XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 17 giu 2023
- Tempo di lettura: 6 min

Le tre letture di oggi hanno un punto in comune: Dio si muove per primo e da l'esempio al suo popolo. È Dio che libera il suo popolo dalla schiavitù in Egitto e si fa vicino al popolo, è Dio che in Cristo muore per gli empi e si muove per primo, è Gesù che per primo prova compassione e si muove verso questa gente smarrita.
La fede non è fatta di teoria, di parole, ma di un'azione concreta a cui sono seguite le parole. Gesù viene nel mondo perché ha compassione del mondo cioè il suo cuore si unisce al cuore di coloro che sono più lontani. C'è un mandato fondamentale che è l'essere un popolo sacerdotale.
Dobbiamo stare attenti a non ricadere nell'errore di un certo giudaismo che ha inteso la categoria "popolo sacerdotale" come una categoria escludente.
Essere popolo sacerdotale vuol dire mettersi al servizio degli altri, interagire con gli altri, muoversi per gli altri.
La tentazione esclusivista nella chiesa è sempre stata presente, ieri come oggi.
L'idea di portare Cristo agli altri si è trasformata in un'idea da comizio politico-religioso, si è trasformata in un pregare contro qualcuno o perché qualcuno, a tutti i costi, la pensi come noi, spesso questa modalità esclusivista è violenta nel modo di esprimersi, spesso fa riferimento alla dannazione per fomentare le paure, spesso si lega a forme religiose spiritualiggianti e al mondo della mistica becera e facilona, spesso si lega a movimenti e realtà miracolistiche.
Dio prima agisce e poi spiega, prima ama e poi parla, prima ti libera e poi ti educa, prima ti accoglie per quello che sei e poi fa un cammino con te.
Quindi non dobbiamo confondere il Vangelo di oggi pensando che parli dei preti. Sta parlando al popolo sacerdotale che siete, siamo, noi.
All'interno del Popolo sacerdotale ci sono delle figure, i presbiteri e i vescovi, che hanno una funzione specifica e che vivono un aspetto specifico del battesimo. Ecco perché la responsabilità della chiesa, seppure in modalità differenti, l'abbiamo tutti. Ecco perché la responsabilità di portare il Vangelo, seppur in modalità differenti, l'abbiamo tutti.
Bisogna un po' uscire da questa mentalità pretocentrica e passare alla modalità della corresponsabilità dei figli e delle figlie di Dio.
Se è vero che per ora nella chiesa il presbitero è caricato di molte responsabilità a livello civile, ecclesiale, economica, politica, sociale, penale, ecc…
Se è vero che dal prete ci si aspetta che sia un amico, un pastore, uno psicologo, un imprenditore, un esperto di belle arti, il custode del sacro… Insomma un tuttologo!
In realtà è nettamente più vero che tutti dobbiamo cominciare a fare la nostra parte perché tutti siamo popolo sacerdotale.
A volte sento dire da alcune persone a cui ricordo che come cristiani hanno la responsabilità della carità verso i poveri, carità che non è dare la moneta, ma è una carità che si esprime attraverso relazioni con i poveri, ecco da queste persone mi sento dire che tanto c'è Caritas. Col cavolo!
È troppo comodo! E non è cristiano! Dio ha compassione di noi e ci chiede di avere compassione gli uni per gli altri… concretamente e in prima persona!
Non a me che sono prete, ma a tutti noi.
Dobbiamo tornare a essere significativi dal punto di vista della carità e del bene a partire dalle nostre famiglie. Nella vita ho incontrato tante persone cristiane zelanti che passano le domeniche in chiesa, ma poi nelle relazioni familiari non solo semplicemente pessimi… molto peggio…
Vivere la carità, vivere l'amore, non si vive a parole, ma con i fatti.
Gesù sceglie alcune persone che sono gli apostoli per un ruolo ben preciso e tra questi sceglie anche Giuda Iscariota. Gesù ha uno sguardo amoroso di benevolenza anche su Giuda che è un ladro e gli dà fiducia come guida dei suoi fratelli. Gli apostoli sceglieranno altri collaboratori che oggi chiamiamo presbiteri e diaconi. Sia gli apostoli, sia i presbiteri e sia ai diaconi hanno, nella Sacra Scrittura, dei collaboratori alla pari all'interno della Chiesa che sono laici. Spesso gli apostoli arrivano in posti già evangelizzati dai laici.
I nuovi popoli venivano evangelizzati prima con le azioni di carità e di amore dei laici e poi con la Parola di Dio.
Gesù non dice agli apostoli di andare a predicare e di creare delle comunità che si riuniscano con regolarità, ma il primo mandato che Gesù dà agli apostoli è questo "Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, resuscitati i morti, purificati lebbrosi, scacciati i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".
