X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno B
- Gabriele Semeraro
- 8 giu 2024
- Tempo di lettura: 3 min

La liturgia di oggi ci chiede di riflettere da un lato Sul mistero del nostro male e dall'altro sul grande bene che è stato posto, attraverso Cristo, nelle nostre mani e nelle nostre vite.
Il vero peccato di Adamo ed Eva non è l’aver trasgredito un comandamento di Dio, ma bensì non essersi assunti la piena responsabilità del gesto.
Potremmo analizzare per ore questo brano e troveremmo mille altri spunti.
C'è una nostra fragilità che è oggettiva e che va dall'esperienza del peccato all'esperienza della morte, ma c'è una possibile presa di responsabilità da parte nostra ed è quello che ci viene chiesto.
Passando al Vangelo abbiamo udito questa vicenda di Gesù molto particolare.
Il primo dato che emerge è l'incomprensione da parte dei familiari di Gesù e da Coloro che sono intorno a Gesù.
I parenti lo credono pazzo a causa del fatto che non riesce a frenarsi, neanche per mangiare, pur di guarire e liberare le persone.
Gli scribi lo credono indemoniato e non riescono a riconoscere il dito di Dio in quell'uomo.
Entrambe le posizioni sono un'altra immagine del peccato Originale.
È interessante però che in tutto il racconto Ci sono due frasi inserite che ci dicono Molto su Dio e sull'uomo.
“tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno, ma chi avrà bestemmiato contro lo spirito santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna”.
Tutti i peccati saranno perdonati dice Gesù. Tutti! In Gesù non c'è desiderio di condanna eterna per nessuno, ma deve ammettere che c'è una colpa imperdonabile e cioè quella contro lo Spirito Santo.
Si sono fatti i fiumi di parole su questo presunto Peccato contro lo spirito e si è detto di tutto, ma il testo è molto chiaro perché dice “poiché dicevano è posseduto da uno spirito impuro”.
Il peccato contro lo Spirito è quel peccato che vede il male anche dove c'è il bene. È la attribuire un'azione di grazia di Dio al diavolo.
Insomma e non saper valorizzare il bene che c'è ovunque e che è dono di grazia.
“Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”
Questa frase ancor di più manifesta l'atteggiamento di chi si dice amico di Cristo. Chi fa la volontà di Dio è parente di Dio. Non sono le preghiere, non sono le messe, non sono le teologie, non sono le intenzioni e non sono i nostri pensieri a renderci parenti di Dio bensì le nostre azioni.
Capiamo bene come, rivedendo la nostra vita alla luce delle letture di oggi, ne esce non solo un modo di essere discepoli bensì uno strumento importante per valutare la nostra vita e convertirci.
Non sta a noi giudicare le vite degli altri, ma sta a noi valorizzare il bene che ne emerge.
Nel mese del Sacro Cuore è importante tornare al cuore dell'esperienza evangelica e imparare a fare la volontà di Dio attraverso sguardi e azioni di benevolenza.
Voglio provare a valorizzare una cosa che da noi è poco conosciuta eppure possiede storicamente questo spirito di accoglienza, di benevolenza e di bellezza…
Nella tradizione recente laica il mese di giugno è dedicato al Pride.
Il Pride nasce da una tragedia americana in cui tante persone furono uccise a causa della loro vita e di quello che erano. Valorizzare il bene vuol dire vedere che in quella manifestazione così colorata, carnevalesca, irriverente e forse che tocca alcuni eccessi… vedere invece un'esperienza di bene e di promozione di uno sguardo sulla vita accogliente.
Le madri, i padri, i fratelli e le sorelle di Dio sono ovunque, anche in queste esperienze molto laiche e carnevalesche, che noi spesso giudichiamo e osteggiato.
Il nostro peccato originale è identico a quello dei progenitori! Non siamo capaci di assumerci la responsabilità del nostro male!
Il nostro peccato originale è identico a quello degli scribi! Non siamo capaci di accogliere e valorizzare il bene.
Il nostro peccato originale è come quello dei parenti di Gesù! Pensiamo di sapere chi è Dio e vogliamo dirgli noi come esserlo.
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