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V DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA - Anno B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 16 mar 2024
  • Tempo di lettura: 3 min

Questa quinta Domenica del Tempo di Quaresima pone l'accento sul tema del perdono, ma se domenica scorsa lo ha fatto attraverso la riflessione della “sola Fede” e della “sola Grazia”, questa domenica si pone l'accento sul fatto che questa redenzione è passata attraverso un atto impegnativo e cruento.

Se è vero che come cattolici abbiamo troppo spesso sottolineato in modo scorretto il tema della Croce e della Penitenza, è anche vero che la croce è lo strumento attraverso cui tutti noi siamo salvati.

La croce però non è immagine della Penitenza di cui noi ci dobbiamo caricare, non è immagine di qualche espiazione personale dei peccati perché essi sono già stati tutti estinti da Gesù.

La croce è invece immagine di come si attraversa la vita nella modalità molto umana di Cristo Signore. 

La croce ci insegna che nella vita Dio stesso sceglie di non bypassare le leggi di natura, di non bypassare la sofferenza, di non bypassare nessun tipo di esperienza umana bensì Dio, in Gesù, decide di attraversare umanamente tutte queste cose.

Il Signore, salvo eccezioni, non ci solleverà dal peso della nostra vita: malattie, sofferenza, gioia, disastri, sorprese, ecc… ma ci dice come attraversare tutte queste cose rimanendo in pace con noi stessi e con gli altri. Inoltre Gesù non ci dice semplicemente come fare, ma decide di attraversare la nostra vita con noi.

Noi facciamo bene a chiedere nella preghiera di guarirci, di salvarci e tutte le varie cose che chiediamo ricordiamoci che spesso il Signore preferisce altre vie che il miracoletto miracolistico.

Quando una persona chiede nella preghiera l'unità familiare voi credete che Dio dia l'unità familiare per magia oppure dà l'occasione alla persona che prega di costruire l'unità familiare?

Quando chiedete a Dio la forza di perdonare voi credete che Dio ci dia veramente la forza di perdonare oppure che ci dia l'occasione per esercitare il perdono?

Dobbiamo uscire un po' da quella logica tipica del mondo religioso, soprattutto cristiano, un po' troppo pietistica e passiva.

Alcuni santi dicevano di fare tutto come se Dio non esistesse certi che a tutto però provvederà lui.

Dio ha già fatto tutto quello che doveva fare e che voleva fare per noi, lui ha già vinto le nostre battaglie, ma spesso siamo noi che affrontiamo la vita da perdenti.

Cerchiamo il prete di turno, il predicatore o la predicatrice esperta, cerchiamo qualche catechesi e qualche frasetta ad effetto nei libri dei Santi… insomma cerchiamo qualcuno che ci mastichi la Parola di Dio e che possibilmente sia in assonanza con la nostra sensibilità, ma poi dimentichiamo di vivere. Abbiamo fatto di Dio un idolo magico che deve risolvere i nostri casini e le nostre problematiche, ma noi non muoviamo un dito in tal senso!

Dio ci ha dato i profeti, si è fatto uomo, ha fatto miracoli e ha vissuto cose ordinarie, ha fatto cose straordinarie e continua a tempestare la nostra vita di segnali, ma noi aspettiamo ancora passivamente che lui faccia tutto.

Lui per Grazie vuole salvare tutti, ma dobbiamo rispondere in qualche modo e non possiamo aspettarci che ci risolva i nostri casini.

Non è questo il compito del Padre Celeste, noi è tempo che si diventi adulti anche nella fede.

Noi nel Vangelo di oggi abbiamo udito la voce del Padre, sta a noi decidere se attraversare la vita da perdenti e da bambini capricciosi oppure se veramente abbracciare quella croce che è l'immagine della vittoria sul nostro male.

Questo vuol dire morire a noi stessi e ai nostri capricci per poter portare molto frutto.

 
 
 

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