top of page
Cerca

SECONDA DOMENICA DI NATALE LA SANTA FAMIGLIA - ANNO B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 30 dic 2023
  • Tempo di lettura: 6 min

Oggi la liturgia ci invita a riflettere sul concetto di famiglia, su cosa sia famiglia nell'ottica di Dio.

Per farlo noi ci vogliamo fondare sulla famiglia di Nazareth che di tradizionale non ha nulla.

Partiamo proprio dalla figura di Abramo che ci viene presentato sia nella prima lettura sia nella seconda come “padre nella fede” di tutti noi. La paternità di Abramo è una paternità spirituale, è una paternità donata, scelta e accolta allo stesso tempo. La profezia stessa di Dio non riguarda i figli biologici di Abramo, ma coloro che nella fede lo vedono come il loro patriarca.

Ebrei, Cristiani e Musulmani vedono in Abramo colui che ha una fede che è pura, semplice, pratica e sincera.

La parentela non è data dal DNA, ma dall'esempio di vita. A lui attribuiamo quei dati tipici di un buon padre: l'esempio, la dolcezza e la lungimiranza.

Non voglio entrare nei dettagli della famiglia di Abramo, di Isacco oppure di Giacobbe per non scandalizzare nessuno dato che sono state famiglie dove si praticava la poligamia e alcune forme di schiavitù coniugale tipo il concubinato.

Guardiamo al Vangelo invece…

Sono contento di poter parlare di famiglia oggi guardando a Gesù e al Vangelo.

La famiglia biologica di Gesù è tutto tranne che tradizionale e anche il modello di famiglia che propone Gesù nel Vangelo è assolutamente lontano da quella che potremmo definire un po’ una propaganda cattolica, ideologica e non fondata sulla scrittura.

Maria rimane incinta per opera dello Spirito fuori dal matrimonio e Giuseppe pur non essendo biologicamente padre assume in sé tutte le prerogative della paternità  che sono: assunzione di ruolo, di responsabilità, d'esempio, la cura affettiva e la formazione.

Mi permetto di dire che la parola ”padre putativo“, seppur necessaria per chiarimenti teologici, suona alle mie orecchie come una bestemmia: Giuseppe è padre a pieno titolo di Gesù e basta. 

Se Maria è la Madre di Dio, Giuseppe ne è certamente il Padre… ovviamente utilizzando questi termini nell'accezione cristiana e cristologica.

Vorrei distaccarmi un attimo dal Vangelo di oggi mostrando come Gesù accanto alla famiglia biologica si crea altri due modelli familiari: 

  1. la famiglia con cui predica e vive, cioè gli apostoli;

  2. la famiglia da cui si rifugia e con cui fa casa, cioè la famiglia di Betania (Marta, Maria e Lazzaro).

Senza escludere il rapporto di sangue tra Maria e Gesù, tutte le relazioni familiari sono scelte e assunte.

Capite che in quest'ottica tutte le nostre relazioni e tutte le relazioni del periodo Apostolico assumono una forza e un significato ben diverso da quello che solitamente diamo noi.

La famiglia non te la ritrovi, ma la costruisci.

Se è vero che spesso il sangue è più denso dell'acqua, è ancor più vero che non basta il sangue per fare famiglia.

Mia mamma non è tale perché mi ha generato nel ventre e ho il suo sangue, ma perché ha assunto quel ruolo e ha investito su quella relazione.

Mia sorella biologica è tale perché abbiamo scelto da adulti di rimanere in quella relazione.

La visione di Cristo di famiglia, perdonate se uso un termine controverso oggi, è una famiglia assolutamente Queer cioè basata sulle relazioni e non sul sesso o il matrimonio. 

Chi dice il contrario, quando non è in buona fede, tendenzialmente non legge il Vangelo.

Tutto ciò che riguarda la famiglia nel Vangelo passa attraverso una scelta razionale e relazionale. Giuseppe e Maria sono i genitori di Gesù per scelta e questa scelta va al di là del DNA.

Loro sono autenticamente genitori.

Qui c'è una grossa riflessione sui nostri modi di intendere e vivere la famiglia. Se io non sono capace neanche di scegliere colui che condivide con me lo stesso sangue come potrò scegliere e trattare qualcuno come figlio della stessa famiglia che è l'umanità oppure chi fa parte della chiesa?

La famiglia non si fonda primariamente sul matrimonio, ma sulle relazioni scelte, assunte e affettivamente partecipate.

La profezia dei due vegliardi del Vangelo di oggi è una profezia che riguarda ciascuno di noi. Nel Vangelo spesso Maria diviene immagine dell'umanità bella e quindi le profezie su di lei riguardano noi.

Se noi scegliamo di vivere come famiglia di Cristo allora certamente una spada ci trafiggerà l'anima perché tutti noi siamo spesso infedeli.

Nel segno di Gesù e del Vangelo tuttora vengono svelati i pensieri di molti cuori e, soprattutto tra i cristiani, comincia a essere palese la profonda divisione tra chi è centrato sul Vangelo di Cristo e chi sulla religione intesa come struttura umana immutabile fatta di dogmi, regole e morali.

