Novena del Carmine Finalborgo - 3° giorno
- Gabriele Semeraro
- 15 lug 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Il Carmine a Finalborgo non verrà celebrato il 16 luglio, ma il 21.
Qui di seguito pubblico la mia meditazione del 14 luglio.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 41 - 52)
I suoi genitori si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.
Lo smarrimento di Gesù nel tempio: smarrimento di Maria e Giuseppe.
Noi siamo abituati a guardare a Gesù, alla famiglia di Nazareth, ai santi in generale e a tutto ciò che riguarda il mondo della fede con uno sguardo di scarsa concretezza. Con Maria, Giuseppe e Gesù lo facciamo molto di più. Come dico spesso ci immaginiamo la famiglia di Nazareth come fossero i santini dal collo storto, poco concreti, molto spiritualiggianti e in fondo più simili a una favola che a una famiglia reale.
Invece la famiglia di Nazareth è una famiglia come tante e che fa le cose tipiche del suo tempo, della sua cultura e della sua tradizione religiosa.
Il Vangelo precisa che ogni anno la famiglia parte per andare a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Non dobbiamo dimenticare che Giuseppe appartiene a una famiglia importante ed è un uomo che ama Dio quindi, probabilmente, ci tiene andare spesso al tempio.
Maria e Giuseppe vivono una dinamica di clan che conoscono bene dove i bambini si muovono tutti insieme e quindi non c'è da preoccuparsi anche se non li si vede tutto il giorno. Era la dimensione antica dei nostri paesi dove i bambini crescevano tutti insieme senza necessariamente avere i genitori a controllarli perché era il paese stesso a sorvegliare i bambini.
In questa dinamica Gesù appare esattamente come tutti gli altri bambini e il testo lascia intuire che Gesù è un bambino abitudinario il quale difficilmente si allontana dal gruppo.
In questo racconto di normalità emerge la straordinarietà di un evento: Gesù si allontana e non si trova più.
Come tutti i bambini normali, forse per la prima volta, Gesù disobbedisce a una norma sociale.
Perdersi a Gerusalemme vuol dire perdersi in una grande città con mille pericoli, per fare un paragone e come portare un bambino a Roma oppure in una delle grandi città europee perdendolo.
Maria e Giuseppe sono genitori normali che vanno in angoscia. Non a caso l'evangelista sottolinea che i genitori cercano Gesù per tre giorni. Sono i tre giorni in cui Giona rimane nel ventre del pesce, sono i tre giorni del sepolcro. Quei tre giorni rappresentano l'angoscia dell'umanità smarrita che non sa come uscire dall'angoscia.
Gesù non è scappato bensì è nel tempio.
Anche Gesù in questo caso è smarrito a se stesso perché ha frainteso la sua missione. Fate caso alla differenza tra la modalità in cui Gesù intende a dodici anni la sua missione e poi come la farà realmente da grande.
Davanti all'angoscia dell'umanità di Maria e di Giuseppe smarriti Gesù risponde “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”
Anche Gesù è smarrito perché in questo momento sembra intendere che la sua missione debba avvenire nel tempio e svolgersi coi maestri della legge, ma sappiamo che la gran parte della sua missione sarà lontana dal tempio.
In qualche modo oggi il Vangelo ci racconta dello smarrimento dell'umanità, anche di Gesù e Maria e Giuseppe, ma in fondo lo smarrimento della nostra umanità.
Possiamo intendere la vita spirituale e le devozioni in tanti modi, modi leciti, ma non sempre corretti.
Maria e Giuseppe non capiscono ancora Gesù, ma Gesù non comprende ancora se stesso… è troppo giovane. Potremmo dire che Dio sta ancora facendo esperienza di cosa voglia dire aver assunto veramente quella carne umana.
C'è un'incomprensione che nasce tra i genitori e Gesù, ma in fondo anche tra Gesù e Gesù.
“Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”.
C'è bisogno di un tempo di formazione e sottomissione, anche per il Dio incarnato.
Il Vangelo di oggi ci mette davanti al nostro smarrimento come cristiani, come discepoli. Anche noi troppo spesso abbiamo frainteso la nostra missione, abbiamo frainteso cosa volesse dire essere persone di Cristo e figli della chiesa.
Ogni qualvolta noi ci affrettiamo a squalificare l'umanità a favore di una ritualità allora ci troviamo nella condizione della Sacra Famiglia in questo Vangelo: tutti smarriti in modo differente.
Dobbiamo prenderci un tempo per riscoprire l'umanità nostra e degli altri, l'umanità nostra e di Cristo. Dobbiamo prenderci tempo per capire la differenza profonda che c'è tra la religione morta fatta di molti riti e la fede vera viva fatta di umanità e di carità.
Gesù non si ferma nel tempio, ma torna a casa e torna ad essere un Dio sottomesso all'umanità.
Nei tempi di smarrimento che viviamo, da esseri umani e da cristiani, dobbiamo tornare a vivere la sottomissione alla realtà. Dio ci guida attraverso la realtà quotidiana, familiare, in cui ci troviamo a vivere.
Dallo smarrimento però non si esce da soli, ma abbiamo bisogno di fratelli e sorelle che con noi facciano famiglia.
Ecco il senso di essere qui insieme con Maria.
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