XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO A
- Gabriele Semeraro
- 1 lug 2023
- Tempo di lettura: 5 min

Sappiamo bene che la nostra vita spesso vive di dinamiche che presuppongono il dare e l'avere.
La parola di oggi ci vuole liberare dalla mercificazione del dono di Dio, dal soppesare le cose nella nostra vita e dalla falsa illusione che tutto sia comprabile o vendibile.
Eliseo è grato a questa famiglia per un atto di carità che gli è stata fatta in quanto profeta del Signore. Non ha grosse risorse, ma vuole dargli una ricompensa perché sa che quel gesto d'amore non è un gesto né dovuto né scontato.
Il profeta vuole ricompensare questa famiglia, ma non sa come e così si consiglia con il suo servitore.
Il servitore gli fa notare qualcosa di sproporzionato e cioè che questa donna anziana non ha figli. Eliseo promette nel nome del Signore una discendenza: la coppia gli ha preparato un alloggio e lui promette una discendenza.
Gesù non nega che esista una ricompensa per le proprie azioni, già qui su questa terra, ma vuole formare i suoi discepoli non solo alla gratuità, ma anche a scegliere ciò che è veramente importante.
Il Vangelo di oggi è stato spesso manipolato da frati, sacerdoti e suore senza scrupoli i quali pur di giustificare alcune forme hanno fatto violenza a questa pagina del Vangelo e alle persone che si approcciavano a una forma di vita consacrata. Ricordo alcuni formatori i quali sostenevano che bisognava tagliare i rapporti con la propria famiglia per poter essere liberi di mettersi al servizio del Vangelo, ricordo sacerdoti che alle nuove coppie proponevano di tagliare i rapporti con alcune famiglie d'origine perché scomode con la scusa di questo Vangelo. Voi credete veramente che Gesù sia così disumano? Che stia chiedendo questo cioè di tagliare i ponti con la propria famiglia o di non amarla?
Il discorso di Gesù è molto più complesso di questo e non ci sta chiedendo questa cosa! Il brano va letto nel suo insieme e non si può prendere solo una parte ed esasperarla.
Gesù in questo brano sta parlando di libertà, sta parlando di amore e sta parlando di ricompensa nell'amore.
Io amo immensamente la mia famiglia e mi farei strappare la pelle per i miei genitori, ma non mi lascio imprigionare dal rapporto con loro, anzi… l'amore che provo per i miei genitori e per mio fratello e mia sorella mi aprono alla capacità di un amore più grande.
Chi si lascia imprigionare in una logica di amore possessivo smette di amare Gesù e smette di amarlo anche nei propri genitori.
Stessa cosa chi ama i propri figli in modo possessivo e non è in grado di accompagnarli su una via di libertà si trova in una condizione non di amore, ma di possesso.
In questo brano di Vangelo c'è il ribaltamento della logica comune e un'umanità profondissima emerge… non c'è nulla di disumano in questo Vangelo a differenza di certi commentatori che hanno preso questa parola e l'hanno calpestata per i loro meschini fini.
La logica è detta chiaramente quando Gesù dice "Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato".
Quando spesso nelle omelie parlo della presenza reale di Gesù negli altri mi riferisco proprio a questa dinamica.
Se si accoglie un inviato del Signore solo come parte di una struttura allora si avrà la ricompensa "della struttura"… Gesù stesso dice che accoglie un profeta in quanto tale avrà la ricompensa del Profeta.
Chi accoglie un giusto come tale avrà la sua ricompensa.
Gesù in qualche modo sta dicendo che c'è sempre una conseguenza alle nostre azioni, ai nostri occhi interiori, ai nostri sguardi e alle nostre intenzioni. La conseguenza dell'amore è la ricompensa che è qualcosa di buono che ci appaga.
Allora dobbiamo guardare proprio all'ultima parte di questo Vangelo di oggi perché ci spiega molto chiaramente a che cosa dobbiamo guardare "chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
Perché facciamo le cose? Per chi e per cosa viviamo?
