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XII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Anno B

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 22 giu 2024
  • Tempo di lettura: 4 min

La Parola di Dio di questa domenica porta due messaggi che dovrebbero in qualche modo darci pace.

  1. Dio è Dio e noi siamo noi. Lasciamo a Dio il suo ruolo;

  2. Perché continuiamo ad avere paura, ad affannarci e a perdere la pace se siamo nelle mani di Dio?

Il libro di Giobbe è un libro complesso che incontra da un lato la filosofia greca e dall'altro incontra la teologia ebraica. Giobbe discute con Dio e Dio cerca questa discussione, ma a un certo punto Giobbe ha bisogno di capire alcune cose. Dio desidera far capire a Giobbe, che al di là della grande fiducia nel Signore, che resta comunque una distanza invalicabile tra Dio e l'uomo… dove per l'appunto Dio è Dio e l'uomo resta una creatura, per quanto nobile, ma una creatura.

Troviamo nel Vangelo un'immagine che, in fondo, dice esattamente la stessa cosa.

Gli apostoli sono con Gesù, hanno già visto miracoli e segni, dovrebbero quindi aver capito che non c'è nulla da temere quando si è con il Signore. 

I discepoli hanno fatto esperienza di un'umanità diversa stando con Gesù, ma sono ancora imprigionati in quell'umanità vecchia che non si fida di Dio.

Se, per noi, Gesù è una persona realmente esistita allora possiamo comprendere la grandezza del segno che compie. 

Prendete una barca e provate a uscire sul fiume, su un lago oppure in mare mentre il tempo è brutto. Provate a urlare, come fa Gesù, alle intemperie “taci, calmati”.

Secondo voi cosa succede? Niente!

Gesù fa quel gesto così poco umano, ma lo fa col suo corpo e la sua voce, per far comprendere ai discepoli e a noi qualcosa di importante: 

  1. se ci fidiamo di lui nulla ci può fare del male.

  2. Lui è veramente Dio.

Non vorrei essere frainteso pertanto ripeterò quello che dico spesso nelle mie comunità… essere cristiani non ci preserva dalla guerra, dalla morte, dalla malattia, dalle disgrazie, da ogni sorta di male. La logica di Dio mostrata da Gesù è una logica molto diversa.

Noi cristiani abbiamo le stesse situazioni che hanno i pagani, che hanno i musulmani, che hanno i buddisti e che hanno gli atei: punto.

La differenza è che noi sappiamo che si può attraversare tutto questo sapendo che Cristo è accanto a noi, sapendo che lui ha attraversato quel male in modo umano e ci ha mostrato come superarlo noi in modo umano… non evitando le difficoltà e i dolori, ma attraversandoli da adulti che si fidano del loro creatore e del loro amico.

Giustamente Paolo dice “non guardiamo più nessuno alla maniera umana, se anche abbiamo conosciuto Cristo nella maniera umana, ora non lo conosciamo più così”.

La domanda sorge spontanea: noi come guardiamo al mondo, alle altre persone e a Cristo? Con lo sguardo imparato da Cristo oppure con lo sguardo dell'uomo vecchio.

C'è un dominio di Dio su di noi, ma è un dominio che passa attraverso una relazione umana con Cristo e questo ci investe di una responsabilità maggiore rispetto agli altri che sono fuori dalla chiesa.

Parlando con un mio scout mi sono sentito dire ”è bello il Gesù che mi annunci, ma è un po' una fregatura su tutti i fronti”.

Concordo con lui! Se guardiamo attraverso una logica umana, non ancora evangelizzata, essere cristiani è una fregatura perché abbiamo una responsabilità maggiore rispetto al creato, rispetto alle persone che incontriamo, rispetto alla Geopolitica e rispetto a qualunque cosa. 

Se entriamo nella logica di Cristo invece è una cosa grandiosa.

Va bene… non siamo preservati dal male, abbiamo responsabilità e siamo chiamati a faticare per portare una novità a tutti, ma non siamo soggetti passivi e non subiamo più le cose come gli altri.

Santa Teresa di Gesù Bambino si immaginava sulla barca con Gesù bambino e si immaginava come la sua pallina. La barca sbanda, trema ed è immersa nella tempesta, ma Gesù dorme nella sua culla mentre la pallina sbatte da una parte dall'altra.

Noi non siamo giocattolo di Gesù, ma è vero che siamo spesso simili a quella pallina e spesso ci sentiamo perduti proprio perché non abbiamo la capacità di controllare tutto.

Gesù dorme non perché si è dimenticato di noi, ma perché non c'è pericolo per noi.

Oggi capita spesso di sentire cristiani che urlano alla fine del mondo e che seguono qualunque sorta di apparizione catastrofista, si sente di cristiani che urlano perennemente allo scandalo perché la società non è più formalmente cristiana, ci sono persone che si agitano e tormentano gli altri su tutta una serie di questioni etico-morali che neppure capiscono.

Perché tutto questo? Perché non ci fidiamo di Dio e non ci fidiamo che lui può emergere ovunque.

Non sto invitando alla passività bensì alla fiducia.

Noi che ci agitiamo tanto per ogni cosa e per ogni cambiamento, fuori e dentro la Chiesa, dobbiamo ricordarci che Dio attraverso la storia ci condurrà dove vuole, quando vuole e nella modalità che vuole lui.

Gesù dice a noi oggi “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”.

 
 
 

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