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XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 25 giu 2022
  • Tempo di lettura: 3 min



In cosa consiste la sequela cristiana? Che radicalità richiede?

La logica della fede mondana ci fa dire che o si è con noi o contro… la logica della forza e della violenza ci sembra vincente!

"Essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò".

La logica della violenza religiosa è molto radicata in noi e spesso emerge in forme più pulite e apparentemente legittime rispetto a quella che abbiamo udito oggi, ma Gesù la condanna ugualmente…

Mi viene in mente la violenza e l'ipocrisia di alcune frange del Family Day o di alcuni movimenti "pro-vita".

Gesù va dritto per la sua strada e non incenerisce nessuno, non condanna a morte nessuno!

Quale zelo e radicalità ci è chiesta? In che forma?

Eliseo diviene discepolo di Elia in modo imprevisto. Cosa fa? Prende tutto quel che possiede per vivere e mantenersi, buoi e strumenti di lavoro, e li distrugge.

Si libere non di chi lo ama, ma si libera di tutto ciò che gli da una sicurezza "economica" per vivere a favore di Dio.

Ai discepoli di Gesù è chiesta la stessa radicalità.

"Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo»"

Per seguire il Signore, in qualunque stato di vita ci troviamo, comporta l'essere liberi da cose e situazioni. Potrebbe capitare di tutto nella nostra vita e potremmo trovarci in situazioni spiacevoli… chi è il nostro riposo? Chi è la mia forza?

"A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio»".

Seguire il maestro non è facile… lui non ci chiede di tagliare i ponti con la nostra realtà familiare e la nostra storia, ma di non lasciarci imprigionare da essa!

La nostra storia deve renderci liberi per il Vangelo e non catena che ci impedisce di vivere.

"Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio»".

Scegliere Gesù richiede perseveranza e dedizione.

Ti sei sposato/a, sei single, sei prete, sei religioso/a? Il Vangelo ti vuole libero/a.

Alcuni hanno manipolato questo passo del Vangelo e lo hanno utilizzato per "violentare" psico affettivamente i candidati al sacerdozio, alla vita consacrata e al matrimonio.

Gesù non vuole che tagliamo i rapporti con la famiglia, ma che una volta scelto lui si viva bene senza tentennamenti e rimorsi. Figli della propria storia, ma liberi di donarsi per il regno di Dio.

Attenzione perché non sto dicendo che allora non si possa contemplare il fallimento oppure che non si possa sbagliare direzione… La questione è radicarsi in lui a prescindere da qualunque esito e fallimento, a prescindere da qualunque vittoria e successo, anche familiare, anche professionale, anche vocazionale.

A volte il cammino della vita ci conduce verso il calvario e la croce esattamente come in questo brano, ma Gesù va deciso verso la volontà del Padre.

Noi evidentemente non siamo Gesù! Non avendo il dono dell'infallibilità e dell'impeccabilità, l'unica cosa che possiamo fare è andare avanti nonostante gli esiti spesso fallimentari e negativi delle nostre decisioni, della nostra vita e delle nostre scelte… fidandoci di Gesù.

La parola di oggi potrebbe abbatterci notevolmente perché, potrebbe sembrarci ad una lettura superficiale, una parola dura e disumana.

Invece abbiamo scoperto semplicemente che ci chiede di essere radicali, amorevoli e decisi della nostra vita, non in modo disumano, ma rispettando la nostra umanità.

Liberi per il servizio ai fratelli e sorelle, dai/dalle più vicini/e ai/alle più lontani/e.


 
 
 

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