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V DOMENICA DEL TEMPO DI QUARESIMA - ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 6 apr
  • Tempo di lettura: 4 min

“Ancorati al tuo amore… che perdona”

Leggendo il vangelo di oggi mi sono domandato se realmente siamo convinti che Dio perdona.

C'è una grande boiata che alcuni cattolici insistono a raccontare in giro ed è quella che Dio punisce. Molti confondono la giustizia di Dio con le nostre molte giustizie che di giusto non hanno nulla.

In molti Vangeli, e spesso anche San Paolo, ci ripetono che a giudicare l'uomo non è Dio bensì l'osservanza della legge. Non si tratta di un dettaglio…

Le persone che portano l'adultera davanti a Gesù sono persone sostanzialmente buone che osservano con attenzione la legge.

Al di là della malafede di alcuni che hanno come unico scopo quello di cogliere in fallo Gesù, queste persone credono profondamente che essere ligi alle regole sia garanzia di salvezza… tendono a confondere il reato con il peccato.

Portano questa donna che ha tradito il marito davanti a Gesù per essere giudicata secondo la legge di Mosè, quindi secondo la parola di Dio.

La legge, che sia umana o che sia di Dio, ammette poche interpretazioni e certamente non ammette né l'ignoranza né la Misericordia.

Gesù davanti a questo dramma e davanti alla richiesta di un giudizio sembra fregarsene.

Si china a terra e si mette a scrivere con il dito sul pavimento. Che cosa scrive? Non lo sappiamo, ma questo gesto mi sembra importante…

Davanti alla nostra storia di peccato, davanti alla legge che ci condanna e davanti a coloro che credono di poterci incasellare a causa della nostra storia, davanti a tutto questo, Gesù scrive col dito una storia nuova.

Si tratta di un gesto profetico potente, ma poco compreso anche da noi e quindi Gesù è costretto a spiegare.

“Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”

I primi ad andarsene sono coloro che hanno vissuto più a lungo e hanno sopportato le conseguenze del proprio male, coloro che non hanno l'illusione perché hanno già pagato lo scotto della vita.

Qui il segno profetico si trasforma nuovamente in dialogo perché Gesù grazie a questo dialogo scrive la storia nuova di questa donna.

“Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?” Ed ella rispose: “nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch'io ti condanno; va’ e d'ora in poi non peccare più”.

Di nuovo dobbiamo stare molto attenti al modo in cui leggiamo le parole di Gesù perché spesso la seconda parte dell'ultima frase viene interpretata come una minaccia: “va’ e d'ora in poi non peccare più”.

Gesù non sta minacciando nessuno! Quello di Gesù è un consiglio, quel consiglio che potrebbe darti un amico, il consiglio in fondo è “non metterti nuovamente in questa condizione”.

Davanti a qualunque nostra nefandezza, se noi cerchiamo veramente lo sguardo di Dio, troviamo quello sguardo di misericordia. A Dio non importa il male che abbiamo compiuto, ma gli interessa se ne vogliamo uscire e se vogliamo farlo con lui.

Oggi quindi voglio dire con forza alcune cose che so essere a volte scomode, ma nel nostro tempo sono fondamentali… fondamentali perché ci ricordano che Dio è il Padre delle soglie, colui che ha Misericordia sempre e continuamente.

Accostatevi ai sacramenti perché ne avete bisogno e non perché ve lo meritate. 

Nessuno di noi si merita la grazia di Dio, ma tutti ne abbiamo bisogno!

Se avete dei dubbi piuttosto venite a parlarmene, ma non tenetevi fuori dai sacramenti con leggerezza.

Il sacramento della penitenza, cioè la confessione, sia praticato almeno una volta l'anno… con il sacerdote che volete voi, ma fatelo! Non è opzionale e non è sano che uno non si confessi mai.

“Ma io mi confesso con Dio, non ho bisogno del prete”

No, non ti stai confessando con Dio bensì stai facendo un monologo… un monologo dove ti racconti quello che vuoi.

La confessione è tale non solo perché c'è un Sacramento, ma perché c'è la possibilità di un contraddittorio con una persona che ti mette davanti agli occhi cose che a te sfuggono nella tua narrazione.

Perché diversi di voi non fanno la comunione? I padri della Chiesa la definivano il pane dei peccatori, il pane del cammino, il pan di via… perché te ne privi?

Hai fatto dei casini, sei peccatore e quindi? Pensi veramente che Dio sia un tiranno che non ti vuole e non vuole fare comunione con te?

Salvo peccato mortale, che quindi va confessato, basta un esame di coscienza ben fatto al momento dell'atto penitenziale a inizio messa per poter accedere al sacramento dell'eucaristia.

Non esiste la scusa sono divorziato, omosessuale o altre fesserie di stampo “morale cattolica”. Su queste cose venite e ne parlate con me e, insieme, capiamo se realmente c'è un interdizione o no perché con l'uscita di “amoris leatitia” non esiste più una prassi sacramentale univoca… che ché ne dicano i moralisti

Se avete ucciso, se avete mandato in carcere qualcuno ingiustamente o se avete fatto qualcosa di realmente grave come fare violenza a un'altra persona in maniera pesante allora non fate la comunione… altrimenti ne parliamo e comunque la comunione a voi serve!

Se crediamo che Dio è misericordioso fino in fondo e che quindi sempre ci dà la possibilità di essere accolti e di cambiare allora la chiesa è il luogo giusto… se non ci crediamo allora cambiamo aria! Fuori di qua! Fuori dalla chiesa e fuori da qualunque forma pseudo cristiana perché o Dio è misericordioso o il nostro stare qui è inutile.

Dobbiamo ancorarci all'amore di Dio che perdona sempre, sempre, sempre!

Questo è uno degli insegnamenti più difficili del cristianesimo, difficili a causa del nostro cuore indurito e delle nostre manie giustizialiste. 

 
 
 

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