XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B
- Gabriele Semeraro
- 29 giu 2024
- Tempo di lettura: 3 min

Se mettiamo in relazione le letture di oggi ci accorgiamo che emergono 2 livelli:
Dio vuole la vita, Dio vuole la nostra salute e felicità;
Noi facciamo esattamente l'esperienza opposta.
Dobbiamo stare attenti al modo in cui leggiamo e ascoltiamo la Parola di oggi perché il rischio è quello di restare confusi e scandalizzati.
Tutto ci dice che il creatore vuole la vita: i nostri desideri, le nostre paure e la lotta biologica per sopravvivere di ogni creatura esistente.
Tutto ci dice anche il contrario: la malattia, la morte e la lotta violenta delle creature per sopravvivere anche a scapito degli altri.
La Scrittura probabilmente ci sta dicendo qualcosa di più su noi stessi e su Dio.
La vita non è semplicemente una questione biologica, ma è molto di più.
Quante persone sopravvivono, ma non vivono veramente soprattutto tra coloro che sono in salute?
Alcuni di noi sono come la donna del Vangelo che sopravvivere alla vita, ma non può esprimerla: trattata da inferiore perché donna, esclusa perché religiosamente impura a causa delle perdite di sangue e rassegnata a spendere tutte le risorse nella speranza di una guarigione improbabile.
Alcuni di noi sono così senza essere neppure malati nel corpo…
Il vuoto dentro, sempre in ricerca di soluzioni facili e a buon mercato (anche spiritualmente), ci si accontenta di forme devozionali appaganti un po’ vuote, ci si rifugia nel sacro con lo stesso atteggiamento con cui si andrebbe da una cartomante o un mago, incapaci di vivere donandosi, ecc…
Per la donna tutto cambia quando decide di uscire da se stessa permettendo alla vita di esondare da Dio senza che quasi Lui se ne accorga.
L'uscire da sé e amare permette la resurrezione, la vita.
Quante volte sento dire “perché dovrei essere grato/a a Dio? Di cosa?”
È la disperazione di un'umanità che guarda a Dio come a colui che deve risolvere tutti i nostri problemi biologici, fisici, conflittuali, emotivi e ogni male immanente nella nostra vita.
Gesù mai dice che ci guarirà da tutto e per magia ci risolverà i problemi!
I rari miracoli e guarigioni che fa, nella scrittura come oggi, sono segni e come tali vanno visti.
Segni di cosa? Di qualcosa di più vero: Dio può tutto, ma non si sostituirà a noi! Mai!
La vita di Dio è a disposizione nostra anche al di là di qualunque evidenza.
I segni che Gesù compie servono per ricordarci di vivere e di aggrapparci alla sua vita a prescindere da qualunque nostro stato di vita ci troviamo.
Il vero miracolo della donna è che riesce ancora a fidarsi di qualcuno. Il vero miracolo della bambina è che i genitori riescono ad avere fiducia nella vita anche al di là della morte.
L'esito di questa fiducia non sarà sempre la guarigione e non sarà la rivitalizzazione del corpo, ma certamente sarà una aggrapparsi con forza a qualcosa di più grande che è Dio.
Nel momento in cui la donna ha il coraggio di uscire da se stessa e toccare Gesù, nel momento in cui il padre della bambina riesce a uscire dal proprio dolore, proprio in quel momento avviene la vita per tutti.
Non dobbiamo dimenticare le nostre fatiche e dolori, ma non possiamo lasciarci imprigionare da essi.
Vangelo di oggi ci dice che la fede può suscitare grandi cambiamenti anche al di là della volontà personale di Dio. Quando Gesù in un altro Vangelo dice “voi farete cose più grandi di me”, si riferisce proprio a questa dinamica.
La donna malata del Vangelo è una persona che ha perso quella somiglianza profonda con Dio, ma attraverso la fede, un atto di fiducia, torna ad avere quell'immagine che Dio aveva impresso nella creazione nel cuore di ogni essere umano.
Questo avviene al di là della volontà esplicita di Dio perché c'è una volontà implicita in Dio che si chiama vita e si chiama amore.
La conseguenza concreta è quella di diventare persone capaci di uscire da se stesse, capaci di fidarci (di chi abbiamo davanti e di Dio) e capaci di diventare veri/e discepoli/e.
Non sempre nella vita possiamo avere il controllo delle cose, belle o brutte, che ci accadono. Possiamo scegliere di attraversarle da veri esseri umani come Gesù oppure possiamo scegliere di fare i bimbi capricciosi: in questo caso saremo infelici, frustrati e incapaci di assumere le nostre responsabilità rispetto alla realtà della vita.
Per citare un'altra volta Don Tonino Bello “il signore e problemi non te li risolve bensì te li devi risolvere da solo, ma ti da il senso del tuo andare avanti e indietro, al tuo cadere e rialzarti. Da senso”.
Noi abbiamo bisogno di tornare a dare senso alle cose e abbiamo bisogno di concretezza nell'amore.
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