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Santissima Trinità - Anno A

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 3 giu 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Parto con la solita domanda che mi faccio quando la chiesa ci fa festeggiare qualcosa di importante. 

Che cosa contempliamo oggi e perché?

Oggi il nostro sguardo si posa su uno dei misteri cardine della fede cristiana: la Trinità. 

Il Dio unico di Israele ci è mostrato come Dio che in se stesso è relazione: unico Dio in tre Persone uguali e distinte e in relazione tra loro.

Il Padre origine di tutto, il Figlio generato ma non creato coeterno del Padre e lo Spirito Santo relazione d'amore che scorre tra Padre e Figlio eternamente.

Un Dio che è relazione, famiglia e amore in sé stesso e che, attraverso l'incarnazione del Figlio, entra nella nostra vita concreta.

I teologi direbbero che quel movimento d'amore che noi vediamo ad intra nella dinamica di Dio egli la manifesta anche ad extra nella dinamica verso di noi.

Questa relazione d'amore accoglie l'altro in quanto se stesso e apre alla possibilità di una trasformazione in qualcosa di nuovo. Nel Figlio abbiamo una relazione di un certo tipo fino al momento dell'incarnazione, ma poi c'è una contaminazione, potremmo dire un cambiamento dato dal fatto che quel Figlio eterno assume un nome e una storia concreta: Cristo Gesù.

Il Figlio, il Verbo eterno, nasce, vive e muore.

Dal momento dell'incarnazione Dio, nel Figlio, fa sua per sempre la carne umana e ora possiamo dire senza bestemmiare che Dio ha un corpo umano.

Ci viene fatta contemplare la Trinità perché è importante capire come essa sia stata il modello della vita terrena di Cristo, ma ancor di più come sia un modello di vita per noi che siamo discepoli di Gesù e nel battesimo figli di Dio.

Nella prima lettura ci viene detto che Il Signore è "Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco d'amore e di fedeltà".

Siamo un popolo dalla dura cervice, ma Dio sceglie di camminare concretamente in mezzo a noi.

Inoltre vorrei sottolineare come Paolo nella seconda lettura ci invita non semplicemente ad essere discepoli concreti, ma anche di provare a vivere gli stessi sentimenti di Cristo.

La gentilezza, la cordialità e la semplicità sono i distintivi di chi vive in comunione con la Trinità e nello stile della Trinità.

Come vivere dunque ciò che vive Dio in se stesso? Ce lo dice Gesù storico da cui non dobbiamo mai allontanarci. 

Quel Gesù ci ha mostrato che una buona vita secondo Dio è una vita concreta cioè fatta di atti di gentilezza e di carità concreta, ma allo stesso tempo ha vissuto la dimensione della liturgia e della preghiera sia comunitaria che personale.

Pur contestando un certo potere gerarchico, Gesù non contesta la funzione del tempio e della sinagoga.

Né contesta le dinamiche malate che portano a dimenticare le persone a favore del presunto apparato liturgico, sacramentale e dogmatico.

La Trinità è e vive di amore, Gesù che è il Verbo incarnato cioè seconda persona della Santissima Trinità vive di amore verso di noi e con noi.

Amare significa guardare all'altro per quello che è e accoglierlo per quello che è senza condannarlo definitivamente.

Amare significa mettere le mani in pasta: l'amore teorico non esiste!

Amo quando interagisco, provvedo alle necessità dell'altro, abbraccio l'altro, mi prendo a sberle con l'altro, ammonisco l'altro, ecc… amo quando mi lascio riprendere dall'altro.

L'amore teorico è come il cristiano non praticante cioè non esiste. Il cristiano che non pratica l'amore non sente l'esigenza di andare verso gli altri e non sente l'esigenza di una relazione con Dio che non sia banalmente intimistica.

Se noi vogliamo amare da cristiani allora la vita degli altri ci interessa, le fatiche degli altri ci interessano e il benessere collettivo ci interessa.

Se noi vogliamo amare da cristiani dobbiamo essere consapevoli che la preghiera personale non basta perché rischia di divenire monologo sterile e appagante per la nostra psiche, ma abbiamo bisogno anche della preghiera comunitaria quale luogo di esercizio di carità.

L'amore concreto non è facile… Non è facile stare in relazione con l'altra persona per quello che è perché l'altra persona potrebbe urtare le mie sensibilità. Si ha visioni differenti, sensibilità differenti, aspettative differenti e capacità differenti. Se a questo aggiungiamo che ciascuno di noi è peccatore e fragile… capiamo che amare è faticoso.

L'amore teorico non esiste, l'amore senza fatica non esiste!

Tutti possono amare, ma non tutti possono amare cristianamente perché l'amore cristiano si fonda su presupposti complessi che però rendono la nostra vita autenticamente libera e liberante, amare in modo cristiano ci rende autenticamente umani.

Attenzione a non cadere nel tranello contemporaneo dell'amore facilone che non è amore e dell'amore teorico che non è amore.

Cerchiamo sempre la concretezza nella nostra vita, nella nostra vita di fede e nel nostro modo di amare.

Amo la mia chiesa parrocchiale? Cosa posso fare concretamente per lei… ha problemi al tetto, ha problemi di pulizia, manca qualcosa, ecc… domandati cosa puoi fare concretamente e se puoi coinvolgere altri magari.

Vuoi amare il tuo paese? Invece di mungerlo fino all'osso e di pretendere che siano gli altri a fare qualcosa per te, cosa puoi fare tu per il tuo paese?

Non aspettare che siano gli altri a cambiare, non aspettare che siano gli altri ad amarti, ma sì tu quell'amore che vuoi dagli altri e si tu a cambiare.

Le chiacchiere stanno a zero…

"Ma il Don non viene mai, quel vicino di casa non fa questo, in paese non va bene questa cosa, quel parente ha fatto così e mi deve chiedere scusa, ecc…"

Sono tutte balle per non amare, per non mettersi in gioco personalmente e per non cambiare in prima persona. Non è la Trinità che sta agendo in te, ma lo spirito femoniaco dell'orgoglio e dell'arroganza.

"Dove non c'è amore metti amore e troverai amore" diceva a San Giovanni della Croce, ma l'amore è quello di Dio che è estremamente concreto: un Dio che poteva vivere senza di te e invece ha scelto di incarnarsi e farsi ammazzare per te. Ecco la concretezza dell'amore: mettersi in gioco così tanto da dare la propria vita.

A te non è chiesto di morire per gli altri, ma di dare tutto te stesso/a e donare la tua vita per amore.

Ecco perché la Chiesa oggi ci fa festeggiare la Santissima Trinità.

Ecco perché non puoi aspettare che siano gli altri a cambiare e ad amare: la Trinità lo sta chiedendo a te!

 
 
 

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