VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 11 feb 2023
- Tempo di lettura: 5 min

Siamo ancora nel contesto del discorso della montagna, ma qui i toni cambiano.
Dobbiamo stare attenti a non cadere in un'interpretazione ingenua di questo passaggio.
Gesù ha appena enunciato lo stile libero e positivo di chi vive le Beatitudini e ora, da buon rabbino, vuole sottolineare come non ci sia discontinuità con la legge ebraica.
Cosa fa Gesù? Mostra la legge ebraica e dice come "una persone libera" la vive in modo radicale attualizzandola.
Potremmo dire che sono esempi che aggiornano e adattano la legge al nuovo contesto del Regno di Dio e degli uditori.
In questo senso non sono "nuove leggi chiuse", ma paradossalmente l'intento dell'evangelista è di rendete le regole dinamiche e mutevoli.
Questo vuol dire che non possiamo fermarci a quell'interpretazione, seppur autorevole di Gesù, ma siamo invitati ad apprenderne le dinamiche di fondo per fare la nostra attualizzazione.
"Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli"
La giustizia degli scribi e dei farisei qual'è? È quella di applicare la legge alla lettera e per questo sentirsi "a posto".
Vediamo un po cosa ci dice Gesù in merito… e proviamo a capirne la dinamica di fondo.
"Non uccidere". Per questa gente è il comando di non ammazzare fisicamente e basta. Per Gesù invece riguarda anche l'arrabbiarsi con l'altro, insultarlo e ignorarlo equivale ad ucciderlo.
Chi vive le Beatitudini non ha bisogno della legge, ma chi vive le Beatitudini guarda alla legge in questo modo.
Chi è libero si rende conto della necessità di riappacificarsi con i fratelli e le sorelle prima di presentarsi al Signore.
Chi ha buon senso si rende conto che, sul piano umano, fare pace evita conseguenze gravi.
"Non commettere adulterio" non corrisponde semplicemente al "non tradire fisicamente", ma va alla radice dell'amore e dell'impegno.
Allora nell'ottica del discorso della montagna non tradire significa custodire il proprio cuore integro, il proprio sguardo verso l'altro puro e non esporsi a possibili rischi e tentazioni.
Il "ripudio" è nella stessa logica. Anche su questo argomento dobbiamo stare attenti perché in senso stretto la questione del ripudio non è sovrapponibile al divorzio. Nel testo non c'è un giudizio sul divorzio, ma una posizione rispetto al matrimonio. Anche tutta la questione dell'unione illegittima citata in Matteo va compresa perché l'unione illegittima non corrisponde ai nostri parametri.
Cosa ci dice questo richiamo di Gesù? Ci dice di non partire mettendo le mani avanti… ci dice di essere radicali nelle nostre scelte anche affettive perché non si può iniziare un rapporto dicendo "ci provo e vediamo come va".
Non si può partire in un rapporto pensando di poter ripartire mille volte. Bisognerebbe fare un discorso lungo su questo tema, che qui non intendo fare, ma ricordiamoci che il divorzio non corrisponde al ripudio: sono istituti giuridici simili, ma non sovrapponibili quindi chi usa questo passo per giudicare qualcuno che si è ritrovato in una situazione di divorzio o di seconde nozze fa una cosa scorretta.
"Non giurare". Anche questo comandamento viene rivisto alla luce delle beatitudini. Nessuno di noi è padrone di se stesso fino in fondo, nessuno di noi ha potere sulla propria vita e la propria morte pertanto nessuno di noi ha il diritto di giurare men che meno su ciò che riguarda il mondo spirituale.
Gli esempi di Gesù potrebbero essere reinterpretati ancora oggi in modo simile o differente, ma il punto è che Gesù fa lo sforzo di andare alla radice del perché esiste un comandamento e, alla luce della libertà dei figli di Dio, prova a reinterpretarlo in modo radicale e attualizzante.
Non sono i comandamenti la guida del cristiano, ma le Beatitudini! Provate a guardare ai vari comandamenti con lo sguardo della libertà evangelica e provate allo stesso tempo a renderli radicali per voi stessi… l'esito sarà interessante.
Vi faccio un esempio di attualizzazione che ha fatto la chiesa recentemente quando ha rivisto il rituale di ordinazione sacerdotale. Nella mia ordinazione sacerdotale ad un certo punto ho dovuto formulare alcune promesse, una di queste era di adempiere fedelmente alla liturgia delle ore.
La formula diceva: "Volete custodire e alimentare nel vostro stato di vita lo spirito di orazione e adempiere fedelmente l'impegno della liturgia delle ore, secondo la vostra condizione, insieme con il popolo di Dio per la chiesa e il mondo intero?"
La Liturgia delle ore è la preghiera dei salmi composta da vari pezzi che bisogna leggere e pregare durante la giornata: le lodi al mattino, l'ufficio delle letture, una delle tre ore pomeridiane dette ora media, i Vespri la sera e la compieta prima di andare a letto.
Il mio compagno di seminario ordinato sacerdote quest'anno non ha formulato questa promessa, ma secondo il rituale nuovo ne ha formulato una che dice "vuoi insieme con noi implorare la Misericordia per il popolo a te affidato, dedicandoti assiduamente alla preghiera, come ha comandato il Signore?"
I vescovi che hanno rivisto il rituale, hanno fatto esattamente come Gesù e si è passati da una logica legalista che vede nella pratica della Liturgia delle Ore la forma di preghiera principale all'andare alla radice della questione che è la fedeltà alla preghiera. Questo vuol dire che l'invito è quello di pregare assiduamente, ma sulla forma di preghiera si è riconosciuto un margine ampio di libertà.
Questo processo spesso lo fa la chiesa ed è quello che genera maggior scandalo a persone rigide, bigotte e intransigenti che si credono più cristiane degli altri. Perché?
Perché essere liberi e andare alla radice delle varie regole per verificarne la validità e attualizzarle è un processo faticosissimo che ci mette continuamente in discussione.
Noi preferiamo la legge fissa, la modalità apparentemente immutabile e ci piace fare distinzioni tra ciò che noi giudichiamo buono e noi giudichiamo cattivo. Chissà come mai nel buono ci siamo sempre e solo noi.
Gesù ci chiede di essere essenziali e di andare alla radice delle cose.
"Sia invece il vostro parlare: si, si, no no; il di più viene dal Maligno".
Questo passo del Vangelo punge tutti noi in molti aspetti della vita: dal modo disordinato in cui siamo a messa chiacchierando e distraendoci al modo in cui parliamo tra di noi gli uni degli altri, da come stiamo in casa al modo di interagire all'esterno.
Ci punge sulla trasparenza e la chiarezza invitandoci a non avere uno stile omertoso che, sfortunatamente, e parte della nostra cultura mafiosa italiana in cui tutti siamo immersi.
Frasi del tipo "i panni sporchi si lavano in casa propria", "certe cose è meglio dirle a porte chiuse" o anche "ma in fondo non ha fatto nulla di male", ecc…
Il concetto di Gesù invece è quello di chi è libero nella e nel Signore così Libero da non aver problemi a dire "sì, sì" "no, no" cioè nella trasparenza della verità.
Su questo abbiamo ancora tutti da imparare molto…

Comments