, che viveva nella presunzione di avere grandi capacità educative, dottrinali e di avere il mandato da Dio di educare tutti gli altri… tutti, laici e non.
La cosa che mi colpì di più negativamente fu la capacità di manipolare la Scrittura in base ai propri istinti, inclinazioni e convinzioni, una manipolazione molto subdola perché in fondo usava il lessico ecclesiale, teologico e religioso.
Fuggite lontano sempre da chi non sa predicare usando parole normali… chi parla un linguaggio ecclesiale, dottrinale e non normale è pericoloso perché ha dimenticato il fango da cui proveniamo tutti e in cui tutti siamo immersi.
Questa persona si era convinta di essere colei che era stata mandata per educare alla fede gli altri e il tutto ignorando completamente ciò che le persone intorno a lei le dicevano… pastori e non.
Essere ciechi ci porta anche ad ignorare completamente chi intorno a noi cerca di aiutarci, ci rendiamo ciechi anche del male che facciamo intorno a noi tanto da arrivare a non coglierlo più. Spesso ci convinciamo che tutti parlano bene di noi, che tutti ci apprezzino e che il nostro operare non solo sia fondamentale, ma addirittura un diritto.
Ho sempre fatto il parroco, sono sempre stato catechista, non ho mai fatto nulla di male, ho sempre letto in chiesa, ho sempre fatto questo e ho sempre fatto quello… chi se ne frega!
Il fatto che noi facciamo una cosa da una vita non ci autorizza a pensare che quella cosa sia un nostro diritto, che abbiamo ricevuto un mandato divino o che quel ruolo ci sia dovuto.
Il fatto di avere tante conoscenze religiose, avere tanti contenuti e il fatto di aver sempre fatto un certo tipo di attività all'interno della chiesa non ci garantisce nulla.
Credere di vederci bene è pericoloso perché si ricade proprio nella logica di Gesù quando dice in un altro Vangelo "ciechi guida di ciechi", il problema è che la prima cecità porta con sé un principio di colpevolezza mentre la cecità degli altri non ha colpevolezza né peccato.
Vi invito a rileggere questo Vangelo a casa, con calma, nel silenzio e a farvi delle domande.
La capacità di vedere e quella di guardare non solo la stessa cosa.
Impariamo la via dell'umiltà, della ricerca vera e sincera di Gesù nella nostra vita, della ricerca della sua presenza nelle cose più piccole che viviamo quotidianamente.Chiediamo al Signore il dono della vista per discernere ciò che è giusto e vero da ciò che è falso e che si traveste di luce nella nostra vita. Chiediamo al Signore di renderci capaci di vedere e non semplicemente di guardare vivacchiando la vita.
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