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V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO A

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 25 mar 2023
  • Tempo di lettura: 5 min

Se volessimo fare un lavoro serio sul Vangelo di oggi dovremmo guardare a tutte le vicende nei Vangeli relative a Marta, Maria e Lazzaro. Dovremmo analizzare chi sono queste tre persone per Gesù rispetto ai discepoli e rispetto agli apostoli. Per capire la complessità del Vangelo di oggi dovremmo stare sulla complessità della vita di Gesù provando suddividerla in ambiti senza però distruggere l'immagine complessiva del Signore: dovremmo parlare dell'ambito pastorale, della vita affettiva, della missione e della realtà Umano-Divina di Cristo.

Non ne abbiamo il tempo, ma proviamo un po' a guardare all'evento che ci è proposto oggi e a guardarlo in modo un po' diverso.

La prima cosa da sottolineare sul Vangelo di Giovanni, non sul testo di oggi ma su tutto il Vangelo, è la profonda umanità di Cristo che emerge rispetto ad altri Vangeli.

Chi sono Marta, Maria e Lazzaro rispetto agli altri? Sono gli amici intimi di Gesù! È vero che Gesù cambia tutta la modalità e dice che non siamo servi, ma amici… è vero che anche i dodici sono amici stretti… è vero che nel cammino cristiano ci viene chiesta una certa forma amicale…

Marta, Maria e Lazzaro sono proprio gli amici intimi, quelli da cui si fugge quando c'è bisogno di un respiro. Tutti dovremmo avere degli amici così perché è sano e salutare.

Gesù si trova vicino al villaggio di questi tre amici così particolari e viene a sapere della morte di Lazzaro, ma invece di correre da lui temporeggia. Immagino il conflitto interiore del Signore che si rende conto di ciò che sta avvenendo cioè della morte di un amico e la scelta di aspettare per manifestare meglio la volontà del Padre. Nel testo si capisce perfettamente che i discepoli non hanno compreso un tubo di Gesù e che sono particolarmente confusi.

Il dialogo di Marta e Maria con Gesù è straziante, è commovente ed è di una umanità incredibile.

Cosa è andato a fare Gesù a Betania? Noi chiamiamo questo brano "La resurrezione di Lazzaro", ma Lazzaro non è mica risorto. Se Lazzaro fosse risorto lo avremmo ancora con noi perchè la resurrezione è una cosa definitiva invece Lazzaro non è risorto bensì viene rivitalizzato. Lazzaro dopo la rivitalizzazione vivrà ancora un po' di anni, ma poi morirà.

Questo è un passaggio fondamentale da chiarirci perché altrimenti usiamo in maniera impropria delle parole che danno un messaggio che è profondamente sbagliato. La rivitalizzazione di Lazzaro non è un anticipo della risurrezione di Cristo bensì è un segno che viene fatto per manifestare la gloria di Dio e per aiutare a comprendere chi è Gesù.

Sarebbe interessante dedicare del tempo anche alle lacrime di oggi di Gesù e alla preghiera nell'orto perché si manifestano due aspetti tipicamente umani che sono quello del dolore per la perdita e quello della paura.

Gesù libera Lazzaro dai vincoli della morte in modo temporaneo per fare un segno. Cosa rappresenta questa rivitalizzazione di Lazzaro? Rappresenta la liberazione dalla morte esistenziale, dalla legge, dalla logica del peccato, la liberazione da quelle catene che ci autoimponiamo a livello sociale e religioso, catene che non hanno a che fare con una vita bella.

Gesù vive la gioia umana, gioia che noi non possiamo avere se non in rari casi, di riabbracciare l'amico che è passato attraverso la morte. È bello pensare che l'ultimo pasto pubblico prima dell'ultima cena è proprio con questi suoi tre amici.

Questo segno, ci dice la Scrittura, determinerà la decisione ferma di uccidere Gesù. Il rivitalizzare un amico decreta la condanna a morte del giusto. Si tratta di una dinamica che in realtà noi conosciamo e che spesso riproponiamo nelle nostre realtà.

