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XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO C

  • Immagine del redattore: Gabriele Semeraro
    Gabriele Semeraro
  • 2 lug 2022
  • Tempo di lettura: 4 min


Non è facile commentare il Vangelo di oggi senza rischiare di dire delle ovvie banalità!

Gesù sceglie 72 discepoli da mandare davanti a sé per preparare il suo ingresso nelle varie città. Non desidero soffermarmi troppo sul significato numerico legato alla totalità dei popoli chiamati alla salvezza, ma voglio soffermarmi sull'essere inviati "due a due".

Spesso, negli ultimi anni, vescovi e superiori, hanno usato questa pagina per giustificare manie di presunta vita fraterna da imporre soprattutto ai preti.

Il problema è che questa parola non è stata pronunciata per obbligare i preti a vivere insieme, ma è stata detta a tutti.

Qual'è il significato profondo?

Noi battezzati e battezzate siamo inviati nel mondo a portare Gesù a tutti. Il Vangelo ci vuole segnalare che la fede non è mai una "questione privata", ma sempre collettiva.

Si annuncia Gesù con la propria vita, ma sempre con gli altri.

Ecco perché non si può essere cattolici senza la frequentazione della chiesa e della propria comunità. 

La collaborazione è il primo segno che siamo veri discepoli e discepole.

Noi siamo figli/e di una storia e di una chiesa fatta di campanilismi e dinamiche autoreferenziali… noi preti siamo spesso i peggiori in questo!

Da notare che da nessuna parte nel Vangelo troviamo che i 72 sono tutti amici o che vanno tutti sempre d'accordo… ma tutti sono discepoli e tutti sono in relazione con Gesù. 

Si collabora tra loro e ci si guarda con stima perché tutti/e discepoli/e.

Questo a molto da dire a noi credenti tutti e a noi preti.

Chi di noi ha scelto di essere testimone di Gesù, a prescindere dal proprio stato di vita, trova nel Vangelo un ottimo modello pastorale.

"In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”".

Spesso ho vissuto la bellezza di questa pagina… non è facile dipendere dagli altri, ma quanta gioia e quante occasioni di evangelizzazione!

Accettare che l'altro si prenda cura di te solo perché tu gli porti la bella notizia del Vangelo e la tua gentilezza… non è facile, ma è la base dei prodigi!

Quante guarigioni del cuore e delle comunità,  la generosità fiorisce e la gioia si allarga… nascono energie nuove!

Una vita autenticamente cristiana fa sì che si sia capaci di scacciare i demoni.

"Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome"

I demoni della depressione psicologica e spirituale, i demoni della maldicenza, dall'invidia, del bigottismo, della cattiveria, ecc… nel nome di Gesù si sottomettono e fuggono dalle comunità che realmente vivono la fede e la vivono insieme.

Ma cosa ci dice il Vangelo?

"Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli»".

Il male ha già perso davanti a Dio!

Cristo ha già vinto!

Noi spesso gioiamo dei nostri successi, delle processioni, delle feste, di aver fatto un buon servizio pastorale, delle buone azioni, ecc… Ma Gesù ci ricorda che la nostra gioia non sta e non deve stare negli esiti delle nostre scelte di vita e delle nostre azioni.

La gioia è che i nostri nomi sono scritti in cielo.

Che vuol dire? Che noi abbiamo già vinto con Gesù!

Nell'ottica ebraica il nome rappresenta l'intera identità della persona. Il mio nome è scritto in cielo? Vuol dire che la mia persona ha uno spazio suo lì! Ecco la gioia!

Io ho una casa già lì dove c'è il mio amico e salvatore Gesù! Io ho già vinto grazie a Cristo. 

Capiamo bene allora quanto sia fondamentale questo passaggio di Gesù. Il fatto che in quanto i suoi amici abbiamo i nostri nomi scritti in cielo corrisponde esattamente al fatto che la nostra identità è viva in eterno.

Ciò che il brano ci ricorda è che bisogna vivere da discepoli e discepole che annunciano, incontrano e provano ad amare.

Non ci è chiesto di essere amici tra noi, di andare sempre d'accordo o di pensarla tutti allo stesso modo, ma di avere uno sguardo di stima reciproca, di benevolenza, perché tutti siamo alla sequela di Gesù, tutti i suoi amici e fratelli/sorelle tra noi.

In quest'ottica tante manie affettive e religiose irrealizzabili divengono più semplici e snelle.

L'amore cristiano è un atto razionale che non ha a che fare direttamente con i cuoricini o con i sentimentalismi… Io scelgo l'altra persona perché come me discepola di Gesù.

Io sono gentile ed educato con l'altra persona perché figlia dello stesso Padre e discepola di Gesù.

Ecco… non ci si salva da soli, ma sempre con l'altro.

 
 
 

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