Quinta domenica del tempo ordinario - Anno B
- Gabriele Semeraro
- 3 feb 2024
- Tempo di lettura: 4 min

Qual’è il senso dell'essere cristiani? Soprattutto mi vien da domandarmi: è ancora una scelta? Né capiamo la responsabilità e le conseguenze?
Nell'ultimo periodo, per ragioni legate al catechismo, mi sono reso conto di quanto ormai siamo immersi in una mentalità surreale rispetto alla chiesa e alla fede.
Vi confesso una cosa che so non essere del tutto condivisibile, ma personalmente solo contro i sacramenti dati ai bambini.
Continuerò a darli e a mantenere le strutture che mi verranno affidate dalla Chiesa, ma di fondo ritengo scorretto e pericoloso un certo tipo di messaggio che passa relativo al mondo chiesa, fede e prassi sacramentale.
Un'accusa che è stata fatta alla nostra chiesa dopo il Concilio Vaticano II è stata quella di aver infantilizzato troppo la dimensione ecclesiale e liturgica… io concordo totalmente con questa accusa.
Che senso ha chiedere i sacramenti per i nostri figli se poi noi, noi adulti, non siamo interessati a vivere sino in fondo ciò che comporta essere cristiani.
Più volte vi ho già detto, e continuerò a dirvi, che la vita cristiana è una fregatura! Una bellissima fregatura, ma dal punto di vista del mondo è una fregatura.
Il cristianesimo non è una dottrina, non è una prassi e non è una spiritualità personale.
Un grande errore, che spesso ho fatto anche io, è quello di aver fatto passare il seguente messaggio: per essere cristiani basta essere battezzati ed essere persone buone.
No! Essere buone persone battezzate non fa di noi dei buoni cristiani!
Domenica scorsa ho accennato al fatto che Gesù fa unità della nostra vita e che ogni aspetto della vita deve essere portato all'unità della nostra persona.
Se uno fa cose buone nel mondo, ma non viene in chiesa con la comunità a pregare… non è un cristiano!
Se uno prega tanto ed è sempre in chiesa, ma non vive la carità, l'accoglienza, la gentilezza, ecc… non è un cristiano!
Gesù oggi ci ha mostrato quanto sia importante vivere la relazione in famiglia, ci ha mostrato quanto sia importante guarire e prendersi cura delle altrui ferite, ci ha mostrato l'importanza della preghiera personale e domenica scorsa della preghiera comunitaria.
I discepoli di Gesù, i quali scelgono personalmente di essere tali, sono chiamati a vivere tutto questo nella propria vita in un processo di unificazione.
Ai miei scout di Savona dicevo che si fa unità in tutto: da quando mi sveglio e vado in bagno a quando vado a dormire, tutto quello che faccio sono sempre io e sono sempre davanti a Dio.
Come possiamo noi dirci cristiani se poi questa scelta di fede non l'abbiamo fatta da adulti?
Questo però vuol dire che fare unità si debba fare anche con quegli aspetti della nostra vita e del nostro credere che sono difficili.
Negli ultimi anni ho visto i nostri fedeli polarizzarsi e dividersi su moltissime questioni: il Papa, la CEI, il covid, la politica, i vaccini, la scuola, il catechismo, ecc…
Non sarebbe un problema pensarla in modo diverso, ma il problema viene nel momento in cui si porta, a sistema credente, la violenza.
A te che parli male del Papa come ti può venire in mente di poter fare la comunione? Non sei in comunione con chi è stato messo da Gesù a guidare la chiesa, non ti fidi che Dio guida la chiesa, ma pretendi di fare la comunione?
Come puoi tu pretendere, uso volutamente il verbo “pretendere”, i sacramenti per tuo figlio, ma tu la vita ecclesiale non la vivi.
Ovviamente è inutile che lo dico a voi che siete qua in chiesa, ma dobbiamo ripartire dal mondo della fede adulta e di una scelta adulta di fede oppure possiamo chiudere con il cristianesimo.
Gesù ci chiede nel Vangelo di seguirlo e di farlo concretamente.
Lungi da me riproporre un modello fallimentare come quello della Democrazia Cristiana oppure della commistione tra chiesa e stato, ma dobbiamo ripartire da una fede che si fa concretezza fuori dalla chiesa e che nella chiesa, anche nella liturgia, ha un punto di riferimento solido e partecipativo.
Noi non dobbiamo tediare il mondo con ideologie, opinioni e proposte di legge che battono sulla morale… cominciamo dalla nostra vita, cominciamo a unificare la nostra vita.
L'annuncio del Vangelo è un annuncio che va a toccare la vita lasciando la libertà di scelta, ma una volta fatta questa scelta vincola anche a delle forme esteriori.
Come tutte le scelte consapevoli della vita, bisogna che anche la fede diventi una questione importante.
Se non ho tempo per la messa, se non ho tempo per la chiesa, significa che non è una cosa importante nella mia vita e posso farne a meno.
Se non ho voglia di vivere bene, in modo accogliente, significa che non mi interessa la vita sul modello di Gesù.
Se lavoreremo in questo senso allora saremo inviati a tutti. Dice Gesù a noi: “Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto”.
È tempo di partire in un cammino che ci rende più umani, più simili a Gesù.
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