Quante volte vogliamo mettere a tacere chi è sereno, chi vive in modo semplice, chi brilla per bontà e accoglienza, chi porta avanti logiche di inclusione negli ambienti sociali ed ecclesiali. Però poi lasciamo spazio a persone terribili che "non fanno nulla di male", che emettono giudizi con la scusa della correzione fraterna e che impongono la propria presenza con logiche di ricatto e di violenza: morale, psicologia e religiosa.

Quando permetteremo al Signore di liberarci dalle tombe che ci siamo costruiti che non sono quelle dei cimiteri, ma dei nostri pregiudizi e preconcetti? Quando gli permetteremo di liberarci da una religiosità della legge, della norma e del comandamento per passare alla logica di un amore che non conosce pregiudizi e preconcetti. Quando ci lasceremo liberare dalle nostre religiosità mondane, dal nostro quieto perbenismo e dal conformarci a logiche di male che attaccano l'altro solo perché vive, sceglie e pensa in maniera differente da noi? Quando permettiamo al Signore di rivitalizzare la gioia della nostra fede ponendo l'accento più sulla gioia che su tutto un sistema che ci vuole appesantire e appiattire nella tristezza…

La logica dell'umanità di Gesù è una logica schiacciante che non piace a noi che puzziamo di sagrestia e incenso. La fragilità di Gesù, il pianto di oggi, la vera paura nell'orto, l'urlo ateo sulla croce, il non giudizio verso Giuda al momento del tradimento, la rabbia di Gesù nel tempio, ecc… mettono in crisi e in discussione tutto il sistema su cui noi per secoli ci siamo basati, un sistema che non volendo squalificare l'umanità di Cristo e ha però insegnato ad altri a ignorarla… ignorando l'umanità di Cristo abbiamo ignorato e calpestato l'umanità nostra.

L'umanità di Cristo non è un'umanità trionfante e priva della fragilità umana, ma attraversando la fragilità umana esplode e si manifesta la persona Divina di Gesù.

Concludo sottolineando come già solo il Vangelo di oggi ci dice tante cose… ad esempio sull'amicizia mostrandoci che ci sono diversi modi in cui Gesù è amico e che il cristianesimo non è essere tutti amici in maniera piatta e uniforme. Ci sono persone con cui bisogna avere delle relazioni amicali pastorali, ci sono persone che sono collaboratori stretti e con cui c'è un rapporto ibrido affettivo e lavorativo, ci sono persone che sono amici punto e sono amici intimi.

Un grande teologo contemporaneo, don Luigi Maria Epicoco, Non ricordo se in una conferenza o in un'intervista che ho visto, diceva che uno dei grandi fraintendimenti cristiani successivi all'era apostolica è stato quella di ridurre la fede a sistemi teologici, morali, strutturali e normativi. Mentre la fede è prima di tutto condivisione di un evento che sorprende e non viene capito neanche dagli amici stretti di Gesù. Maria di Magdala scambierà Gesù risorto per un giardiniere e gli altri che faranno esperienza del risorto, faranno un'esperienza scomoda. Pietro, i 12 che non credono che Gesù sia vivo e pensano sia un fantasma, i discepoli di Emmaus che credono che si tratti di un viaggiatore sprovveduto, Paolo stesso che non riuscirà a capire fino in fondo nel momento della conversione, ecc…

Nessuno è stato comodo, ma tutti hanno condiviso l'esperienza e la fede. La fede è prima di tutto condivisione dell'esperienza del risorto che può assumere forme diverse, forme molto diverse e tutte lecite e tutte vere com'è chiaramente manifestato nella molteplicità delle confessioni cristiane.

In modi differenti tutte le confessioni cristiane partono dalla condivisione dell'esperienza del Cristo Risorto il quale non ha intenzione di costituire una religione, ma ci chiede di seguirlo da amici.

 
 
 

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