Saluto alla comunità che Albissola Marina
- Gabriele Semeraro
- 4 mar 2019
- Tempo di lettura: 4 min
Cari amici,
con questa lettera desidero raccontarvi alcune cose...
Non ci giro intorno… il vescovo ed io abbiamo deciso, per varie ragioni, che il mio servizio in questa comunità abbia termine.
Questa è l'ultima domenica che abbiamo celebrato insieme e poi, dopo una breve pausa per gli esercizi spirituali, da domenica 17 sarò nella comunità di Quiliano con don Michele Farina almeno fino all'ordinazione… dopodiché verrò trasferito nuovamente in una nuova destinazione pastorale definitiva.
Ora capite perché ho scelto di scrivere questa lettera… perché salutare non è facile.
Il mio arrivo ad Albissola è stato inaspettato.
Ero a Varazze da 11 mesi ed ero convinto che sarei rimasto lì a lungo, ma il vescovo mi chiese di venire ad Albissola.
Quando sono arrivato non avevo chiaro se questa sarebbe stata la mia destinazione pastorale definitiva dopo l'ordinazione, ma avevo chiaro che avrei imparato tante cose e che sarebbe stata una comunità che mi avrebbe permesso di formarmi.
La vita è fatta di incontri: ci sono incontri che cambiano la vita e altri che sono solo per un pezzo di strada, ci sono incontri che ci cambiano e altri che richiedono una conversione del cuore.
In qualunque caso resta la fatica del salutarsi e del prendere altre strade.
Per un seminarista è un'esperienza comune perché solitamente ogni due anni deve salutare la comunità che l'ha accolto per andare altrove. Vi garantisco che ogni volta è più difficile salutare… ogni volta un pezzettino di cuore viene strappato per restare ancorato in quella comunità che si sta lasciando.
Sono arrivato da voi col desiderio di imparare tante cose. Ho provato a voler bene a tutti, anche a chi riusciva a urtare la mia sensibilità. Ho provato a vivere la gentilezza verso tutti a prescindere dal mio stato d'animo del momento. Mi sono messo in dialogo e ascolto con tutti e da tutti ho provato ad imparare qualcosa.
È stato faticoso e bello, ma non sempre sono riuscito a stare nelle cose e nelle relazioni e quindi vi chiedo scusa. Il mio mugugno tipicamente savonese è, a volte, affiorato con gli animatori e con i collaboratori… ma anche questo è parte di quello che sono e sono contento che sia emerso.
Il desiderio che da sempre mi abita è quello di avere uno stile di vita che possa riflettere e far passare sempre più la persona di Gesù: possibilmente senza compromessi e senza manie di controllo, senza bigottismi e scandali per nessuno.
Grazie a voi ho riscoperto il desiderio di fondo che mi muove e ho cominciato ad intuire che tipo di sacerdote desidero diventare.
E allora questo genera in me gratitudine: gratitudine per essere venuto qui, gratitudine di avervi incontrato e gratitudine per aver fatto un pezzettino di strada insieme.
Ma la gratitudine non è solo teorica e diventa un grazie esplicito…
Grazie al diacono Franco in cui ho trovato una persona di ascolto e di preghiera che mi ha custodito. Mi ha insegnato tanto, mi ha ascoltato e mi ha portato nella sua preghiera quotidiana davanti a Gesù Eucaristia.
Grazie alla catechista Marzia in cui ho trovato una collaboratrice attenta, accogliente, gentile, concreta e capace di generare in me calma e riflessione.
Potremmo dire che in queste due persone ho visto il loro essere innamorate di Gesù e sono state, in un certo senso, esempi di paternità e maternità spirituale.
Grazie a loro ho capito l'importanza dell'ascolto, dell'accoglienza, della gentilezza e della custodia dell'altro.
Mi hanno mostrato cosa devo imparare da Gesù e quali tratti devo acquisire facendoli miei per avere il suo stile: l'ascolto, la gentilezza, l'accoglienza, la capacità di farmi vicino, la capacità di correggere e solo se necessario rimproverare… ma sempre con rispetto e amore.
Un grazie speciale va ai bambini del catechismo e ai ragazzi dei gruppi Explorer, Albissole Unite e al nuovo gruppo delle superiori.
Loro mi hanno dato tanto e mi hanno educato, mi hanno fatto crescere e mi hanno evangelizzato con le loro domande, perplessità, contestazioni e amore.
Ovviamente anche un grazie particolare va a don Adolfo, alle catechiste e agli animatori che mi hanno permesso di entrare nelle loro attività e nelle loro vite.
Prima di concludere vorrei dire ancora una cosa…
In questi giorni ho dovuto comunicare a diversi gruppi e persone questo mio trasferimento…
Questo ha generato un certo sconcerto e un desiderio di provare a fare qualcosa per evitare questa decisione.
Sono contento che ci sia, dopo così poco tempo trascorso insieme, questo affetto e questo sentimento da parte di molti di voi, ma è anche vero che il ministero ha tra le sue caratteristiche la temporaneità della presenza sul territorio.
Oltretutto questa decisione è partita da dei colloqui che io ho chiesto al vescovo e al rettore.
La decisione di lasciarvi, seppur con fatica, è tanto mia quanto loro.
Le comunità delle albissole mi hanno insegnato tanto, sento il vostro affetto che vi garantisco essere ricambiato.
Come avrete capito da questa lettera è per me doloroso andare via, ma è anche quello che ritengo essere la cosa migliore per la mia formazione perché possa essere un giorno un sacerdote che è realmente a servizio non solo di Gesù, ma soprattutto delle persone a cui mi manda Gesù..
Quindi ora vi saluto con affetto nella speranza di ri-incontrarci ancora in futuro.
Vi porto nella mia preghiera personale e vi chiedo di ricordarmi nella vostra.
A giugno con don Michele farò una breve esperienza nella nostra missione a Cuba… un ulteriore tassello importante nella formazione al futuro ministero.
Vi auguro che possiate vivere quello che sto cominciando ad intuire per me… cioè che Gesù non lo si trova nel riuscire dei nostri progetti pastorali, nel nostro realizzarci in cose di varia natura o nei vari successi comunitari.
Gesù abita la nostra fatica e la nostra ferita: umana, fisica, psicologica e spirituale.
A volte non permette che le nostre ferite si ri-chiudano, ma anzi le spalanca… prende delle ferite che sono luogo di dolore inutile e le trasforma in feritoie cioè luoghi da cui far passare la luce della sua grazia… grazie alle nostre ferite salva noi e gli altri.
È così che vivo questa fatica del distacco e di un distacco a metà anno pastorale… forse è l'occasione di grazia che non abbiamo chiesto, ma di cui probabilmente abbiamo bisogno.
Buona strada a tutti.
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