Questo mandato è per noi, per tutti noi, non per i preti.
Tante volte tra noi preti e tra i laici ci diciamo che noi non possiamo salvare il mondo e che mica siamo Gesù… non facciamo miracoli. Ma voi credete veramente che Gesù ci chiede letteralmente di fare miracoli miracolistici? Prendiamo ad esempio quello che dice Gesù oggi:
Guarite gli infermi. Chi è infermo, malato, deve andare dal medico, ma per noi curare gli infermi significa entrare in relazione con i nostri malati, accogliere le loro ferite spirituali e psicologiche. Guarire i malati vuol dire farsi carico nella vita e nella preghiera della loro sofferenza. Sognifica con le mani provare a provvedere a qualcuna delle loro esigenze. Questo è guarire i malati.
Risuscitare i morti. Nessuno di noi può far risuscitare i morti, ma possiamo far risuscitare molti con la nostra vicinanza e con il nostro ascolto. Quanti sono vivi e vivono come se fossero già morti? Quanta gente non ha più niente da perdere nella vita? Io penso ad alcuni ragazzi a scuola che fanno cose terribili perché nella vita non hanno più niente da perdere se non la vita. Gente che è viva, ma è già morta dentro. Quanti sono morti dentro a causa della depressione spirituale e psicologica? Certamente non ci possiamo sostituire la psicologi e psichiatri, ma possiamo essere persone di ascolto che avendo Gesù nel cuore risuscitano i fratelli e le sorelle con le loro azioni;
Purificare lebbrosi. Quante persone vengono considerate come lebbrosi nel nostro tempo e quanti vengono discriminati perché portatori di altri valori? Gli immigrati, i profughi, i disagiati, i vegani, le persone del sud, chi aderisce ad alcune filosofie spirituali, i malati di AIDS, ecc… in alcune chiese si discrimina ancora i divorziati, gli omosessuali e la comunità lgbtqia+, si discrimina chi ha cambiato la propria scelta di vita e ad esempio è passato dall'essere sacerdote all'essere laico, i giovani che non praticano e che spesso vivono per strada, ecc…
Purificare lebbrosi vuol dire purificarsi prima di tutto nel proprio cuore e non considerare gli altri come lebbrosi.
Scacciare i demoni. La nostra società è piena di demoni e anche noi anche siamo pieni nel cuore. Il demone della paura di ciò che non si conosce, l'instabilità economica, il pregiudizio, i demoni della violenza religiosa, la guerra, la violenza psicologica, la misoginia, l'omobitransfobia, ecc… per questi demoni non c'è bisogno di essere esorcisti, ma bisogna iniziare a cacciarli nel nome di Gesù dal proprio cuore. Tutti si è profondamente amati da Gesù e noi suoi discepoli siamo chiamati ad amare con la medesima profondità.
Oggi il vero miracolo che possiamo compiere è essere cristiani non da panca, ma della vita.
I miracoli possiamo farli, eccome! Essere genitore che lavorano come matti per mantenere la propria famiglia, non far mancare economicamente nulla ai propri figli, ma avere ancora il tempo di abbracciarli e di prenderli a sberle. Essere genitori che in tutto questo scelgono che i propri figli faranno religione a scuola e che andranno a catechismo. Essere genitori che nonostante tutto scelgono di andare a messa coi propri figli.
Essere genitori che nonostante le difficoltà economiche, fanno vedere ai figli che si può vivere la carità con un gesto semplice e concreto.
Essere noi persone che nonostante le difficoltà riescono ancora a sorridere, nonostante le fatiche nazionali riusciamo ad essere accoglienti, essere persone che vedono ancora la bellezza nel mondo.
Questi e tanti altri sono i miracoli che possiamo fare nel nome di Gesù. Oltretutto la concretezza ci libera dalle manie mistiche, da quella religiosità demoniaca che ci porta a credere che si è buoni cristiani perché viene messa e si prega, ma ci fa dimenticare di vivere con gentilezza e altruismo.
"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".
La gratuità è fondamentale perché la gratuità è segno distintivo di un amore concreto.
Un gesto concreto di amore gratuito non chiede nessun genere di contraccambio anche se non ci esula dalla legalità, dalla gratitudine e dall'educazione.
Quando si parla di carità in fondo si sta parlando della gratuità di un dono immeritato.
Dio a noi ci ha dato un dono che non meritavamo e ci chiede di fare lo stesso, in tanti modi diversi, con gli altri.
La frase più lontana da questa logica è: io aiuto solo chi se lo merita. Noi non ci meritiamo nulla da Dio, ma lui ci offre tutto.
L'amore è sempre concreto e gratuito altrimenti non è amore e non viene da Dio.
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