VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno B
- Gabriele Semeraro
- 11 feb 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Il tema di questa domenica è quello della purità.
Cosa si intende con il termine “purità”.
Esso nasce primariamente per definire uno stato fisico, del corpo e medico.
Qualcosa di non puro è qualcosa che fa male, che è sporco, che ti fa ammalare, che ti limita, che è malsano, ecc…
All'opposto abbiamo invece ciò che è puro, bello, sano, salutare, igienico, che guarisce, ecc…
Capiamo bene allora come questi concetti non solo assumono un significato materiale, ma si prestano facilmente a interpretazioni di tipo spirituale.
Molte delle leggi sulla purità, nelle varie religioni, nascono per ragioni mediche e assumono significati spirituali.
I bagni rituali nella maggioranza delle religioni hanno esattamente questa origine e nell'ebraismo questo è assolutamente chiaro. Lo stesso battesimo risulta essere figlio di questa tradizione giuridica.
Il potere religioso e il potere civile avevano il compito di vigilare sul benessere collettivo pertanto non è inusuale che ci si occupava dell'ambito spirituale si occupasse, più o meno direttamente, anche della salute pubblica e della salute morale.
In questo senso ci sono molte norme nell'Antico Testamento che abbiamo ascoltato oggi.
Nulla come la pandemia dovrebbe averci insegnato quanto fosse importante l'isolamento sociale per cercare di contenere malattie infettive. Con buona pace dei complottisti sanitari… vediamo che lo strumento è sempre stato quello dell'isolamento sociale quando si è in situazione medica tale da non avere altre risorse.
Chiarito questo passaggio allora, in qualche modo, dobbiamo guardare al vangelo e alla seconda lettura che ci aiutano a spostare il concetto di purità da ciò che è esteriore alla dimensione interiore, ma anche relazionale.
Quando Paolo scrive le sue lettere il cristianesimo si trova in una situazione ancora fortemente giudaizzante.
I cristiani non mangiavano maiale, crostacei, non mischiavano il latte con la carne, facevano moltissimi lavaggi rituali, alcuni praticavano la circoncisione, ecc… erano di fatto ebrei che credevano in Gesù.
Il tema della puritana era centrale!
In qualche modo Paolo dà come suggerimento quello che poi emerge anche come linea del Concilio di Gerusalemme: si cerca di non dare troppo scandalo.
Gesù in persona aveva dichiarato che l'uomo diviene impuro a causa di ciò che esce dal suo cuore e che nulla può renderlo impuro.
Gesù rende pura qualunque cosa, qualunque situazione e qualunque persona.
Il presupposto fondamentale è il voler essere purificato.
Le religioni moderne, e sfortunatamente il cattolicesimo non fa eccezione, difficilmente parlano di impurità, ma il concetto non è sparito, si è semplicemente evoluto oppure spostato.
La grande questione cristiana e Cattolica sull'impurità riguarda, ad esempio, tutta la sfera del sesso. È il grande tabù da cui non riusciamo a emanciparci e su cui siamo, come cristiani e come cultura laica, letteralmente ossessionati.
L'ossessione è così profonda che una grossa fetta della teologia morale si è orientata e sviluppata solo su quello.
Questa ossessione ci ha portato a considerare come impuri, almeno a livello ecclesiale, tutti coloro che non rientrano nel nostro schema religioso sul sesso: conviventi, divorziati risposati, gay, lesbiche, transessuali, bisessuali, poliamorosi, i rapporti fuori dal matrimonio, ecc… Abbiamo creato dei nuovi lebbrosi perché abbiamo nuovamente confuso i piani tra “peccato” e “peccatore”.
Gesù purifica il peccato e salva il peccatore… la conversione è una questione tra Gesù e la persona, NON RIGUARDA nessun altro! Neppure la chiesa stessa!
Dobbiamo dirci esplicitamente che l'atteggiamento giudicante è ancora troppo presente tra noi cattolici e soprattutto tra quelli che definisco “i cattotalebani”.
Zeloti zelanti, ma sempre solo con gli altri…
Non è lo stile di Gesù.
È tempo di ripartire dal concetto di “sospensione del giudizio” con l'obbiettivo di imparare a non giudicare nessuno, neppure noi stessi.
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