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Novena del Carmine - 4° giorno

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 15 lug 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

La festa del Carmine a Finalborgo si festeggia domenica 21 luglio. Qui di seguito vi propongo la meditazione da me fatta oggi 15 luglio 2024.



Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv2, 1 - 11)

Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».  E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le anfore»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto - il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l'acqua - chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all'inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.


La fiducia di Maria alle nozze di cana: la discepola.

Siamo all'inizio del ministero pubblico di Gesù. Il maestro ha cominciato a radunare alcuni discepoli e si sta preparando alla sua missione pubblica.

Come vi dicevo ieri sera, noi dobbiamo partire dalla concretezza della vita di Gesù e dei suoi amici cercando di evitare tutte le spiritualizzazioni che altrimenti trasformano il racconto in una finzione.

Come capita a ciascuno di noi anche a Gesù capita di avere degli amici che lo invitano a una festa di nozze. La festa di nozze all'epoca di Gesù era una roba che non ci possiamo neppure immaginare: durava giorni, era ricca di simboli, era ricca di musica ed era forse una delle rare occasioni in cui culturalmente era concesso alzare il gomito.

Il fatto che alle nozze il vino dovesse essere buono era proprio dovuto a un fattore culturale: da un lato di prestigio e dall'altro, visto che socialmente era una delle rare occasioni in cui ci si poteva ubriacare, doveva essere proprio buono sto vino.

Gesù va a queste nozze e chiede di poter portare i suoi amici. A noi questa cosa può sembrare strana, ma per i maestri era normale portarsi dietro i propri discepoli. Probabilmente questo matrimonio era di qualche parente o di qualche amico di famiglia visto che il Vangelo ci dice che c'è anche Maria.

Avviene qualcosa di insolito: il vino è finito.

Oggi per quanto sarebbe un problema… sarebbe un problema risolvibile perché abbiamo i centri commerciali e i grandi distributori sempre aperti, ma all'epoca voleva dire la fine della festa e soprattutto uno smacco sul buon nome della famiglia.

Maria in questa situazione, diversamente da quando smarri Gesù nel tempio, qui Maria è ben presente a se stessa ed è ben presente alla situazione.

“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino»” 

Maria si rende conto che la festa rischia di finire male, che il vino della gioia viene a mancare e che umanamente ci si può far poco. La madre in questa situazione dimostra di aver già intuito qualcosa sul proprio figlio e in qualche modo decide di fare un passo avanti. Fino a questo giorno Maria è rimasta semplicemente la madre di Gesù, ma qui c'è la trasformazione: Maria diventa una discepola attenta.

Nuovamente Gesù sembra essere smarrito a se stesso e dice «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora».

Maria capisce che è il momento per Gesù di emergere e di non essere più semplicemente suo figlio bensì diventare a pieno titolo il maestro.

È interessante che in questa circostanza Gesù smette di chiamare Maria Madre, ma la chiama donna.

Maria è la nuova Eva che sta lanciando nel mondo l'umanità nuova di Cristo, il nuovo Adamo.

L'acqua nelle giare spazza via il pericolo che la festa finisca, spazza via la tristezza di una vita senza prospettiva e fa sgorgare il vino nuovo della gioia di Dio verso questa umanità.

Maria ci invita a uscire dalle nostre certezze per essere noi quell'acqua nuova che diventa buon vino.

Se l'acqua che ci ha resi cristiani nel battesimo non diventa buon vinello nella nostra vita… stiamo perdendo tempo qui in chiesa e fuori di essa.

Maria diventa il prototipo della discepola coraggiosa che da un lato ascolta e segue Gesù, ma dall'altra lo spinge e lo dona a tutti.

Anche per noi è giunto il tempo di essere come Maria e uscire dalle nostre certezze religiose e umane, portare il vino nuovo nel mondo.

Se avremo il coraggio di uscire dai nostri schemi religiosi, se avremo il coraggio di seguire Cristo nel mondo e se avremo il coraggio di rompere le dinamiche d'odio… Allora avverrà il miracolo e tutti si accorgeranno che noi siamo vino buono, anzi il migliore da cui abbeverarsi.

Questo che ho detto attraverso immagini è un processo che implica una rottura e una fatica interiore non da poco. Dobbiamo trovare il modo di riempire la giara della nostra vita, giara che in questo momento è vuota, con dell'acqua pura. La giara è vuota perché è piena di ogni nefandezza che abita il nostro cuore: l'egoismo, la misoginia, l'omobitransfobia, il razzismo, una certa mentalità serpeggiante fascista, un intransigenza religiosa verso coloro che non sono cristiani, la violenza verbale, la violenza fisica, la violenza psicologica, la violenza spirituale, ecc… abbiamo bisogno dell'acqua dello Spirito Santo che riempia questo vuoto esistenziale con sguardi d'amore, di benevolenza, di affetto, di carità e di accoglienza.

Questo possiamo impararlo da Gesù, di cui Maria è la prima discepola e alle nozze di Cana lo dimostra.

 
 
 

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