Nel giorno della Santa Famiglia di Nazareth vorrei che tornassimo a una visione di famiglia relazionale e non basata semplicemente su un contratto, civile o religioso, che chiamiamo matrimonio.

La famiglia non si fonda sul matrimonio, ma al massimo Il matrimonio è espressione di una scelta, di assunzione di responsabilità e di competenze che assumono una certa forma giuridica. La famiglia è primariamente relazione.

Altrimenti c'è qualcosa che non funziona perché noi, tradizionalmente nella chiesa dal ‘600 ad oggi, definiamo famiglia quella fondata sul matrimonio cattolico o quantomeno naturale; definiamo famiglia le comunità religiose di frati e di suore; definiamo famiglia la chiesa gerarchicamente costituita; definiamo famiglia il presbiterio diocesano; definiamo famiglia la qualunque cosa ci torni comodo… e tutto il resto non è famiglia? Perché quelle sì e il resto no?

Invece all'interno della famiglia umana, di cui la chiesa è espressione parziale, Dio incarnato non ha scelto quella roba lì bensì le relazioni.

Allora giustamente nell'era apostolica ci si definiva fratelli e sorelle perché c'era la scelta di vivere in quel modo, ci si guardava in quel modo. Giustamente nell'era apostolica c'erano alcuni che erano chiamati anziani o presbiteri che avevano il compito di essere padri e madri della comunità cioè di guidarla, assumendone competenze e responsabilità.

La spada che trafigge l'anima di Maria, ma in fondo trafigge anche la nostra anima, è il fatto che questa chiesa di oggi non riesce a vivere veramente come una famiglia.

Cerchiamo di non farci poi influenzare troppo dall'esperienza della famiglia biologica perché ogni famiglia è un mondo a sé e noi non possiamo imporre i nostri modelli familiari. All'interno della stessa famiglia i vari nuclei familiari hanno le proprie regole, le proprie dinamiche e le proprie modalità. Guardate come vivete voi la famiglia e poi guardate come vivono i vostri figli le loro famiglie.

Ciò che noi dobbiamo sviluppare è lo sguardo e la scelta di essere famiglia, scoprendo le nostre dinamiche.

Dobbiamo smettere di giudicare le scelte di vita altrui, i modelli di vita altrui e dobbiamo smettere di giudicare il modo in cui gli altri esprimono i propri affetti. Sviluppiamo uno sguardo di famiglia avendo sotto gli occhi il modo in cui Gesù ha vissuto i suoi tre nuclei familiari: Giuseppe e Maria simbolo del nucleo familiare originario (pseudo-biologico?), Gesù e i dodici simbolo della famiglia pastorale che si è scelto e costruito (la chiesa?), Gesù e la famiglia di Betania simbolo della forma personale e soggettiva di fare casa e di fare famiglia.

I tre modelli non si escludono a vicenda, ma sì integrano tra loro.

Ora ragioniamo su di noi singolarmente, ragioniamo su come viviamo la chiesa e su come facciamo famiglia in chiesa, ragioniamo su come guardiamo gli altri che sono lontani… tipo gli stranieri? 

Impariamo a fare famiglia con i vicini come con i lontani oppure abbiamo fallito come discepoli e discepole di Gesù e ci auto escludiamo dalla famiglia di Dio.


Conclusione per Feglino 

Voglio concludere riportando la nostra mente all'esperienza del presepe vivente. So bene che ad alcuni non piace, ma ricordiamoci che quella è proprio un espressione di famiglia feglinese. 

Per tirare su il presepe vivente si tengono insieme sensibilità religiose anche molto lontane tra loro, si tengono insieme identità di paese anche molto complesse e ci si guarda reciprocamente per dare qualcosa di bello a tutti… qualcosa che punta verso la santa famiglia e questo a prescindere dal credo dei singoli. 

Non voglio esasperare un elemento che nella vita di Feglino è importante, ma in fondo è marginale, però è importante capire che l'attività del presepe vivente è espressione di un mondo complesso che tenta di percepirsi come casa e come famiglia.

Dentro questa casa è dentro questa famiglia ci sta un po' di tutto… in fondo è un po' come le nostre famiglie.

Voi avete la benedizione di avere tante cose tradizionali e tante nuove che fate come comunità cristiana, ma anche come comunità cittadina. Non fatevi sopprimere nulla di tutto questo dà autorità con manie di controllo, preti e apparato ecclesiale con manie falsamente teologiche e spirituali. Giustamente le autorità ecclesiastica e civile possono anche limare e orientare alcuni aspetti per fare in modo che non si perda il centro di determinati eventi, nel presepe vivente la Sacra Famiglia, ma non a scapito di questa bellezza familiare che è fondata sulle relazioni tra di voi.

Chi non capisce e non vuole fare famiglia con voi, state pur certi, o si defilerà o se ne andrà proprio.

 
 
 

Comments


  • Facebook personale
  • Gruppo Facebook
  • Instagram profilo personale
  • Pinterest
  • Instagram Icona sociale
  • YouTube Icona sociale
  • Tumblr Social Icon
  • Twitter Clean
bottom of page