Vedete a volte noi sacerdoti veniamo accusati di fare partitica, ma se uno guarda attentamente al Vangelo il più delle volte proviamo a fare politica in senso nobile, in senso cristiano…
Se meditassimo a fondo la parola di oggi allora dovremmo avere il cuore lacerato dal dolore di tanti che non sono accolti a cominciare dal nostro interno.
Non parlo del mondo, ma del nostro interno e delle nostre comunità. Gesù non dice che riceveremo la ricompensa se, genericamente, trattiamo bene le persone… non dice che riceveremo la ricompensa se riusciremo a convincere tutti ad aderire alle nostre regole e alla nostra morale… non dice neppure che nella chiesa la si debba pensare tutti allo stesso modo, ma dice "chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo".
Vediamo come le cose cambiano? Il metro di misura non è la morale, ma l'altro in quanto discepolo.
Certo che siamo chiamati ad amare tutti, certo che ci vuole libertà e gratuità, ma cominciava a guardare gli altri come fratelli e discepoli come noi.
Gesù non parla di dottrina, non parla di regole, non dice che dobbiamo fare nulla di straordinario, ma che basta un bicchiere d'acqua cioè che facciamo qualcosa di concreto.
Questo non riguarda la partitica! Riguarda l'umanità!
Riguarda tanto quei poveri disgraziati che muoiono in mare tentando di venire in Europa quanto quel fratello nascosto nella chiesa in Italia il quale non arriva a fine mese, riguarda tanto quel ricco imprenditore che abita a New York quanto ciascuno di noi.
È una questione di umanità e di cristianità, non di bassa partitica.
Vedete a volte alcuni di noi, io sicuramente, veniamo accusati di fare partitica in chiesa perché parliamo di tematiche delicate, veniamo accusati di fare per propaganda ideologica perché parliamo di accoglienza e inclusione di chiunque a prescindere dalla propia condizione personale e affettiva, alcuni di noi vengono accusati di ideologia perché dicono apertamente che certe realtà nella chiesa o che si fregiano di "essere nella chiesa" non sono buone… Se dovessimo tacere per avere la ricompensa di costoro vivremo sicuramente meglio, ma non potremmo ricevere la nostra vera ricompensa.
La ricompensa di chi da un bicchiere d'acqua a un piccolo è aver dato un bicchiere d'acqua al piccolo, la ricompensa di chi accoglie è essere accolto… è l'accoglienza stessa.
Ecco perché Gesù un giorno disse "nessuno ha un amore più grande di questo: a dare la vita per i propri amici".
In qualche modo la prima ricompensa è già nell'atto che si sta compiendo per l'altro che è discepolo, per l'altro che è abitato da Gesù e quindi dall'intera Trinità.
Impariamo ad essere liberi nel bene liberi nelle azioni buone, liberi di dissentire anche con l'istituzione (ecclesiale o civile) quando questa diviene disumana e non inclusiva.
Più l'amore Sarà concreto, Libero e gratuito più sarà concreta la nostra ricompensa e sarà fatta di quello stesso amore che avremo esercitato gli uni per gli altri.
Quando ci accuseranno di fare politica perché semplicemente stiamo ribadendo un messaggio del Vangelo… non prendiamocela a male, ma Vediamola come una conferma di essere sul sentiero giusto.
Per chi non vuole vivere la logica radicale dell'amore è sempre scomodo avere davanti che ci prova e quindi la dinamica è quella di accusare l'altro di non essere ortodosso, politicamente corretto e fuori dalla dottrina… noi non curiamoci di queste accuse, ma continuiamo a vivere nell'amore concreto, reale e accogliente.
Ciascuno raccoglierà la propria ricompensa.
Concludo con una frase che amo molto di San Giovanni della Croce dottore della Chiesa il quale ai suoi frati diceva "dove non c'è amore metti amore e troverai amore".
Proviamo a vivere in questo modo mettendo amore e gentilezza là dove non ne vediamo… cominciamo dal nostro cuore, arriviamo alle nostre mani per inondare il mondo.
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