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V DOMENICA DI PASQUA  - Anno A

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 6 mag 2023
  • Tempo di lettura: 4 min

Uno dei temi di questa domenica è particolare ed è il tema dello scarto. Nella prima lettura troviamo una discriminazione all'interno della comunità madre di Gerusalemme e nella seconda lettura troviamo una discriminazione del mondo rispetto a Dio.

La comunità delle origini, soprattutto a Gerusalemme, è una comunità fortemente influenzata dalla teologia escludente ebraica. Il mondo ebraico si considerava popolo eletto e sacerdotale, ma non nel senso che dovesse essere fiaccola del mondo bensì in senso esclusivo. Questa mentalità, che porta all'arroganza umana e spirituale, è presente in automatico nella comunità di Gerusalemme.

La grande disputa tra Pietro, Paolo, Giacomo e gli altri apostoli nel Concilio di Gerusalemme verterà tutta su questa tematica.

La cosa che ci fa riflettere è che ci colpisce è che questa discriminazione avviene nella comunità originale, avviene ad opera anche di alcuni apostoli e si gioca sulla pelle dei poveri.

Vi ricorda nulla? Quando sento la grande fesseria che una volta la chiesa era meglio di oggi… mi domando se si sia letto con attenzione il libro degli Atti!

Torneremo sulla questione delle discriminazioni nella chiesa di oggi, ma per il momento sottolineo come il Vangelo vivo abbia portato a trovare una soluzione con l'istituzione di una nuova figura sacerdotale che è quella diaconale. Se gli apostoli devono dedicarsi alla preghiera e alla supervisione, gli anziani si occupano della guida delle comunità, i diaconi sono preposti all'annuncio della parola e al servizio della mensa dei poveri.

Da una dinamica di scarto nasce, alla luce del Vangelo, un nuovo grado sacerdotale a servizio di tutti, ma soprattutto dei più poveri e discriminati dagli altri.

La seconda lettura ci parla di una discriminazione nei confronti di Dio.

L'apostolo sta provando a fondare le ragioni bibliche dell'esistenza della chiesa distinta dal mondo giudaico. Così per fare questo passaggio cita la Scrittura stessa e sottolinea come Gesù sia stato effettivamente scartato dai costruttori che erano i capi di Israele. Quella roccia è stata buttata via, uccisa, ma da essa è sorta la chiesa.

Troviamo la stessa dinamica della prima lettura: da un sopruso e da uno scarto nasce qualcosa di scelto da Dio, qualcosa destinato alla grandezza.

La dinamica dello scarto è presente in tutti i vangeli e dallo scarto si riparte nel progetto di Dio. La peccatrice, gli indemoniati, gli esattori delle tasse, i Samaritani, i persecutori come Paolo, ecc… tutto ciò che è peccato, fragilità e marginalità diventa strumento della volontà di Dio.

Dalle discriminazioni degli zelanti Dio si allontana e fa diventare suoi strumenti i discriminati.

Questo è avvenuto molto spesso anche nella chiesa: Don Bosco, Don Lorenzo Milani, Don Oreste Benzi, Chiara Amirante, Don Gallo, ecc… siamo pieni di figure, vive e non, che sono state discriminate dalla Chiesa stessa e che sono diventate un faro della volontà di Dio.

Siamo in un passaggio decisivo per la Chiesa Cattolica romana in cui stiamo domandando allo Spirito di guidarci nuovamente nella comprensione di cosa può essere la Chiesa oggi e di cosa può essere in futuro.

In questo ascolto e questa costruzione di una chiesa del domani per un mondo migliore, il Papa e tanti altri ci stanno aiutando alla luce del Vangelo a ripartire proprio dagli scartati. Il sinodo dei vescovi si apre a laici, laiche, consacrati e consacrate.

Le consultazioni di questo sinodo in preparazione sono state verso tutti: giovani, adulti, anziani, cattolici, cristiani di ogni denominazione, credenti in altre confessioni religiose, gruppi emarginati a causa della loro sessualità, sposati e divorziati. Tutti sono stati ascoltati e si è ripartiti proprio dalle periferie esistenziali, dai luoghi delle ferite.

Dei luoghi e persone ferite nascono realtà spirituali evangeliche destinate a cambiarci e a cambiare il volto della nostra realtà.

I movimenti laicali nella chiesa ne sono un esempio, ma anche realtà come "la tenda di Gionata", la comunità di Don Gallo, Nuovi Orizzonti e tanto altro.

Questo vive la grande madre chiesa di oggi, ma noi? Quali sono le periferie esistenziali della nostra chiesa e del nostro territorio locale? (Feglino. Finale Ligure.)

Se abbiamo compreso bene la dinamica di Dio allora dobbiamo essere ben attenti a non essere noi causa di dolore e di discriminazione degli altri.

Attenzione alle manie di zelo religioso, teologico e morale. Troppo spesso ci pariamo dietro la scusa del "si è sempre fatto così", la scusa del "dover dire la verità" spacciandola come verità di Dio e spesso ci nascondiamo dietro a leggi ecclesiali non perché le sentiamo giuste, ma perché giustificano le nostre paure e le nostre discriminazioni.

In gioco però c'è qualcosa di più grande e ce lo dice proprio il vangelo di oggi.

C'è la capacità di riconoscere Cristo che vive oggi in coloro che sono esclusi, c'è in gioco il valore della nostra testimonianza e c'è in gioco la possibilità di perdere quella dimora che Gesù ha preparato per noi.

La via, il modello e la destinazione è Gesù. Se lui ha sempre scelto gli emarginati, se lui stesso è stato un emarginato e se a causa del suo vivere è stato ucciso… vogliamo essere noi ad essere esclusi perché mettiamo dalla parte dei persecutori?

La via della fede è una via di piccolezza ed emarginati, di gente non perfetta ma che fa come può… speriamo di non essere noi la causa dell'altrui dolore, discriminazione e fatica.

La via è solo Gesù e questo vuol dire che, ciascuno per come ne è capace, deve imitarlo.

 
 
 

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