LO SVUOTAMENTO DELLE DEVOZIONI E DELLE TRADIZIONI NELLA NOSTRA CHIESA DI OGGI
- Gabriele Semeraro
- 24 ago 2019
- Tempo di lettura: 4 min
https://www.agensir.it/italia/2019/08/24/quando-i-simboli-religiosi-diventano-simulacri-o-portafortuna/
Articolo molto interessante sotto molti punti di vista.
È da diverso tempo che sto pensando di pubblicare due righe riguardo a certe devozioni della chiesa.
Questo articolo, pur non parlando direttamente di questo, ha fatto rinascere in me questo desiderio.
Ci tengo a sottolineare che quello che scriverò di seguito non pretende di essere un insegnamento della Chiesa e neppure pretende di proporre una presunta verità da me impugnata.
Si tratterà di alcuni pensieri liberi, passibili di errore e visioni personali su questa tematica.
LO SVUOTAMENTO DELLE DEVOZIONI E DELLE TRADIZIONI NELLA NOSTRA CHIESA DI OGGI.
È innegabile che ciascuno di noi è la sintesi di molteplici fattori: famiglia, contesto economico, cultura, condizionamenti religiosi o assenza di essi, formazione, esperienze di vita, aspirazioni, contesto culturale locale e globalizzato, influenza dei vari social media, secolarizzazione, ambiente naturale, ecc...
Tutto questo, e molto altro, contribuisce alla formazione della nostra identità individuale e collettiva.
La storia ci insegna che per uomo sono importanti i simboli i quali rimandano, normalmente, ad eventi o valori concreti che sono stati importanti per la propria storia.
Questo è vero in qualunque ambito della vita umana.
Determinati segni e simboli, determinate preghiere e devozioni si sono sviluppate in un determinato periodo storico e in un certo tipo di mentalità.
Nella chiesa questo implica anche un certo modo di vivere e intendere la fede in Cristo Gesù.
Poi però la storia va avanti e i contesti cambiano... Ciò che può avvenire è: o la rielaborazione dei contenuti aggiornandola e arricchendola oppure una sostituzione totale dei contenuti o ancora uno svuotamento dei contenuti.
Questo avviene sempre sia in ambito più "laico" che in ambito religioso.
Proviamo a fare un esempio evidente:
Lo svastica o croce uncinata nasce in Oriente nel periodo neolitico come simbolo di buon augurio. Probabilmente rappresentava la nascita del sole che era riconosciuto come elemento vitale per l'uomo.
Successivamente fu il modo di rappresentare in Oriente la croce greca.
Quando il nazismo si impossessò di questo simbolo, lo svuotò completamente dei suoi significati e divenne il simbolo negativo che tutti conosciamo del nazionalsocialismo tedesco.
Questo è un esempio evidente del processo di cui vi parlavo.
Ma questo, seppure in modo differente, è avvenuto anche per le nostre devozioni e tradizioni cattoliche.
Il rosario...
A forza di dire che il rosario è difesa contro il diavolo e le forze oscure, questa devozione bellissima è stata nel tempo svuotata del suo significato.
Come molte devozioni, l'intento del Rosario era quello di educare il popolo di Dio sui misteri dell'incarnazione del Verbo meditando la sua vita terrena. Altro intento era quello di far crescere l'amore verso la Madre di Dio.
Ancora aveva lo scopo di favorire la preghiera costante per i defunti.
Non so bene come e quando, ma tutta una serie di insegnamenti e un certo tipo di prassi ha trasformato questa preghiera profondamente cristologica in qualcosa di vuoto e scaramantico.
La cultura sudamericana si è appropriata della corona del rosario e ne ha fatto un simbolo senza senso da tatuare sul corpo dei malviventi oppure da indossare come una collana portafortuna.
In Italia si è diffusa la prassi di appenderla in macchina quasi proteggesse il mezzo.
Nelle nostre chiese non viene più pregato il rosario, ma viene "vomitato" velocemente senza riuscire a soffermarsi sui misteri che enuncia.
Tutta la dimensione caritativa verso i defunti, tutta la dimensione contemplativa verso la vita del Cristo e tutto l'amore a Maria si è come dissolto nell'aria.
Dov'è finito il legame vivo con Gesù e con sua madre? Dov'è finito il legame con la realtà?
I Santi...
Altro capitolo sono le devozioni dei santi e le processioni con le casse.
Dal punto di vista culturale e di bellezza artistica c'è poco da dire, ma se parliamo di devozione viva e di quanto questa aiuti la fede in Gesù... Allora c'è molto da dire.
Che differenza c'è tra queste processioni e devozioni rispetto ai culti degli antichi romani o dei Greci?
Che differenza c'è con i riti magici della santeria cubana o di altre forme sincretiste?
Portiamo le immagini dei santi per strada "a prendere aria" in mezzo a gesti che di religioso non hanno nulla.
Quando "va bene" i paesi per intero partecipano a queste processioni senza alcun tipo di spirito religioso e fanno una serie di gesti solo perché "si sono sempre fatti così".
Quando "va male" portiamo le statue in giro in paesi vuoti per poi intronizzarle nelle chiese dove tutto è cristallizzato a livello di una liturgia ricca di apparenza e povera di sostanza.
Hanno ancora senso queste forme oggi? La risposta corretta è: dipende.
Dipende da quanto portano ancora a una vita di fede concretamente vissuta.
Cerchiamo di chiarirci: Vita di fede si intende uno stile di vita personale profondamente evangelico e non quante volte si va in chiesa o quante preghiere si dicono! Ma come tratto le persone che incontro, con cui lavoro e con cui vivo. Come tratto i poveri, i profughi, gli immigrati, i malati, gli anziani, ecc...
Quanto questo mio stile è simile a quello di Gesù ed è vissuto per amor suo. Quanto vedo Gesù nel fratello.
Allora quanto queste forme devozionali e tradizionali rimandano a un'esperienza viva di Gesù oggi nel 2019?
Non sto dicendo che bisogna abolire tutto, ma bisogna partire da questa domanda per rievangelizzare queste forme. In caso contrario è molto meglio non mettere in scena teatrini che dal punto di vista storico saranno bellissimi, ma dal punto di vista della fede non c'è più nulla.
Da questo modo di intendere l'esperienza credente non è esente nessuna forma devozionale, tradizionale o moderna. Paradossalmente neppure la liturgia e i sacramenti sono esenti da questo processo.
Ritengo che oggi sia necessario da parte dei laici e del clero un cambio di mentalità e un riavvicinamento autentico a un Vangelo che parli al nostro quotidiano e un quotidiano che parli al Vangelo.
Come disse alcuni giorni fa in un omelia "non saranno queste forme a farci entrare in paradiso o a condannarci. Non serve dire il rosario oppure avere mille emozioni per salvarsi. Ciò che ci salva all'incontro personale è vivo con Gesù che si manifesta visivamente SEMPRE E PRINCIPALMENTE nella relazione con gli altri".
A quel punto qualunque forma devozionale antica o nuova, attualizzata e legata alla realtà di oggi diventerà occasione stimolante e nutriente per il nostro amore verso Gesù e verso i fratelli.
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